“a volte uno fa una cosa solo per mancanza di immaginazione, cioé perché non riesce a immaginarsela un'alternativa, propio”

million dollar decay 4.0

in scena siam andati, ieri, tra aperitivi e chiassi d'attori concorrenti o paralleli, e amici e parenti convenuti, e amici ritrovati (capelloni), con qualche grillo per la testa, in più, noi, e videoproiettore permettendo dando un tocco di classe a questo nostro regalo, questa nostra perla ai porci.

per il resto, in famiglia e la salute, tutto bene.

domennica, di 30 del marzo

ne facciamo un'altra di puntata di million dollar decay. lo dico solo adesso perché l'ho scoperto ieri sera. se venite ci fate piacere.

hotel messico

mi manda in sollucchero anche oggi con "marcello".

muliere

le chiedo, coi capelli drizzati sulla testa:
"secondo me te continuerai a guidare in 'sta maniera anche fra dieci vent'anni..."
e lei:
"non credo proprio. guarda che io sono una che cambia! io!"
ci rifletto un attimo. rasetta al camion dei rifiuti. dico, sbigottito:
"ma non puoi guidare peggio di così!"
e cosa fa lei? mi s'incazza. solo perché ho detto la verità.
"sei una merda, merda merda merda merdosa merdona!"
evito di fare la battuta seguente, ché ci tengo alla vita almeno un po': "almeno quando parli di te fallo sottovoce...". evito.

son parecchio perplesso

riguardo questa guerra e le cifre che ci metton sott'al naso, riguardo alle spese militari e compagnia bella.

fan tanto parlare, fan tante parole.

volete più no guerre? penalizzate la produzione di armi.

volete più no incidenti d'auto mortali? producete auto che non superano i 90 km orari.

volete più no pervertiti sessuali? lasciate perdere le religioni sessuofobiche.

volete buona letteratura? leggete salinger in lingua originale.

volete più no barboni per le strade? ospitateli a casetta vostra.

volete più no le puttane lungo i marciapiedi? portatevele a casa ogni sera tutte quante.

volete più no tv spazzatura? spegnetela, non guardatela, non compratela. oppure smettete di cambiare le pile del telecomando.

volete più no la droga? dipende quale. quella dei ricchi o quella dei poveri? quella dei ricchi, si può far poco. quella dei poveri si può far molto (basta render i poveri meno poveri).

volete più no lavorare? fottetevi.

volete più no soffrire? non vi conviene.

volete più no l'inquinamento cittadino? andate a piedi. (si può fare)

volete più no l'effetto serra? andate a piedi.

volete più no incazzarvi? leggete "frammenti di un insegnamento sconosciuto", edizione astrolabio.

il fatto è che son perplesso. voi tutte 'ste cose le volete. indubbiamente le volete, perché le armi si producono e fruttano soldi, tanti, le auto se non vanno minimo 250 all'ora fanno schifo, le religioni lasciamo perdere, letteratura? guardate quanto vende ammaniti, i barboni basta una monetina, tv non è possibile propio, droga dipende dalla società in cui viviamo, pessima, lavorare è bello lavorare, andare a piedi e quando mai, leggere e studiare come siam fatti fa troppo male, al cuore al cervello e al fegato.

ci piace sprecare le energie.

ma vi do una notizia: non è che potrebbe andar diversamente. davvero. se ci son le guerre è che ce le meritiamo. se il mondo non è affatto giusto è che ce lo meritiamo e lo so, che lo capiscono in due questo mio discorso, due o tre.

million dollar decay 3.0

è andata in scena la versione 3 di mdd.

uau!

lo giuro

hotel messico colpisce ancora. hotel messico, poco ma buono, pocodibuono, resta il più meglio genio in circolazione. amen. insciallà. namastè. zut.

come cose d'altri tempi

"io che l'ho vista piangere di gioia e ridere
che più di lei la vita credo mai nessuno amò
io non vi credo
lasciatela stare
voi non potete

jenny non può più restare
portatela via
rovina il morale alla gente

...

jenny ha pagato per tutti
ha pagato per noi
che restiamo a guardarla ora
jenny è soltanto un ricordo
qualcosa di amaro
da spingere giù in fondo
jenny è stanca,
jenny vuole dormire"
(vasco rossi, jenny è pazza, 1978)

dopo la coppia ambra-boncompagni

secondo me,
eh,
luca sofri è masochista.
sta lì a farsi trattar male da giuliano ferrara
(ogni qual volta il buon sofri si permette di non dire quel che il ferrara gli detta nell'auricolare)

se guardate bene, sofri c'ha l'auricolare;
parla sotto dettatura
perlopiù
e se putacaso c'ha un pensiero suo
personale
e fa che esternarlo
il ferrara 'on ci vede più

(tutto molto televisivo)

cosa discutiamo a fare?

tanto fanno come cazzo gli pare.

bush, blair, berlusconi.

noi siamo una manica di coglioni. cosa vi credevate?

siamo delle bestie.

l'unica cosa che possiamo scegliere è la marca del lubrificante rettale.

cosa volete che vi dica: bravi.

noi scrittori

abbiam un grumo di pianto
piantato nel cuore
piantato chissà dove
e quando meno ce l'aspettiamo
quel grumo scoppia
per un'associazoine
per un incidente
per uno scoppio di risa
per un polmone che ce la fa no
a contribuire al respiro più

noi siam gli scrittori
siam quelli che non sappiamo stare al mondo
siam quelli che ragioniano con i fegati
siamo quelli che abbiamo i fegati trapiantati dei maiali
siam quelli poco semplici
siam qui che piangiamo sopra un toast e una canzone ben riuscita
  (il toast, meno)
siam quelli che hanno i ricordi indelebili
siam quelli con le dita piene di cose indicibili
ci riduciamo in certi stati, noi scrittori, che voi umani
e passiamo il tempo a leggerci l'un l'altri,
passiamo il tempo cercando la sintassi, la grammatica alternativa,
passiamo il tempo ma no,
il tempo noi lo riduciamo ai nostri comandi
noi siamo uno
siamo gli scrittori
noi siamo quel che siamo stati e saremo
gli scrittori
noi sappiamo correggere a occhi cihiusi
noi guardiamo manco più quel che scriviamo
noi
abbiam bisogno della musica
noi
siam rimasti i soli che sappiamo guardarci in faccia
e vomitare uguale

e chi sa dire il cammino che hanno fatto queste parole a venir fin su questa pagina, chi lo saprà come fanno certe parole a salire dalla gola, dalla trachea, dai bronchi, dagli alveoli, perché le parole sono fatte di aria respirata, non di aria e basta, di aria e corde vocali, e basta, le parole son fatte di aria respirata, e corde vocali a volte sì, a volte no, a volte le parole rimangono nella testa, si accumulano, fanno il mucchio, la testa è un solaio, un solitario posto per la polvere delle scatole delle parole

quando si resta senza verbi
senza aggetttivi
senza pronomi
cosa si inventa più

m'invento janis joplin
e lei canta maybe
e mi vien in mente la prima volta che l'ho sentita cantare e c'eran tutte quelle femmine, alcune disponibili, alcune no, ma ha mai fatto differenza?
c'erano quei giorni di emozione al massimo
c'erano quegli amici bastardi che hai rivisto più
c'era quel modo bestiale, stile bestia, di comportarsi tra di noi
c'erano quelle tette quei culi quelle fighe da sfondare
c'era quel mondo inespresso e fragile da esplorare, da ficcarsi in mezzo
e tu ascoltavi maybe da solo, nel buio e venne quell'ombra a chiederti dov'eri finito
venne a chiederti dov'eri finito, quell'ombra e tu, non sapendo distinguere viso o voce, rispondesti: son finito nel dimenticatoio.

ora vorresti un bicchiere sempre mezzo pieno e mezzo vuoto, ma mezzo pieno di quel che ti piace (gin+), ma la vita non è mai semplice e spesso quando sei solo te ne prepari svariati in un colpo, di gin+, pronti da esser bevuti, chè a un certo punto ce la farai più no a prepararli, meglio che sian già pronti, meglio aver da bere in anticipo, meglio aver la musica in anticipo, tempi dispari e mente ibernata, meglio la musica (ed è già sabato)
noi scrittori, tsé

ehm, è già sabato

e io son lo scrittore in mutande.

mi guardo con gusto un certo film, amnésia, e non dico che sia un capolavoro, ma il gusto ce l'ho, sarà il bardolino, un vino che in certi posti lo usano per sciacquare le bottiglie per il vino buono, e infatti, anche senza saperlo, l'ho sempre chiamato vino cattivo, ma vabbe', ora la smetto di aprire parentesi, o no, senza esagerare e

io son lo scrittore in mutande, son il mutandaro, ma ho dita veloci
veloci come il fulmine
ho dita ricercate
ho dita gratis
per femmine che voglion godere
anche se
a dir la verità
(vado meglio di lingua)
ho dita che premon bottoni
ma mai di quelli rossi
ho solo il cuore rosso
e qualche piede
che mi tocca le cosce da sotto le coperte
qualche piede al roquefort
o son i miei

ma è già sabato
e io mi sento stretto nelle mie mutande
mi sento stretto
me le tolgo
son senza mutande
son senza dita
son solo più lingua
e sarebbe ora ch'avessi casa piena
di femmine
e posti
da leccare
son solo più lingua
    lingua
      lingua
  lingua

amnésia procede, ipnotica, di musica, ma non frega più niente a nessuno.

la guerra prosegue, ipnotizza, ma frega più niente a nessuno.

lo sbarco dei cervelli, ipnotizzati,
continua qui
in questo locale con poca luce
in questa macchia di poca voce
e chiedo alla mia vicina
di ballo
"ma te, sei mai stata fuori, ma propio fuori, una notte"
punto interrogativo

e termina amnésia nel migliore dei modi possibili
con i cattivi che si eliminano a vicenda
il migliore dei mondi possibili

e lo so
che 'l migliore dei mondi possibili
è questo
'esto
qui

mutande, i' son lo scrittore in

male allo stomaco

mulo bello stitico
mela di veleno esotico
nel pancione asfittico

fegato marcio
in fuga dallo squarcio
non di figone guercio

naturalmente

"Naturalmente la gente comune non vuole la guerra: né in Russia, né in Inghilterra, né in Germania. Questo è comprensibile. Ma, dopotutto, sono i governanti del paese che determinano la politica, ed è sempre facile trascinare con sè il popolo, sia che si tratti di una democrazia, o di una dittatura fascista, o di un parlamento, o di una dittatura comunista. Che abbia voce o no, il popolo può essere sempre portato al volere dei capi. È facile. Tutto quello che dovete fare è dir loro che sono attaccati, e denunciare i pacifisti per mancanza di patriottismo, in quanto espongono il paese al pericolo. Funziona allo stesso modo in tutti i paesi.".

(Dichiarazione di Hermann Goering, Capo della Luftwaffe, al processo di Norimberga)

grazie a luca o. per la segnalazione.

una volta

scrivevo peggio, ma mi divertivo di più. mi son riempito la testa con tante considerazioni che mi ero concentrato sopra prima mai. adesso se devo metter giù due righe prima mi tocca passare 'n rassegna tutte quelle noiose considerazioni e poi finisce che finisco per non buttar giù due righe.

son convinto però che bisogna scrivere lo stesso. è imperativo.

tutto questo per dire che ieri sera lo spettacolo non mi è piaciuto per niente. e lo facevo io, eh (fate un po' voi). poi la versione alcoolica delle undici emmezza è venuta davvero male, non capivo un cazzo, ho mischiato l'ordine dei pezzi, rovesciato la birra, ' momenti cadevo giù dalla sedia, son scappato via dal locale e arrivato a casa ho fatto il solito numero della pizza (l'ho messa in forno e son collassato schiantato. meno male che son schiantato prima di accendere il forno)

non so.

certo che la gente capisce un cazzo un cazzo, propio.

gli scarti,

di paolo nori, forse è da scartare.
ci penso.
per adesso mi piace pagina diciotto (chè l'ho scritta io).

Lettera a Bush di Gabriel Garcia Màrquez

vedere attac.org e la redazione del "Granello di sabbia"

"Come si sente? Come si sente a vedere che l'orrore scoppia nel suo cortile e non nella sala del vicino? Come si sente con la paura che stringe il petto,con il panico provocato dall'assordante rumore, le grida senza controllo, gli edifici che rovinano, questo odore terribile che si insinua fin nel fondo dei polmoni, gli occhi degli innocenti che camminano coperti di sangue e polvere? Come si vive per un giorno nella tua casa l'incertezza su che cosa sta succedendo? Come si esce dallo stato di shock? In stato di shock camminavano il 6 di agosto del 1945 i sopravvissuti di Hiroshima. Nulla era rimasto in piedi nella città dopo che l'armiere nordamericano dell'Enola Gay aveva lasciato cadere la bomba. In pochi secondi sono morti 80.000 uomini donne e bambini. Altri 250.000 sarebbero morti negli anni successivi per le radiazioni. Però questa era una guerra lontana e non c'era ancora la televisione. Come si sente oggi l'orrore quando le terribili immagini della televisione ti dicono che quello che è successo nel fatidico 11 settembre non è stato in una terra lontana ma nella tua propria patria? Un altro 11 settembre, però di 28 anni orsono, era morto un presidente di nome Salvador Allende, mentre resisteva a un colpo di stato che i tuoi governanti avevano pianificato. Anche allora furono tempi di orrore, ma questo succedeva molto lontano dalla tua frontiera, in un'ignota repubblichetta sudamericana.
Le repubblichette stavano nel cortile dietro casa tua e non ti sei molto preoccupato quando i tuoi marines partivano a imporre il loro punto di vista con il sangue e il fuoco.
Lo sapevi che tra il 1824 e il 1994 il tuo paese ha condotto 73
invasioni di paesi dell'America Latina?
Le vittime sono state Puerto Rico, Messico, Nicaragua, Panama, Haiti, Colombia, Cuba, Honduras, Repubblica Dominicana, Isole Vergini, El Salvador, Guatemala e Grenada.
E' quasi un secolo che i tuoi governanti sono in guerra.
Fin dal principio del secolo XX, non ci fu nel mondo quasi nessuna guerra alla quale la gente del tuo Pentagono non abbia partecipato.
E' chiaro, le bombe sono sempre cadute fuori dal tuo territorio, con l'eccezione di Pearl Harbor quando l'aviazione giapponese bombardò la Settima Flotta nel 1941. Però l'orrore era sempre lontano.
Quando le Torri Gemelle vennero giù in mezzo alla polvere, quando hai visto le immagini in televisione o hai ascoltato le grida, perché quella mattina eri a Manhattan, hai pensato per un secondo a quello che hanno provato i contadini del Vietnam per lunghi anni?
A Manhattan, la gente cadeva dall'alto del grattacielo come tragiche marionette. In Vietnam, la gente urlava perché il napalm continuava a bruciare la carne per molto tempo e la morte era spaventosa, tanto spaventosa come quella di coloro che cadevano con un salto disperato nel vuoto.
La tua aviazione non ha lasciato una fabbrica in piedi né un ponte non distrutto in Yugoslavia.
In Irak i morti furono 500.000.
Mezzo milione di anime si è levata dall'Operazione Tempesta del Deserto.
Quanta gente è morta bruciata, mutilata, crivellata, schiacciata, dissanguata, in luoghi tanto esotici e lontani come Vietnam, Irak, Iran, Afganistan, Libia, Angola, Somalia, Congo, Nicaragua,Repubblica Dominicana,Cambogia, Yugoslavia, Sudan, e una lista interminabile?
In tutti questi luoghi i proiettili erano stati fatti nelle fabbriche del tuo paese, ed erano sparati dai tuoi ragazzi, da gente pagata dal tuo Dipartimento di Stato, e solo perché tu potessi continuare a vivere la tua american way of life.
E' quasi un secolo che il tuo paese è in guerra con tutto il mondo.
Curiosamente, i tuoi governanti scatenano i cavalieri dell'apocalisse in nome della libertà e della democrazia.
Però devi sapere che per molti popoli del mondo (in questo pianeta dove ogni giorno muoiono 24.000 persone per fame o infermità curabili), gli Stati Uniti non rappresentano la libertà, ma un nemico lontano e terribile che semina solo guerra,fame, paura e distruzione.
Sempre ci sono stati conflitti lontani per te, però per chi vive lì è una dolorosa realtà vicina una guerra dove gli edifici rovinano sotto le bombe e dove questa gente trova una morte terribile.
E le vittime sono state per il 90 per cento, civili, donne, vecchi, bambini: effetti collaterali.
Come ti senti quando l'orrore bussa alla tua porta anche per un giorno solo?
Che cosa si pensa quando le vittime di New York sono
segretarie, operatori di borsa o addetti alle pulizie che hanno
sempre pagato le tasse e non hanno mai ucciso una mosca?
Come si sente il terrore?
Come ci si sente, yanquee, a sapere che la lunga guerra l'11 settembre è arrivata a casa tua?

Traduzione a cura di Umberto G.B. Bardella ---
Il Granello di Sabbia è realizzato da un gruppo di traduttori e traduttrici volontari/e e dalla redazione di ATTAC Italia redazione@attac.org
Riproduzione autorizzata previa citazione e segnalazione del "Granello
di Sabbia - ATTAC - http://attac.org/

muliere

riiiing
-sì?
-sono io.
-ah sei tu.
-eh. perché? non ti va?
-no, è che... sei sempre tu.
-e allora?
-e allora potresti almeno farmi una sorpresa, qualche volta...
-ma che sorpresa?
-tipo che suona il telefono e non sei tu...

oggi non la smetto più

se sei pieno di soldi
e fai poca fatica
finisce che non apprezzi le cose

se sei povero senza soldi
e fai molta fatica
finisce che non ci credi
ch'esiston cose da apprezzare

se sei pieno di soldi oggi
e domani no
finisce che te la godi a tratti

se te la passi bene
passerà

ma non c'è scampo

diceva un maestro
puoi solo brindare con chi è presente
puoi solo vivere dell'accidente

zero

quando cominci a bere parecchio, a darci dentro dal pomeriggio, ti accorgi che bere è un modo per affettare il tempo, un modo per dividere in capitoli la giornata, un modo anche per avere una vita romanzata, perché quando cominci a bere parecchio ti succede che la vita trascorre e tu hai solo più fugaci ricordi, ché se la vita fosse una muraglia i tuoi ricordi sarebbero solo delle piccole brecce. e lo so che quest'immagine fa schifo, ma quando cominci a bere parecchio, dal pomeriggio, lo perdi il senso naturale delle cose, e per fare ogni cosa, una cosa anche semplice, anche banale (tipo scrivere una frase decente) diventa un lavoro faticoso, diventa una roba che ti devi inventare da capo ogni volta. ci pensate, ripartire da zero ogni giorno, ogni sacrossanto giorno?

appello

per la donna con gli occhi da orsetto lavatore: ditele, se l'incontrate, che la vedrei benissimo dentro la canzone di lady oscar.

a volte scriver m'orgàsma

scrivere scotta la scotta della barca sulla cazzo quale noi si naviga, si nasce, ci si nasconde, ci si masturba, ci si maschera, ci si mastica, ci si massacra, ci s'ammassa. mas.

scrivere scuffia le sigle delle scure scuri con cui tagliamo corto. sc. c.

allìttero come suonare un pianoforte scordato in qualche vicolo arrangiato dai barboni che dormono sonni di whisky di scarto e romanzi di parole rapprese, come la pelle del latte nel pentolino la sera dopo tutto il giorno di tra i poveri sporchi puzzolenti feticci del mondo cui siamo in mezzo, cui siamo il mezzo di perpetuo assestamento e ripetizione e involuzione e poca poca rivoluzione.

invento artifici di grammatica, tipo come aggiungere la consonante dell'allitterazione al fondo della frase. tipo come '.

combatto combutte combinate con collusioni di colpe. co.

buone letture (o cattive) (o quel che vi pare)

"...i nostri vecchi argomenti di laici, illuministi, razionalisti, non solo sono spuntati e inutili, ma, anzi, fanno il gioco del potere. Dire che la vita non è sacra, e che il sentimento è stupido, è fare un immenso favore ai produttori. E del resto è ciò che si dice far piovere sul bagnato. I nuovi italiani non sanno che farsene della sacralità, sono tutti, pragmaticamente se non ancora nella coscienza, modernissimi; e quanto a sentimento, tendono rapidamente a liberarsene.

Che cos'è infatti che rende attuabili -in concreto, nei gesti, nell'esecuzione- le stragi politiche dopo che sono state concepite? E' terribilmente ovvio: la mancanza del senso della sacralità della vita degli altri, e la fine di ogni sentimento nella propria. Che cos'è che rende attuabili le atroci imprese di quel fenomeno -in tal senso imponente e decisivo- che è la nuova criminalità? E' ancora terribilmente ovvio: il considerare la vita degli altri un nulla e il proprio cuore nient'altro che un muscolo (come dice uno di quegli intellettuali che più fanno piovere sul bagnato, guardando con sussiego, commiserazione e spregio dal centro della "storia" i disgraziati come me che vagolano disperati nella vita)."

(Pier Paolo Pasolini il 1° marzo 1975, sul Corriere della Sera. Lo trovate negli Scritti corsari)

c'è una forza

c'è una potenza tale, in certe cose che leggo in giro, c'è una tale forza in certe parole che vi sollevano il mondo da sott'al culo, oppure sarà che son ancora bevuto, sarà che la coppia buona_musica/negroni mi fa sempre lacrimare, sarà che noi si scrive bene però, sulla narrativa vera, quella del romanzo, noi non teniamo, come se uno che butta giù un romanzo n'n potesse annà a pisciare.

c'è che non cambia niente mai nel mondo, ci son sempre quelli che la sanno più lunga, ci son sempre quelli che la fanno più lunga, ci son sempre quelli che a saperla lunga la farebbero più lunga ma invece no, son testoni. ci son sempre quelli lunghi a venire, ci son sempre quei come me, nè lunghi nè corti, poco in mezzo al discorso, con un bicchiere in mano e l'amore nel cuore, per il saper d'aver un amico giù in toscana, e un altro ancor più giù e un altro ancora ancor più giù più giù, il saper di potersene fregare del potere dei potenti, dei lunghi e dei corti, dei nasi storti e di quelli dritti, di quelli fritti, nella testa, di quei che ancora adesso non san guardare il sole la mattina e pensare che forse oggi è più ieri no (forse).

arsenio, sei il solito bastardo

buoni sentimenti, parole crude, aria curda, frittura di pesce, tostapane a tradimento, sentirsi poco logici, molta gabbana, pochismo prima maniera e altro. gironzolavo per una festa in maschera, molto travestitismo, io poco, con solo addosso una camicia di forza e un bicchiere di birra+ (più gin, certo), chiedendo in giro l'età di una certa tipa immaginata sui quaranta, da me immaginata, che invece ne ha ben di meno. dimodoché quando gliel'ho detto ci dev'essere rimasta male, perché come al solito son capace no, di spiegarmi.
chiedo perdono.

nel frattempo nella testa mia, una voce si insinuava velenosa e fetida. no, beh, fetido forse doveva essere l'alito. comunque.

mi prostro ginocchioni davanti a una strega con tanto di cappellone e aria distratta implorando una sigaretta, che mi procura e accende in uno schiocco di dita.

fotografo i volti in basso rivolti e parlotto per dei quarti d'ora con superman, senza sapere bene cosa sto dicendo, meno una o due cose davvero fondamentali, che devono essermi uscite di bocca dal profondo del mio animo artistico, intellettuale, alcoolico. solo che non me le ricordo.

no, ho baccagliato no, ieri sera, alcuna femmina. no.

no, di tequila con sale e limone, ne ho bevute solo due. due di numero.

no, ho dimenticato di segnarmi le informazioni su cinasky, o comecavolosiscrive.

e sì, prima di andare via, troppo presto per i miei gusti, la voce nella mia testa, bastarda, mi ha detto "devi farlo" e io "ma non pensi a quei che rimangono alla festa?" e lei "è imperativo che tu lo faccia, ripeto: imperativo". sulla parola imperativo ho potuto no, resistere, eppoi ho pensato che al mik tanto non gli piace, così uscendo me la son cacciata, propio, la mezza bottiglia di gin rimasta. per il viaggio di ritorno, certo.

voglio una vomitomobile

porcammérda
che sia poco mobile
e molto vomito
verdastra
la voglio
e che sappia essere femmina
vergognosa o cubica
sonora quanto questa scrittura
cagna
maiala
(la scrittura, che avete capito?)

voglio la vomitomobile
(e che sappia miscelare il negroni giusto, porcammerdaschìfa)