m’hai detto vieni a letto
m’hai detto che mi ami
m’hai detto che ti piacciono i miei due divani
quelli su cui vivo
dalla mattina alla sera
uno
alla notte
l’altro
ché i’ ho due divani
uno per dalla mattina alla sera
uno per alla notte
come il vasino
il vasino da notte
e comunque no, non ce l’ho il vasino da notte, ho il bagno
e no, non è sul ballatoio,
che poi ti dimentichi di spegnere la luce, uomo
la mia casa è tutta lì, due divani un tavolino basso
molto zen
dieci librerie
tutto molto zen
anche i vestiti li tengo in libreria
piegati infilati in verticale come fossero dei libri
m’ hai detto vieni a letto
(anche se non ce l’ho, ma dire vieni a divano fa brutto)
poi non me l’hai detto
più
anzi un giorno io cercavo le calze
e m’hai detto
ma che calze vuoi da me?
ma che calze vuoi da me?
ma che calze vuoi da me?
lo so
stavi citando una canzone dimenticata di riz samaritano
e su riz samaritano ti ho odiata
ti ho odiata molto
(avrei preferito tirarla fuori io per primo)
anzi ti odio
ti odio
ti odio così tanto che ogni volta che vedo l’asfalto penso alla cellulite sulle tue cosce
ti odio così tanto che se il mio odio per te avesse una massa
la terra sarebbe un buco nero e si risucchierebbe la galassia in un microsecondo
ti odio così tanto che i miei nipoti odieranno i tuoi nipoti
e adesso perché piangi adesso?
perché mi rovesci lo scaffale della narrativa americana e mutande magliette?
pensi di essere migliore di me perché a casa tua hai un armadio quattro stagioni?
dici che una volta mi amavi
dici che ti ho spezzato il cuore
perché, io invece una volta non ti amavo forse?
‘scolta, io ti amavo molto
ma tu adesso lascia stare il ripiano della superstizione e calze calzini
che poi non so rimettere in ordine i volumi di psicologia
machecalzevuoidame? machecalzevuoidame?
‘scolta, davvero pensi di avere il cuore più spezzato del mio?
’llora, se vogliamo far a gara ’ chi ha il cuore più straziato
beh, facciamo pure,
peró non mi va affatto di vincere