scrivere è un po' come sbucciarsi un ginocchio:
bisogna aspettare che secchi, la crosta, per grattarla via

tengo un corso

di scrittura.
davvero.
faccio che lo faccio. ' tenere un corso di scrittura. (tsè)

metto in chiaro le cose, ' inizio corso. dico: gente, sappiate che io, di legger le vostre menate, no. fate un po' voi.

così tengo il corso. faccio così: pontifico, distribuisco esercizi, glieli faccio correggere a loro, ripontifico e prendo la paga settimanale.
mi pagano a settimana, chè ultimamente i miei corsi hanno un tasso di abbandono stile inflazione by tremonti.

gli esercizi li improvviso. arrivo in aula sul bevuto andante con moto lento, guardo la signorina belle_maniere/piena_di_soldi/grandi_speranze in prima fila e dico: avete ventitrè minuti di tempo per scrivere un pezzo intitolato "la gonna della mia compagna di banco è troppo lunga e io non riesco a sbirciarne la mutanda", convinto che due o tre di questi ragazzetti annoiati e noiosi son già lì che pensano di stupirmi cambiando la parola mutanda con perizòma.

'le volte ci credo

davvero, ci credo davvero, 'le volte, che i' possa poi mettermi giù sul pavimento ' scrivere con karmacoma nelle orecchie e su per il cervello, blando, bluastro di onde wi-fi, blasé brizeè di letteratura 'ndata a male o un po' come le pare.
per fortuna, o caso, o destino, o fato, o fatto, nella lista delle canzonette ci capita appresso unfinished sympathy, una di quelle canzonette che mica ti capaciti.
e non ostante (lo spazio è mio) continui a crederci, ' poter scriver sul pavimento, certa musica e pochi crampi per le gambe, chè, i crampi per le gambe mi vengon sempre il mercoledì, deve aver qualcosa a che fare con l'astrologia, la numismatica, il superenalotto, o qualche altra disciplina scelta da voi nel vostro intimo pensiero, il mercoledì, poi succede che posso farlo no.

karmacoma
jamaica' aroma
I must be crazy
you must be lazy

ovvero. prendo e dico: scrivo. massive attack. pavimento. ci credo. posso farlo. poi il solito padrone, del bar, altresì detto locale pubblico, mi caccia fuori ' maleparole, trascinandomi per il colletto della camicia logora, mia, di cotone malandato e viola, negroni.

l'ultima follia di mel... gibson

sai già che quando vai ' veder un film che manco puoi rovinare agli spettatori dello spettacolo succcessivo, dicendo ad alta voce, uscendo, "tanto alla fine il protagonista muore...", poi esci fuori e ti metti a dire, ' alta voce, "tanto alla fine resuscita". evangelico, esci fuori, praticamente.

così, questo per dire che ho preso sette euro e li ho regalati al multisala ideal cityplex di torino per vedere la passione di gesù cristo, icon production version.

il mio primo commento, finita la proiezione, è stato: gesù! (dovete immaginare un tono sconfortato à la lupo alberto che guarda il cane pastore vestito da donna, e marta dietro a sghignazzare)

nel buio ho preso appunti (tanto, anche se mi son perso dei sottotitoli, io, il lucano, come le mie tasche. ah no, era aramaico, scusate)

appunti:

1. scene lesbo: 0. e vabbe'. (però secondo me qui il gibson ha sbagliato, sapendo che uno stuolo di suore e suorine di tutte le congregazioni sarebbero di certo andate a veder 'sto capolavoro. un bacetto saffico, una toccatina, poteva anche mettercelo per 'ste poverette)

2. dopo circa dieci minuti di proiezione scrutavo le zone periferiche dello schermo casomai vedessi spuntar per primo freddy kruger, o quell'altro, quello con la maschera da hockey. ma non li ho visti (devono essermi sfuggiti, per certo).

3. rosalinda celentano fa davvero paura, ma questa mica è una novità. (qui il gibson ha potuto risparmiare sul trucco)

4. fortissima la bambina/vecchia del circo barnum.

5. fantastica l'idea di gesù uomo-fotocopia che lascia un autoritratto sulla pezzuola di sabrina impacciatore. solo guardavo tra la folla se magari saltava fuori sabina guzzanti a fare un annuncio rai-style.

6. gerini sopra di tutti. nel senso: me l'avessero messa in una bella scena a dirigere un'orgia-baccanale, faceva una figura migliore.

7. incredibile rubini (nel senso che non è credibile). recita anche lui in aramaico, quindi si capisce un cazzo di quel che dice. (vabbe', come al solito)

8. la bellucci, tanto per cambiare, fa la mignotta.

9. una cosa l'ho imparata da questo film: a contare in latino, io che ho fatto no il liceo.

10. la colonna sonora de il gladiatore funziona sempre.

complessivamente, non ho pianto, non mi son schifato, non ho provato grandi emozioni. ho visto dei miracoli sì, quelli della post-produzione, e il lavoro (e il livore probabilmente) di una mente disturbata (l'ultima follia, appunto, in ordine cronologico, di mel).
tra le altre cose me lo vedo perfettamente mel gibson riguardarsi i giornalieri e tirarsi le pippe sugli schizzi di sangue da ricolorare, e poi andarsi a confessare da un parroco lucano.

ho idea, in ogni caso, che siamo infine giunti a vedere questa (bloody-techno-whip) versione della morte e risurrezione di gesù, solo perchè adesso (grazie agli effetti speciali digitali) è possibile realizzare sanguinamenti di tal fatta senza dover frustare a morte per davvero un attore.

infine, in verità vi dico, fate come me: rileggete il maestro e margherita di bulgakov e speditene anche voi una copia al pazzoide gibson.

(i', di per me, continuo a pensare che il vero peccato mortale che rende immonda la terra sia il modo miserando, distorto e asservito alle logiche di potere con cui l'insegnamento di gesù è arrivato a noi, uomini e donne e omosessuali e transessuali e transgender eccetera, del terzo millennio. il cristianesimo ha avuto un grande successo (non di pubblico, ma di critica) in duemila anni solo perchè chi gestisce il potere ci trova un perfetto strumento di controllo sociale. state buoni, soffrite e beccatevi la ricompensa nel'aldilà. bella roba. se ci penso, la divisione tra potere religioso e potere temporale è un'invenzione recente (ma se guardo la storia non ci credo nemmeno che religione e potere son poi così divisi, almeno in italia).

mi permetto

di dirne una sulla questione diritto d'autore e leggi e decreti cretini che la camera approva, ma il governo è battuto, boh, misteri della legislatura. in particolare mi piace di riportare un sottile ragionamento che ho letto in giro ed è il seguente: le major (e no) disco-cinematografiche si accaniscono sul p2p e il file-sharing sostenendo che sono tutti soldi che non entrano nelle loro tasche (attenzione, nelle loro tasche, non certo in quelle degli autori se non in percentuale miserrima). ma sono capaci di dimostare, con il loro stuolo di avvocati in parlamento, queste major che io che scarico una canzone di ramazzotti se non avessi limewire o simili scenderei di casa, piglierei un tram fino in centro per andare a comprarmi il corrispettivo cd? ai prezzi attuali di cd, dvd e compagnia bella, la mia risposta è: col cazzo! (e buona pace ai firewall che filtrano la parola "cazzo").
quindi.

quello è il ragionamento speculare a quello che potrei fare io, come fruitore di opere dell'ingegno e dell'arte, che dico che quando mi sono ascoltato otto o nove canzoni nuove di un artista che mi piace, scaricandomele, se mi piacciono molto mi vado senz'altro poi a comprare il cd originale o quel che è (anche se mi rompe dare soldi alle case discografiche sfruttatrici). meglio ancora: vado ai concerti! oppure, parlando di film, è vero che mi son guardato kill bill-1 in divx, ma adesso che esce il seguito, vado al cinema a farmi la maratona e me li guardo tutti e due di seguito.
quest'ultimo ragionamento se è raffazzonato e fumoso lo è tanto quanto l'altro.

(poi qualcuno mi deve sempre spiegare come farò, una volta che i libri verranno finalmente distribuiti in formato elettronico e letti da device leggeri e più sottili di un tascabile in brossura, come potrò prestare un romanzo mio preferito a un amico mio, senza violare leggi e emendamenti e beccarmi da sei mesi a tre anni, più ammende varie, balzelli, gabelle, spese processuali, bollette della luce, cazzi, lazzi, frizzi e mazzi)

chiudo con il tormentone di un certo mik, rivolto a multinazionali dell'intrattenimento e signor urbani: fancul'.

coinquiline

- credo, muliera mia, bella e topazza, d'avere un'acuzie, in questo preciso momento, e in verità ti dico che il mio scrittore preferito è quello sbevazzatore folle di... di... 'spetta che non mi sovviene il nome...
- lo so io chi è il tuo sbevazzatore folle scrittore preferito.
- ah, sì, muliera mia, tu sei la mia memoria, sei il mio backup cerebrale standard, la salvezza dei miei dati neuronici, l'angelo della misericordia alato e spietato...
- hai finito?
- oh, sì. beh, chi è?
- ciuc palahniuk?!

tieni me

tieni me,
dai,
di tra le braccia tue, ondose,
nodose di acanti, bossi ligustri, limoni
sei bella bella bella
sei così bella che non ti vedo più
dalle lacrime agli occhi
commossi di bella bella bella
te
e sei trentenne per niente primìpara
   attempata
ma terrorizzata
da certi miei moti con gli addominali
contratti per contratto a contatto con molecole
     alcooliche
   di troppo
ma son solo queste certe convulsioni
qui sul pavimento di casetta nostra
spasmi polverosi da linoleum
   grigio
e cerco di dirti ch'è tutto normale
no' ti spaventare,
è solo il mezzo barbera seguìto al bardolino,
intero,
interno oramai a' miei visceri, ai miei aliti,
alle musiche che metto su
per partecipare
' questo mondo di giri a vuoto
di scontri a fuoco
  con specchi noi stessi
         vetri     appannati
    spessi
 giocondi
poi nudi interminati
e mòndi,
abbiamo pure scopato
   a test'in giù
(mi sembra)

l'artista beone ha fatto un cumulo

di merda molla, 'll'improviso, tutto nelle mutande nere, s'accorse la muliera coinquilina, ed effettivamente è, era, fu, vero.

cazzo.

(si passan così le domeniche pomeriggio, bevendo valpolicella sartori, sgommando (sulle mutande) (che facevo meglio ' togliermele prima, vedi certi concorsi), scrivendo capolavori immortali, a tre mani e un quarto (si sa mai come quantificare la mano della sega)

ballando

forsennati
gioiosi
'mpazziti corsari
e benedetti barbari bàri

cantando)

ehi

e ci si vanta con le amiche

nudi sull'erba

il fumo ce l'ho, me l'ha passato il direttore, ma no,

è solo una canzone dei baustelle,

è solo che sto giocando all'artista consumato, pietrificato, amalgamato, con una certa femmina di mia conoscenza, che s'è messa a bere vino tutt'a un tratto, tratt'in inganno dalle proprietà analgesiche e paratiroidee di certi liquidi violacei

son un artista perchè

ho sempre le stesse cose nelle tasche (sinistra, fazzoletto, chiavi, pendrive, cipolla, destra, penna, mentine, accendino), la mia donna dice che sono un rivolta-frittate, voglio sempre l'ultima parola, ascolto una canzone a ripetizione sempre quella per decine di ore, sposto continuamente i mobili di casa cambiando funzione (tzè) alle stanze, due e mezza, stanze, mangio sempre prima i biscotti rotti, suscito sentimenti profondi, qualunque, ma profondi, ho sempre una donna in mezzo ai piedi che mi spiega come si pronuncia la z in zucchero e parabrezza, piango leggendo sanguineti, per quant'è bravo, non guardo più la tv, mi piacciono i la camera migliore e i baustelle, mi vergogno molto per come siam messi qui in questo paese almeno fino a qualche prossima elezione, uso la marijuana per scopi terapeutici, mi ricordo di una donna solo dalle scarpe che portava, non vedo l'ora che ci si possa scambiare libri in formato elettronico come adesso avviene per musica e film ('fanculo siae, fimi, riaa, ecc.), leggo hotel messico e poi ' chè lo dico io.

la tieni per le chiappe

mentre per radio senti dire che una certa melissa ha scritto un libro con le orgie dentro, e pensi ah, quella dei cento colpi, ma non erano di spazzola?, ma non era praticamente minorenne? ma non era in testa alle classifiche di vendita? così t'accorgi che son almeno dieci anni ch'hai smesso di legger quel ch'è in testa alle classifiche di vendita, e ti sei pertanto scordato il motivo, ' non leggi le vendite, le classifiche, diec'anni, ma ritorni presente, con le mani che imbragano le sue chiappe, a tenere, che non scappi fuori, che non svicoli tutto a mancina, prima che si consumi il primo tentativo di fecondazione naturale (cioè, ci sborri dentro) (ih).

passan i giorni e scopri che quell'ovetto di pasqua a forma di tuorlo d'uovo grosso una cellula che lei si porta dentro 'na volta al mese, è una specie di uma thurman in kill bill, e te li ha 'mmazzati tutti i tuoi spermatozotici, ha fatto una strage, la incolpi che non ha un utero, ha le termopili, lì al posto del pube, che se le metti una mano sulla pancia senti milioni di punturine, son le croci dei caduti, piantate tipo cimitero reduci vietnam, a perdita d'occhio, dici che non lo sapevi le tube di falloppio producessero napalm, e via così, giusto per farla 'rrabbiare, giusto per dire che il mondo è capovolto, chè con 'sta storia della fecondazione la volevi incastrare... (ih)

coinquiline

- ma ti sei vista con quel pigiama? mi sembri una nonnina vecchia bacucca!
- e te, invece, che indossi lo stesso pigiama di quando avevi dodici anni...
- eh, già la vedo la nostra prossima sit-com intitolarsi la tarda e il ritardato...

d'aprile virgola quindici

chi mi metterà a letto questa sera
   più bevuto d'una spugna di scogliera
peggio conciato di una pelle di pianura
      molle di stelle più di quel testa dura
di mio padre loffio granfio scomparìto
 tronfio in atti di convegni poco chiari
fioriti avanti cert'impegni proletari
 dettati da' postini occasionali
      di taluni paragoni smessi a forza di cambiali
   e la morte nei perdoni capitàli
così ti scrivo per saperti no giù di morale
ma non la smetto con la rima demenziale
e m'improvviso curatore occasionale
con lo sguardo del maiale
(che sarei poi io)
delle labbra tue natali (a natale)
piccol' e deformi
(se le mordo senza paradenti)
come mostri genitali
e coi contorni
bleh

nei prossimi giorni

mi compro il cd di george michael. nel frattempo me l'ascolto guadente e suadente, ci ballo su, camicia bianca calze forate mutande no, cancello mail infette a colpi d'alluce sulla tastiera al ritmo di amazing, cerco di non pensare agli omuncoli che vivono nel mio stomaco e ci stanno tenendo una dimostrazione di kung-fu, contro le pareti, a calci e pugni, sento i uaaaaaaa-tà distintamente (applauso e via seguitando).

per finire vi ricordo questo pezzo.

blogrodeo 1.0

perché i blogger sognano parol'elettriche?

sentir parlare la mia lingua

in coda alla cassa del discount di quartiere, da qualche tempo, non molto, qualche, diciamo settimane, ma non tante, qualche, insomma, davanti a me, in coda alla cassa, sento parlare la mia lingua.
(e questo la dico per l'istat che ultimamente mi sembra un poco impreciso, o distratto)

cosa vuol dire? vuol dire che fino a qualche tempo fa, una quantità leggermente superiore a quella citata qualche riga sopra, come tempo, alla cassa del discount di quartiere sentivo parlare il marocchino, il senegalese, il serbo-croato, il russo, l'estone, il lettone, il lituano, il polacco, il magrebino (semprechè sia una lingua) e il piemontese stretto dei pensionati. adesso, cioè da una quantità di tempo che ho definito piussopra, sento parlare anche la mia di lingua, cioè l'italiano, più o meno. ma non solo l'italiano sgrammaticato, o dialettale, o approssimativo, o biascicato, o storpiato, da handicappati, morti-di-fame, prepensionati fiat, analfabeti di ritorno, dementi, barboni, senzatetto, vedove impazzite che continuano a rompere ' coglioni al marito defunto, coppiette di tossici che discutono se comprare i pannolini o la torta gelato (in mutua esclusione), studenti pezzenti che devono organizzare il prossimo festino alcoolico e il classico immancabile nonnino povero in canna e solo che gli si deve fare il c14 per scoprire l'età dello sporco che lo ricopre, co' il solito bagnoschiuma occultato nella tasca della giacchetta, mezz'aperto, e il cartone di vinaccio sul tapis roulant della cassa.
no. sto parlando dell'italiano medio parlato dalle famigliole barilla/nestlè, poco congiuntivo molto minchia, famiglie in ostaggio delle multinazionali, sul genere parmalàt e via di seguito. famigliole brillantanti che si stagliano in mezzo allo squallore suburbiano di questo discount col pavimento lurido, gli scatoloni sparsi abbandonati, le pareti scrostate, i prodotti non pubblicizzati, senza la corsia dell'offerte, senza giocattoli e merendine esposte ad altezza di bambini (e non perchè i responsabili dei discount non abbiano studiato aggressive-direct-scaffal-marketing).

e poi tutti a casa a piedi, con le borsacce non biodegradabili per le mani.

m'accorgo che

apprezzo talune cose, m'accorgo, solo dopo un certo bicchiere, come numero, e consistenza, e se riguardo il declino dell'impero americano dopo anni, io bevuto al di sotto ' un certo bicchiere numerato, be', poi finisce che lo trovo apocalittico, quel film, finisce, ' lo trovo.

mentr'invece dovrei trovarlo precisamente condivisibile, per nulla cinico e applicabile, soprattutto, appiccicabile, più oggi che vent'anni fa quando venne prodotto.
soprattutto nella misura in cui gli amici e le amiche con cui l'ho rivisionato l'han trovato cinico e canadese.
soprattutto perchè n'abbiamo parlato poco, dopo, e male, divagando su metodi scolastici e nasi pagliacci.
soprattutto perché son venute fuori poche zero confessioni inconfessabili.
'prattutto perchè l'orgetta, è scattata no.

pezzo magistrale oggi

di ark''angel. (cappellò).

abitudini

passi dieci anni a dormire sul divano, chè il letto riesci mai arrivarci in tempo, poi di colpo ti ritrovi a divider un letto vero, e te riesci solo a dormire male e peggio, sognare che ti si rompe il display del portatile e che non ti ricordi bene con quale donna stai insieme, delle due o tre che incroci nel sogno.

(poi continuo, 'desso non mi viene)

coinquiline

corri verso il cesso e gridi:
- amoooooore!
- seh?
- emergenza cucchiainoooooo!
- oh dio! non intenderai mica quello che penso che intendi?
- ehi, fa' poco la sofisticata, oh tu donna che hai più soprannomi di mike tyson, e soprattutto più volgari. è che pensavo fosse solo gas, invece mi sa ch'ho lasciato una sgommata...
- OH-MIO-DIO!
- senti invece d'invocare l'altissimo bon signore, potresti portarmi delle mutande pulite? nere.

mi permetto di citare

questo articolo da punto-informatico, che è una versione in italiano corretto e completo di quel che ho provato a dire io in diversi momenti in questi anni. più o meno.

mi piace soprattutto il concetto: ti rubo la bicicletta è un conto (te sei con una bici in meno). ti copio una canzone è un altro (adesso entrambi abbiamo la canzone). e ripensando all'aggeggio e-book dell'altro giorno mi viene da chiedermi a quel punto come faccio a imprestarti l'ultimo libro che ho comprato? io un libro (di carta) lo posso prestare. anche un cd audio lo posso prestare. adesso come si fa?

è chiaro che questa storia del copyright, che vuol dire diritto di copia e NON diritto d'autore, solo che ce l'han mischiati nella testa questi due concetti parecchio differenti, è una gran inculata pensata per controllare la diffusione del sapere e dell'arte, e non per incentivarla. ovviamente.