an arsenio bravuomo production 2002 - corretta infine il 17.09.2002

daccapo oppure parlami

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aprire un poco gli occhi, pieni di caccole, nel dormiveglia, nell'ultimo sognare, e chiedermi: "ma che giorno è oggi? venerdì? sabato?", e chiedermi "posso dormire ancora un poco oppure no?" (sempre avuta poca fiducia, io, nel risveglio. preferisco di gran lunga l'addormentamento)

alzarmi sempre pieno di caccole negli occhi con un'idea fissa nella testa: scrivere una canzone in la.
peccato che non so di preciso cosa voglia dire. però ho questo pensiero nella testa. (e siccome, come vi ho già detto, ho sempre una canzone nella testa, in questo momento ho, per vostra informazione, "il problema più importante" di adriano celentano).
so già che mi perseguiterà per tutta la giornata questo pensiero di scrivere una canzone in la (e celentano).

il mio amico bertrando mi ha invitato ad andare al mare qualche giorno da lui, andare a trovarlo. e non mi ricordo cosa volevo raccontarvi a riguardo. non credo che ci andrò.

così non mi è venuto in mente niente altro da fare per consumare l'oggi che mettere in fila tutte le musicassette di roberto vecchioni, che posseggo intieramente dalla prima all'ultima, tutta la sua benedetta cassettografia, e ascoltarmele di_seguito una dopo l'altra, per un totale di circa 950 minuti (non ho contato camper e canzoni e cicogne, gli album dal vivo). che a far bene i conti sono quasi sedici ore di musica. finirò a notte inoltrata.

tanto per cambiare discorso, non me ne importa uno scacazzo di tutto quello che ho scritto prima, dei giorni scorsi, di quelli passati, dei momenti già morti nella memoria, di persone e fatti e accuse e rimbrotti che non appartengono al presente. io, francamente, me ne infishio. non mi va di essere originale e non mi va di stare a spiegare sempre tutto. questo, almeno, dovrebe esservi chiaro, o no?

la birra mi gonfia troppo. ho deciso: solo più vino e superalcolici (oppure potrei alternare, un mese questa, un mese quello, un mese gli altri).

dovete perdonarmi, ma è un momento di passaggio. è che non ho una donna precisa a cui indirizzare tutta la letteratura mia. perché io sono uno di quelli che senza una donna, senza una musa, non vado mica avanti.
e non c'è uno stracazzo da fare, ma ci ho sempre e ancora un sacco di letteratura dentro di me, parole e voci, poetiche e declamazioni, dentro di me, robe da riempire fogli su fogli, o meglio hard-disk su hard-disk e iomega-zip.
la mia letteratura è come un grido che parte sudato e marcio di emozioni, e non si capacita, è esterrefatto dal seguito di pubblico... e quindi prosegue lento, come un interludio di pianoforte, ma la mia letteratura è come un suono di sassofono, solitario e malinconico, un assolo, un bicchiere di vino, versato, nel mio bicchiere, è come se il mio cervello e muscoli e tutto, si pieghino e si appallottino e si deformino e alla fine quel che ne viene fuori è una roba comprensibile, scritta in lingua italiana, e soprattutto è letteratura, la mia.
il mio scopo nella letteratura è ridurre all'osso.
il fatto è che è la mia vita che si è ridotta all'osso, adesso. niente punti salienti, niente carne al fuoco. nella mia vita, solo più varie ed eventuali. (e certo voi non dovete starvene qui a partorire capolavori immortali, per il solo gusto di doverli difendere dopo, davanti a chi ci guadagna sopra)

adesso divago.
sono le due di notte e scopro che odifreddi, il mio professore preferito dell'università, sta parlando di infinito su raiunoeducational. e mi piace perché racconta le stesse storielle su cantor e i numeri transfiniti che gli ho sentito raccontare un pacco di volte. mi suona familiare, odifreddi.

sono le 3.06 e ho finito di leggere l'odore dei soldi, di Elio Veltri e Marco Travaglio, quel libro sull'origine del successo di berlusconi e compagnia bella (be', proprio bella no) e ammetto di aver staccato una gamba del mio tavolo ikea e con la stessa ho spaccato la televisione a sprangate, praticamente, l'ho fatta a pezzi. tanto che mi ci sono pure tagliato.
soprattutto mi vergogno di vivere in questo paese. non fosse per il cibo e il vino...

ammetto inoltre di aver pensato ad ania, adesso, visto che per radio mi hanno appena trasmesso cose da dimenticare di daniele silvestri. e vaffanculo.

preghiera: dammi un'altra televisione da spaccare.

brindiamo: a 'sto cazzo.

la frasedelgiorno è:

"mi duole una donna in tutto il corpo" (J. L. Borges)

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