“me lo vedo dio, superindaffarato come solo lui sa essere, dio, che mentre tutt'il tempo sbircia il megaschermo al plasma su cui si fa proiettare a ciclo continuo Frantic di Roman Polanski”

cercate di piantarla

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

(Giuseppe Ungaretti, NATALE, Napoli il 26 dicembre 1916)

oggi tutt'il giorno, senza interruzioni e mal di testa

cado giù, di Samuele Bersani

cosa volete da me

voi sordi alla bellezza,
al richiamo
al rigurgito
al distrofico muggito della terra sott'ai piedi
          (vostri, mica miei)
cosa volete da me
volete il fegato, forse? (quell'è marcio)
volete i polmoni? (son bell'e andati)
volete li occhi, le orecchie, lo cuore? (quelli mi servono ancora)
vi ho guardati
chevvicredete
vi ho fissati tutto il santo giorno
ambulare, deambulare, scricciocchiare a destra e a sinistra per le vie del borgo
del centro della città del quartiere del marciapiede
volevo dire grazie alle puttane
grazie ai barboni dormienti per le strade
grazie ai semafori pieni di marocchini
grazie ai malati di aids sui cartoni per le vie del centro
(e lo so che ho perso il ritmo e la rima e le assonanze ma volevo ringraziare quelli lì senza starci troppo a pensare)
grazie ai musicisti agli scrittori ai pittori agli scultori a tutti quelli che hanno l'arte fin nelle scarpe nei calzini nelle mutande rotte nelle canottiere di cotone e non di lana col freddo che fa
grazie a tutti questi che c'entrano con l'arte perché grazie a loro io lo so adesso bene, lo so per bene, che c'è un modo per scavalcare l'esistenza, un modo per essere, un modo per fottersene dell'avere, ed è l'arte, e io mi chiamo arsenio, ma magari è solo un caso, ma non ci può essere un giorno brutto nella mia vita, perché c'è sempre l'arte, non quella messa da parte, ma quella che ti risuona nelle orecchie negli occhi nel cuore (sapete, quegli organi che mi servono ancora, mica a caso),
anche se non basta l'arte di tutto il nostro continente per dirvi bene l'emozione che adesso mi pervade e lo so che pervade è una parola orrenda, ma me ne veniva un'altra no, adesso, ché son tutto pervaso e io mica posso esser pervaso e scriver decente allo stesso tempo...

vi hanno detto che la verità sta negli interstizi
già, è un bel metodo per far in modo che nessuno ci vada a controllare
ma io ci son stato
negli interstizi, e ho scoperto di non esser il solo
eravam in pochi
ma buoni
buoni a nulla
eravamo solo tipi con poco da fare
perché lo so che voi invece avete da lavorare
da mantenere la famiglia
cosa volete che vi dica
bravi
io di per me ho da mantenere intatta una certa lucidità piccola e inferiore
ma negli interstizi ci son poi stato
e non ci ho trovato meraviglie
meno un bambino di sorriso

(ma io non sono ancora nel regno dei cieli
sono troppo invischiato nei vostri sfaceli)
(Giorgio Gaber, Io se fossi dio)

noi che si fa resistenza

a 'sta questione delle feste natalizie (anche se nessuno si ricorda poi mai di che si tratta), noi che ci s'interroga e ci si spella le mani a forza di dir di no, di dir che gli auguri ve li potete ficcare da qualche altra parte, noi che quelli che ci dicon buona giornata gli spareremmo col bazooka, noi rognosi tignosi pruriginosi accattoni scarsi d'igiene, finanche coglioni, noi s'approfitta (in 'sti po' di giorni che siete tutti belli sintonizzati sulla bontà d'animo) per mandarvi affanculo come si deve, come ci piace a noi, senza remore tremori trattori nella gola, affanculo per bene, un affanculo che ve lo ricordiate, si spera, per un bel pezzo. così. poi, noi che si fa resistenza, si cercherà di venirvi a trovare in quel posto, propio.
e state bene (se volete).

la musica è dolce

e il giorno è stato bello, il grigio del pomeriggio periferico e torinese è zucchero a velo
sui miei occhi e nelle mie narici. ha la consistenza del panettone la stanzetta da dove scrivo, non è caldissima, ma da sotto una coperta di lana è come un utero, e io mi ci ficco, tra un candito e l'altro, con la testa che m'è diventata d'ovatta, e i pensieri che vanno da soli, sotto certi fake plastic trees, e i visi di amici nuovi, fratelli, femmine, tutta gente che mi garba parecchio, intorno a me. l'emozione di tutto quello che non vi sto a dire (ma se foss'in voi sarei invidioso) continua nella sua opera di convincimento nei miei confronti, io che il mondo lo vedo messo male, io che il mondo mi fa parecchio venir da vomitare, io che dico che la speranza è un alibi, io credo oggi che il mondo sarà quello che noi vorremo. non ci saranno scuse, no surprises, nessun fraintendimento. faremo che impiantare sulla capoccia dei fantocci di potere l'antenna delle nostre voci benedette e gli abbracci, l'affetto, finanche l'amore che sappiamo trasgredire, irradierà le vostre menti i vostri cuori i vostri culi freddi, sarà il mondo che rivolteremo come un calzino e ci ficcheremo dentro le vostre miserie, le vostre povertà, le vostre piccole contabilità dei sentimenti. infine, constateremo che il vino n'è mai abbastanza, e via di nuovo verso il tramonto, della civiltà.

driiiin-straminch-driiiin

quel cazzo di telefono.
non so come, rispondo: "chi è?".
voce maschile asciutta e professionale: "salve! sono un operatore fastweb, volevo proporle un'interessantissima offerta per diventare nostro cliente..." e se ne parte con una pisciata di cazzate infinita lunga ottantanove secondi, prendi fiato ogni tanto sennò t'ammali, penso io, alla fine, porcocazzo, lo fermo brusco e un poco stronzo, e dico alla voce maschile asciutta e professionale: "guarda che stai chiamando un telefono fastweb. son già cliente."
perplessità dall'altra parte del voice-over-ip. "ah".
"eh".
"allora grazie". e riattacca rapido.
la perplessità, comunque, si continua a tagliare a fette.

tempo sette minuti risuona quel cazzo di telefono.
voce femminile asciutta e professionale, magari un poco d'accento sardo, però, boh, io con gli accenti son un po' imbranato (vero pros?).
però pure questa mi parte in quarta (perché cazzo continuo a rispondere al telefono mi chiedo) e per ottantanove secondi mi sciorina tutta una storia gratuita riguardo teleconomy, e io, timido come una marmotta, che cerco di interloquire, dicendo "scusi, posso interloquire", ma questa va a tutta manetta, è in modalità automatica, mica si ferma, manco m'ascolta, sarà che ho pure la lingua sull'impastato andante (niente... è solo gin col succo d'arancia), ma alla fine, per farla smettere 'sta poverina (spero glielo diano un fisso mensile, nonostante tutto), le rutto vorticosamente nel microfono del telefono e alzo a tutta palla quel moltheni che m'esce dalle casse. la poverina ha appena un sussulto, spegne l'automatico, finalmente, e dice: "mi deve dire qualcosa?". io prendo al volo l'occasione e le snocciolo "guardi-che-sta-chiamando-un-telefono-fastweb,-io-con-la-telecom-c'ho-più-niente-a-che-fare".
"ah."
perplessità.
"eh".
"allora grazie e buona giornata". clic.
ma quale buona giornata che son le 19.14?

v'avrei mai raccontato 'sta stronzata di storia, non fosse che è vera e la morale è sempre quella: il nostro mondo occidentale industrializzato terziario avanzato bombarolo e termonucleare n'èmmanco capaca di sincronizzare il database del servizio clienti con quello del marketing (o fors'è che la divisione marketing di telecom e fastweb pescano i dati dallo stesso grande marmittone di database...)

se passate da torino

alla fermata del 15-68-77 di corso belgio angolo corso tortona ci sta scritto: "berlusconi buffone di portata interplanetaria", componimento che io trovo di una bellezza gaudiosa.

il cielo è sempre più blu

chi vive in baracca, chi suda il salario, chi ama l'amore, eh, chi i sogni di gloria, chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria, chi mangia una volta, chi tira al bersaglio, chi vuole l'aumento, chi gioca a sanremo, chi porta gli occhiali, chi va sotto un treno, chi ama la zia, chi va a porta pia, chi trova scontato, chi come ha trovato, nannanananananananah, ma il cielo è sempre più blu, uh uh, uh uh.

chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo, chi gioca coi fili, chi ha fatto l'indiano, chi fa il contadino, chi spazza i cortili, chi ruba chi lotta chi ha fatto la spia, nannanananananananah, ma il cielo è sempre più blu, uh uh, uh uh.

chi è assunto alla zecca, chi ha fatto cilecca, chi ha crisi interiori, chi scava nei cuori, chi legge la mano, chi regna sovrano, chi suda, chi lotta, chi mangia una volta, chi gli manca la casa, chi vive da solo, chi prende assai poco, chi gioca col fuoco, chi vive in calabria, chi vive d'amore, chi ha fatto la guerra, chi prende il 60, chi arriva agli ottanta, chi muore al lavoro, nannanananananananah, ma il cielo è sempre più blu, uh uh, uh uh.

chi è assicurato, chi è stato multato, chi possiede ed è avuto, chi va in farmacia, chi è morto d'invidia o di gelosia, chi ha torto o ragione, chi è napoleone, chi grida al ladro, chi ha l'antifurto, chi ha fatto un bel quadro, chi scrive sui muri, chi reagisce d'istinto, chi ha perso chi ha vinto, chi mangia una volta, chi vuole l'aumento, chi cambia la barca felice e contento, chi come ha trovato, chi tutto sommato, chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo, chi parte per beirut e ha in tasca un miliardo, chi è stato multato, chi odia i terroni, chi canta prévert, chi copia baglioni, chi fa il contadino, chi ha fatto la spia, chi è morto d'invidia o di gelosia, chi legge la mano, chi vende amuleti, chi scrive poesie, chi tira le reti, chi mangia patate, chi beve un bicchiere, chi solo ogni tanto, chi tutte le sere, nannanananananananah, ma il cielo è sempre più blu, uh uh, uh uh.

chi vive col padre, chi fa la rapina, chi sposa la gina, chi ha rotto con tutti, chi vince a merano, chi cerca il petrolio, chi dipinge ad olio, chi chiede un lavoro... chi mangia patate, chi beve un bicchiere, chi fuma un toscano, chi vive cent'anni, chi ha seguito una strada, chi ha fatto carriera, chi perde la calma, chi non sembra più lui, chi lamenta un dolore, chi chiede un lavoro, chi torna sui passi, chi ha visto un assist,
chi ha preso un diretto, chi canta in falsetto...

(rino gaetano)

m'è diventato sempre più difficile

mantenere il controllo.

ma quale auditel, audiblog, audi A4

buttate quella televisione.

(vorrei che la presidenza del consiglio dei ministri della repubblica italiana si abituasse a barattare i televisori dei contribuenti con l'ultimo cd, pirata e no, di moltheni)

basta scriver a pezzi

è uno di quei momenti in cui attendo intrepido e sapido lo svenimento, il movimento di là da venire, incombente, il vomitare gli occhi dal bruciore, il cagare rapido e mollo, nero violaceo di vino marcio, e volerci dare dentro con qualcosa di più lungo, più duraturo, mettersi giù a scaldare il banco con la guancia segnata dal peso del cranio, fissare i tasti da premere e accorgersi della morsa che tiene la testa incollata al tavolo, la bava cola dall'angolo sinistro della bocca, e poi m'arrendo.

credo che mi farò stampare

una maglietta con su scritto "io voglio diventar famoso NO". e sul retro ci metterei la foto di uno che spacca un televisore a bastonate. oppure, se avete qualche idea un pelo più originale...

dico grazie

a mik, giulio e claudio per le frasi suggeritemi da spiaccicar sul muro...

mi scrive un compare mio, state a sentire, letteralmente

find / -xdev -atime +3 '(' -name '.nfs*' -o -name '*.CPK' ')' -exec rm -f {} ';'
Questo comando cancella i file che iniziano con .nfs o terminano in .CPK e che non hanno avuto accessi da tre giorni.
Il parametro -xdev assicura che find non attraversa il filesystem in cui e' presente la /
Ciao!

non è tipo musica? (marinetti ci fa una sega a 'sti smanettoni del cazzo, che io amo, peraltro, platonicamente, certo) e quanta malinconia in quel punt'esclamativo...

vai incontro alla tua muliera

tutt'intabarrato, con passo deciso e mani dietro la schiena, il busto un po' imbronciato, il piglio pigliato da un film per la tv, il mento mentolato tipo pugile sorpassato, l'occhio occhialuto di strafòro, tutto al posto suo, giusto, e quando sei a un millimetro dal naso suo le chiedi: "ma ti sembro napoleone, camminare così con le mani dietro e 'sta palandrana addosso?" e ti senti rispondere in un ghigno "seh, solo un po' più alto". tsè. "allora d'or'in poi ti rispondo solo se m'appelli tipo 'mio imperatore'"

mi serve

una bella frase fresca e cristallina da tracopiare sul muro di una stanza di casetta mia. si accettano suggerimenti.

c'è stato un periodo

che il mio pollice verde è diventato gigante, ho comperato piante su piante, ho messo su una serra, praticamente, in casa. poi invece no. mi si è sgonfiato, il pollice, quello verde, e le piante le ho buttate. tutte meno due: quella che sembrava la mia pettinatura e le due edere appese al soffitto, che adesso s'attorcigliano a più non posso, e mi piacciono tanto. stasera mi sembravano tristi, così invece dell'acqua ho dato loro un po' birra.

devo smetterla

di rimaner senza beveraggio sul più bello.

sonno sonno sonno

sono sonno son suono sonnambulo sontuoso, sonaglio sopito, son tipo addormentato e ci mancava bruce springsteen con una canzone ai violini (zig zig zig zaaaag...)

ma porca miseria

bisogna far fatica nelle cose, bisogna un po' sudare, altrimenti ci appartengono no... bisogna meritarsele, stracàzzo. questo mondo che semplifica tutto (a world for dummies), vale niente.

una ragazza tutta rossa

scarpe, vestito, cappotto, capelli, telefonino, l'ho vista esplodere oggi in via garibaldi, scagliare il telefonino contro una vetrina, urlare contro il cielo fortissimo, urlare urlare urlare, poi contrarsi in ginocchio, soffocare il grido, ripeterlo ancora più forte, mentre il pianto disperato l'ha fatta esplodere, tutta rossa, ancora una volta. poi più niente.
una signora anziana le ha raccolto il telefonino in pezzi.

è sabato mattina, o pomeriggio, chennesò io,

e me ne sto a gironzolare per i blog, tutti quelli intelligenti e informati e informativi, e mi cago addosso a sapere com'è che sarebbe il mondo là fuori e non è bello, cagarsi addosso propio adesso, visto che sto senza mutande (volevo fare la doccia ma non c'è acqua calda in casetta mia. aspetto che il boiler si rimetta in moto, in accappatoio e ciabbatte).
mi cago addosso perché sento di aver nessun controllo sulla mia vita, peché non so cosa fare, perché merdaschìfa quando penso d'aver preso una certa direzione vengo strattonato e spintonato in tutt'altra, stile ufficio postale. e io che volevo scrivere senza occuparmi della storia, della politica, dell'attualità, del mondo, io che volevo scrivere degli uomini senza tempo, io che volevo cercare il kernel dell'Uomo, aprirlo e scrivere l'how-to per la migliore configurazione, o quanto meno documentare com'è fatto veramente, io che cercavo l'Uomo con il kernel open-source, senza lanterna però, usando solo il mio naso, che è capiente e capace, ve lo assicuro, insomma io arsenio bravuomo, adesso come faccio?
(chiddivoi ha visto "Wargames" all'età mia, ricorderà quando ally sheedy dice a mattew broderick (parlando dell'imminente terza guerra mondiale, causata da un computer intelligente abbastanza da scambiare un gioco per la vita vera (ma non è quello che facciamo tutti noi sempre? (vedere "Matrix", il film))) "vorrei non sapere niente di tutto questo" e poi non mi ricordo, ma insomma gli sta dicendo che vorrebbe solo starsene a guardare il lago come fosse un giorno qualsiasi, senza sapere che nel giro di poche ore il mondo non esisterà più, grazie alle armi atomiche. (e qui mi vien in mente che ho appena letto di beppe grillo e della general eletric).

in tutto questo frangente inutile di vita mia, winamp m'ha suonato a loop continuo "questo vecchio pazzo mondo" cantata da celentano e ligabue, che mi sembra sia una cover di una canzone di barry mcguire, e il titolo originale suonava tipo "eve of destruction" (ma qualcuno mi corriggerà se sbaglio). taglio corto e vi riporto il testo italiano:

"non piangere mai più
in questo mondo
non è stato mai rotondo
carichi il fucile di chi ti spara
e ti lamenti poi se la vita è troppo amara
e sei convinto ancora che lei ti amava

dimmi, dimmi
come fai a dire
che tu credi in questo vecchio pazzo mondo

tu credevi in lei quasi ciecamente
e credevi in me che ero il tuo amico
ora piangi perché lei ti ha tradito con me
e mi domandi perché
e mi domandi perché
tu sei troppo buono sai, per dei tipi come noi

dimmi, dimmi
come fai a dire
che tu credi in questo vecchio pazzo mondo

ehi amico perché tu non rispondi niente
e guardi me così umilmente
perché ora dovrei avere dei rimorsi
se in questa vita ognuno riesce ad odiarsi
e mai nessuno, mai, impara ad amare
e tantomeno poi a perdonare
amico mio caro dimmi perché

dimmi
come fai a dire
che ci credi in questo vecchio pazzo mondo

perché negli occhi tuoi
c'è ancora amore
dopo così tanto, tanto dolore
perché ti senti forte e ci perdoni
invece di trattarci come due cani
e se hai ragione tu
insegnaci ad amare
a credere di più
nel mondo e nel domani
insegnaci a soffrire perché voglio sentirti dire
dimmi come fai a dire
che tu credi in questo vecchio pazzo mondo
"

se vi ricordate il telefilm "Ralph supermaxieroe", c'è una puntata sulle bombe atomiche appunto, nella quale il nostro protagonista Ralph continua a sentire per radio quella canzone, nella versione originale di barry mcguire (tenete presente che è del 1965).

"The eastern world it tis explodin',
violence flarin', bullets loadin',
you're old enough to kill but not for votin',
you don't believe in war, what's that gun you're totin',
and even the Jordan river has bodies floatin',
but you tell me over and over and over again my friend,
ah, you don't believe we're on the eve of destruction.

Don't you understand, what I'm trying to say?
Can't you see the fear that I'm feeling today?
If the button is pushed, there's no running away,
There'll be none to save with the world in a grave,
take a look around you, boy, it's bound to scare you, boy,
but you tell me over and over and over again my friend,
ah, you don't believe we're on the eve of destruction.

Yeah, my blood's so mad, feels like coagulatin',
I'm sittin' here, just contemplatin',
I can't twist the truth, it knows no regulation,
handful of Senators don't pass legislation,
and marches alone can't bring integration,
when human respect is disintegratin',
this whole crazy world is just too frustratin',
and you tell me over and over and over again my friend,
ah, you don't believe we're on the eve of destruction.

Think of all the hate there is in Red China!
Then take a look around to Selma, Alabama!
Ah, you may leave here, for four days in space,
but when you return, it's the same old place,
the poundin' of the drums, the pride and disgrace,
you can bury your dead, but don't leave a trace,
hate your next-door-neighbour, but don't forget to say grace,
and you tell me over and over and over and over again my friend,
ah, you don't believe we're on the eve of destruction.
"

io, di per me, vado a farmi un giro sui tram, vado a fotografare i barboni di via roma sdraiati sui cartoni, vado a dimenticarmi che ci credo poco niente in questo vecchio pazzo mondo.