“nella vita ho fatto altro no che prender appunti. ma mi sa che il giorno che mi serve qualcosa, mica ci capisco niente, ' la grafia sgraziata che mi ritrovo"

e mi toglie 'l vino

questa donna senza tacchi
senza scollatura e occhi
troppo bassi per i miei gusti
questa femmina che mi critica per il ciuffo di capelli che non ho
e anche se guardi carmen consoli a taormina con l'orchestra
e maestro stile sanremo e vestitino dolce&gabbana,
con un casco sulla testa di capelli corti e le poche tette strizzate all'insù,
che me mi sembra ' l'abbiano paracadutata lì,
quando non c'entra un cazzo il vestitito con la spallina, i tacchi alti, che 'on ci sa camminare, il chitarrone con la tracollona, e dov'è il rock, dove son finiti gli scarponi, i pantaloni, le magliette, attillate

anche se tutto questo, cosa mi togli 'l vino,
muliera senza maglietta, scarponi, capelli corti, tacchi, vestitini, versa piuttosto,
versa,
in uno di questi bicchieri che i' tengo in mano
ma fors'è che ci vedo doppio.

c'è troppo campari

in questo negroni
e la mia faccia ti sembra quella d'un povero
di spirito, eh, bambina,
se ho così tanto freddo
e cerco di scaldarmi alla belleméglio
(come direbbe mia nonna)
(bevendo)
non è tanto per il clima atmosferico
ma per il senso claustrofobico
del viver in questo mondo
italico
apocalittico
incostituzionale.

poi non vado più dietro alle gonnelle.

poi non esco più la sera. tardi.

poi non brucio più le pizze la notte, dentr'al forno, addormentandomi la mattina presto.

poi se son ciucco, o anche no,
scelgo male le gambe da guardare
e con le femmine
mi va di schifo
soprattutto quelle bionde
ciucche e coi pantaloni rossi senza scarpe e mascara sbavato
e mi resta affianco questa con l'epatite e le iniezioni
più svenuta che altro
mi resta qualche soldo da perdere a tressette
e l'indirizzo di un certo padre mica morto
d'andare a trovare dopo tutti questi anni.

poi ci son i demoni contro cui combatto la notte, la notte sopratutto,
quei demoni che devo prender a pugni,
che devo prender a calci,
ci son poi quei demoni che li fai a pezzi e pensi ai figli e pensi allo suocero e pensi alla muliera, a come si limonava bene, pensi che la tua vita è stata no roba da romanzo,
manco harmony,
poi faccio che la smetto di pensare
e dormo com'un bambino dell'asilo,
o dell'assillo, faccio che dormo,
in qualche modo, o anche no.

poi m'è andato di traverso 'sto miscuglio
con troppo campari dentro
così ti dico: impara a farlo bene, senza sfarzo,
bambina mia,
nient'arancia,
ma impara le frazioni
e a dividere gl'ingredienti per un terzo.

sorpresine...

mi vien su il mangiare
di tutti questi giorni festaioli
se cercando pornografia in giro per la rete
poi mi salti su te
dopp'infilata da due cazzi
uno bianco e uno nero
come in quella fantasia che m'avevi detto
e i sogni diventano realtà
penso io
(tsè!)
'ngenuo bambino dell'asilo
che cerco di farmi una sega e
mi va di traverso il panettone di natale
vedendoti il clitoride arricchito da un piercing ad anello
vedendoti con una maschera sulla faccia
ma tutto il resto in mostra

lo confesso, mi s'è ammosciato di colpo
' scoprirti in formato mpeg,
ululare come ti sentivo fare io
ma già 'sageravi con me, l'ho sempre sospettato,
oppure sei ninfomane
(o un poco troia, nel senso buono, nel senso poco)
'nsomma m'è diventato mollo
fisarmonico e rugoso
a sgranarmi gl'occhi sulla bocca tua che non ce la faceva
' contenere tutto il coso marrone scuro di quel tipo
depilato fin nell'inguine,
quel coso nero senz'un pelo, manco in cima,
che t'entrava nella gola,
fin da farti vomitare,
e vomitavi giallo,
(chissà che t'eri bevuta prima pure, non mi far pensare)

m'adesso faccio che vomito io
tutt'il mangiare di questi giorni di gioia collettiva e banale
se penso che t'ho amata
e poi tutto è finito in una scopata
sulla mia vespa taroccata
di tra un'inculata (mia) e l'altra.

i' ho fatt'auguri a nessuno

che poi, vassapere, ancora portassero sfiga, ma m'han detto ch'è in atto una festa pagana, bizzarra e mondiale, quasi.

così faccio d'esser più buono, e nell'esser buono lo dico piano piano che mi vergogno del paese in dove vivo, lo dico solo piano piano, vergognoso.

' chi piacessero i [dK]

per natale dan via anniente il loro CD.
non siate timidi nel richiederne una copia a me, o a loro direttamente.

c'è nuova cartaigienica

per chi ne ha bisogno, come al solito, qui.

per natale vorrei

un maglione con la cerniera,
sparire con la mi' muliera,
una stanza sottotetto per balera,
la pace nel mondo fin'a sera (ih ih).

poi non sarebbe male una fornitura pressoché infinita di bardolino, per salutare l'alba livida del mattino, e il numero di cellulare personale di certi noti personaggi della scena politica italiana per chieder loro di persona se riescono a dormire, la notte, se ce l'hanno una famiglia, dei figli, se non si vergognano, propio, cosa dicono in casa, se sono orgogliosi di quello che fanno.

poi per natale vorrei che tutti fossero più buoni (ih ih). e che il negroni scorresse a fiumiciattoli, a rivoli, fuori dal mio frigo, e aver una cannuccia lunga lunga fino al pavimento per succhiarlo via, il negroni, ghiacciato, scivolato via dal frigo.

poi per natale vorrei esser matto del tutto. piantarla lì con questa storia della sanità mentale. dell'esser sobri e compiaciuti. o del lavorare, del farsi portare via la vita dalle tasche.

poi per natale vorrei che tutti i bambini del mondo fossero felici (ih ih). e magari che babbo natale fosse una certa signora che conosco io, in autoreggenti e poco altro.

vorrei aprire una parentesi a natale, e perdermici dentro, non riuscire ' chiuderla più. vorrei scrivere la sceneggiatura di un film di un personaggio computergrafico che vive tra le lettere dei libri, un personaggio corpo 12. che vive 'rrampicandosi tra una riga e l'altra, rampante e baronesco, che per leggere una pagina ci mette un giorno intiero. e ci deve camminare sopra, 'le parole, se no non le capisce. vorrei scrivere una roba così, tra parentesi, e girare il video, ché magari è solo un video di una canzone, oppure meglio, ci metto un tappeto sonoro sotto e una voce fuori campo che narra una qualche poesia di giampietro lucini.

poi per natale vorrei che tutte le donne del mondo fossero emancipate (ih ih). e gli uomini circoncisi.

poi vorrei che l'aidiesse non ci fosse. ih ih.

poi vorrei che tagliassero meglio i capelli a saddam e gli rifacessero qualche otturazione. e vorrei un poster di bin-laden che sugge coca-cola.

poi vorrei che la macromedia rilasciasse dreamweaver come software opensource (ih ih).

per natale penso che farò una festa a casa_coppino. mi piacerebbe invitarci dentro morgan, a curare la colonna sonora, con una pianola delle sue, e roberto vecchioni che venisse a raccontarci degli eroi greci, tutti seduti per terra, stile assemblea non autorizzata, con sigari e bicchieri di lambrusco, o bardolino se n'ho avanzato.

ma torno a parlare della parentesi, perché l'argomento mi preme di più, sento che preme, sento la pressione, ' livello dello stomaco e del cuore. mi preme una parentesi sul cuore, e quello, il cuore, mi finisce nello stomaco, tanto che me lo sto digerendo, il cuore. senz'averlo masticato.
dicevo: la pressione della parentesi, rotonda, che mi sa non si vuol chiudere è un modo per restar nella pazzia, per quando ti parte un embolo nella testa e cominci a credere d'esser sano. cominci ad ascoltare morgan. cominci a credere a babbo natale. cominci a divagare tutto il santo giorno. senti il cuore che invece di battere s'è fatto polpetta e proteina per i succhi gastrici.

poi alla festa di natale a casa_coppino vorrei ci fosse cèline, che ci leggese qualcosa in francese, visto che non riesco a immaginarmela la voce di cèline, che legge, in francese. a natale sarebbe un bel regalo.

poi vorrei che tutti gli operai fossero in cassa integrazione a stipendio pieno e tutti si mettessero a scrivere un blog sulla loro condizione di operai cassintegrati. poi vorrei che frotte di studenti di lettere ci facessero su le tesi. poi vorrei smetterla di volere cose. vorrei (è l'ultima) che le cose buone e giuste si volessero da sole. quindi anche quest'ultima dovrebbe volersi da sola. il bene trionferebbe in un natale così. certe facce di televisore si rivolterebbero contro loro stesse, presenterebbero trasmissioni e dibattiti e informerebbero girate di spalle, parlando con il mento caduto sul petto. ma soprattutto chiederebbero scusa, passerebbero tutto il natale a chiedere scusa per le loro malefatte. sarebbe il trionfo della giustizia terrena (quella divina si compie già da sè, da sempre).

poi vorrei che dio si facesse riconoscere con qualcosa di diverso dal solito perizoma sotto la gonnellina di una velina o roba del genere. qualcosa oltre chiappe sode e tette antigravità. (avevo detto che la smettevo col vorrei: riformulo)

poi dio si farebbe riconoscere con qualcosa di diverso da un reggipetto imbottito. sentiremmo la sua voce parlarci da dentro la testa, che ci canta una ninna nanna di morgan, per esempio.

io mi sa che rubo lo stipendio. sono tanto stanco. credo che prendo qualcosa per svenire, e sbaglio i congiuntivi apposta.

('desso la sento, la voce di dio nella mia testa, non è morgan, è propio dio, mi dice che le cose non sono buone e giuste o cattive e sbagliate, le cose sono le cose, tu sei tu, il mondo è il mondo. poi mi spiega il teorema del punto fisso. una delle tante versioni.)

"ho capito cosa vuoi,

solo i miei spermatozoi." (bugo)

mi facci'una sega

sborro nel fazzoletto.
metto il fazzoletto 'ppicicoso in lavatrice.
penso che c'è una parte di me, spalmata su ogni altro capo di lavaggio...

ho scritto una mail a sergio caputo

tanto per ricordarmi che non ricordo mai cosa vuol dire pleonastico, e qui ve la riporto:

"caro sergio, o anche no, m'hai risposto qualche tempo fa che in italia non ci ritorni, almeno per un po'. quindi, senti, allora, sai, non è che ce l'avresti un divano libero, lì dove stai tu, fuor'italia? (il gin me lo porto da me, prometto)

PS: ah, e ti stai stempiando benissimo"

però, quel che volevo dirgli veramente è che mi mancano i testi, mi mancano i suoi testi, le sue invenzioni, ché ha fatto un disco tutto strumentale, 'desso, mi sembra, credo, son un po' bevuto, cazzo, tutto strumentale, ma i testi?, io ho bisogno dei testi, suoi, invenzioni, pleonasmi, e compagnia bella.

nel frattempo metto su coso.

taglio a metà un'arancia

al fine primo di spremerla, al fine ultimo di rifornirmi del mio bibitone all'aranciatapiù (c), e mi sego in due, praticamente, il dito indice sinistro. sangue che cola tipo cascata delle marmore quando l'aprono, m'incerotto con cinque o sei cerottini tre per cinque millimetri, mai stato buono nel prontosoccorso, io, poi mi dico: ma non disinfetti? così levo i cinqu'o sei cerottini, immergo il dito indice sinistro sinistrato nel negroni ghiacciato, mi dico: l'alcool nelle sue molteplici applicazioni. poi cerco altri cerottini o cerottoni, ché la scatola di prima s'è esaurita, meglio, e m'accorgo solo ora che quelli di prima, la scatola, era scaduta (pensa, i cerotti scadono), ma non la trovo e penso che nel frattempo è meglio continuare a disinfettare che il sangue continua copioso a fuor'uscire, così ci verso sopra il gin puro, avendo quind'anche un motivo ulteriore per tener il dito in bocca...

son bevuto

ma questo non m'impedisce di finire di leggere Il diario di Sabna Guzz, ch'é notevole, per davvero. chomskyano. non potete immaginare cos'è. per davvero. levatevi dalla testa le idee preconcette ch'avete oppure le aspettative o le previsioni su un libro scritto da sabina guzzanti e pubblicato da einaudi. NON è come ve lo immaginate. per davvero.

picchiavo a sangue

flavio cattaneo, direttore generale della rai.
calci sulla faccia, pugn'in bocca, gli spaccavo tutti i denti di ceramica, non prima d'averli usati per mozzargli la sua stessa lingua. la parte più divertente era quando, lui steso a terra sanguinante, gli saltavo ritmicamente sulla schiena. divertente era soprattutto atterrare di talloni, gustando lo scricchiolio di una vertebra che si spezza, una alla volta, una via l'altra. ci vuole una certa precisione nel salto, ci vuole. poi però, ' un certo punto, venivo portato via da delle guardie e facevo una bruttissima fine che non vi sto a dire, ma rabbrividisco ancora.

mi son svegliato. era solo un sogno.

stappando una birretta mi sono detto: ecco, arseni', vedi un caso in cui pestare una merda non porta fortuna.

muliere

- adesso basta, BA-STA, non ne posso più!!!
- cosa c'è muliera mia, cosa c'è anche solo che ti turba un capezzolo o ti stropiccia un capello della frangetta nuova?
- ho detto basta, me ne torno da mia madre!
- come, perché, (quando?), muliera mia?
- se non cambi i sanitari di questa casa io prendo e me ne vado, giuro, com'è vero che ho speso 55 euro dal parrucchiere per la frangetta nuova!

(e i' che rimango come perplesso, interrogandomi su cosa posson'avere di sbagliato i miei sanitari)

muliera mia

togliti la gonna, lung'o corta che sia, e danza per me,
semignuda, ma lasciami scrivere, che tengo voglia di scrivere, che tengo in mano le tue mutande e me l'infilo sulla testa, per scriver ispirato dal lor'odore, e lo sai, muliera mia, che mi piace il loro'odore, soprattutto quando sulle mutandine mi lasci quel grumo secco biancastro giallo, un poco pipì, un poco bava tua prelibata, di quest'annata meravigliosa, per noi, per il mondo mica tanto, ma ci si consola così, noi 'taliani, con l'odore di figa di muliera.

(com'espediente la metterò in scatola, la bava sopraccitata, e la venderò agli angoli delle strade, in concorrenza con slavi e marocchini e cinesi e peruviani, con guanti, spugnette, bambolotti e berretti. confido negli amanti manga, hentai e affini. presto anche un'asta su ebay. offerta libera. fragranze varie, a seconda del periodo del raccolto (più o meno vicino a quei giorni))

' me, mi fanno paura

le mail lunghe
le gonne corte
le mani pittate
le orecchie forate
le mosse lascive
le chiappe sporgenti
le tette cadenti
i denti davanti tropp'in fuori
le lingue insinuanti tropp'in dentro
i peli del pube folti
i peli delle ascelle non tolti
l'odore di mestruazione in atto
la puzza dell'egoismo coatto
le donne con gli occhi chiusi
la gente con il tapp'al naso

perché son pigro, guardone, spietato, cagone, distratto, coglione, destabilizzato, vanesio, igienico, trappista, salumiere, cagnoloso e arcistufo di questo governo di merda e di questa italia zitta e mosca, e di questa televisione truffaldina e stordente, e di questo nostro non dire mai un cazzo, va tutto bene, tutto è chiaro limpido recoaro, va tutto fottutamente bene e io per mangiare spendo il triplo dell'anno scorso, con tutto che ho tagliato la birretta a pranzo, faccio il saltro triplo mortale e niente mortadella ché costa troppo, in questo paese delle banane e delle battone sedut'in parlamento, siamo in guerra e nessuno ce l'ha detto, poi finisce che una manica di teste di cazzo di cantanti su mtv me la mena con l'aidiesse e a nessuno di quei blateratori qualunquisti gli vien'in mente che al mondo si muore di più per il raffreddore, altro che aidiesse, che nel frattempo in questa merdosa italia del cazzo son tornati i poveri, ma non i poveri stranieri, 'stracomunitari, no, i poveri son nati qua, in italia, il belpaese galbani, vuol dire fiducia, e povertà schifosa, e son arcistufo di 'sto merdoso cazzoso governo di teste di cazzo, uno peggio dell'altro, ignoranti e codardi e tiranni e arroganti e delinquenti e condannati, uno peggio dell'altro, manica di stronzi, manipolo d'ingordi schifosi, monopolio del peggio peggiore, piduisti pienidisoldi, ci stanno coprendo la testa di cacca (ché riempita ce l'hanno già riempita) e noi niente, e raiot che fine ha fatto?, ma non ce ne frega niente, 'italiani catatonici, in coma, totalmente addormentati, totalmente 'goisti, conta solo il nostro piccolo particulare, stronzi schifosi, anche la merda ha più dignità di voi, quindi non vi dico manco stronzi, italiani. vi dico solo che ' me, mi fate paura, più di una mail lunga.
(che a me, nella mia totale incapacità di decidere i miei gusti sessuali, piace anche, prenderlo nel culo, fino a certe misure, ma da una certa misura in poi fa solo male e basta. si vede che l'italiani son il popolo con il buco del culo più spanato dell'universo conosciuto)

su la testa, struzzoni, ché il regime c'è (e si vede), merdaschìfa.