an arsenio bravuomo production 2002 - corretta infine il 17.09.2002

daccapo oppure parlami

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oggi è stata una domenica puzzosa e caldiccia di un'anomala primavera. puzzava di gas di scarico e altro.
era un'ora in cui le auto tenevano ancora i fari accesi, a sbadigliare come i loro padroni sulla strada asfaltata, dopo un sabato sera da sballo. sulla mia città si addensava un oscuro colore di pianto. pedalavo pensando ai cinque milioni di chilometri che dovevo aver percorso, sotto le ruote e sotto le suole delle mie polverose clarks color prugna, quando ho incrociato una rossa con in braccio una borsa rotta piena di libri. mi sono accorto in un colpo solo di tutta la sua bellezza, mi ha travolto come un'onda di piena. la rossa aveva anche gli occhi rossi. piangeva o aveva pianto. con la stessa emozione di quando da bambino mia nonna mi prometteva le fiesta per merenda, mi avvicinai. e sentii come una specie di formicolio al cuore. sacripante, era da un pezzo che non mi prudeva il cuore. la rossa mi guardava con una mano infilata nei pantaloni a vita bassa. aspettavo. volevo essere guardato da lei. e d'altronde non le avrei forse anche strappato tutti i vestiti che aveva addosso?

e non è successo granché dopo. è che la vita non è come un romanzo. uno non sa mai cosa dire. non c'è nessuno che ti scrive le battute. devi sempre improvvisare.

così mi sono detto: ne ho già abbastanza di amori da dimenticare. e l'ho lasciata perdere, lì, con i suoi occhi rossi e i suoi pantaloni a vita bassa. sentivo i suoi singhiozzi, ma non mi facevano nessuna impressione.

mi si dev'essere indurito il cuore, devo avere un cuore incallito, da fresare e smerigliare. ulteriormente. è come se ci si fosse cristallizzato sopra un detrito di tristezza.

ragazzi, forse non mi va più di essere innamorato, non mi va più di lasciarmi andare, di regalarlo il mio cuore a una che poi mi calpesta l'anima, o quello che penso di portarmi appresso... è che l'ho portato in secca, il mio cuore, come una balena che vuol morire.

eppure non c'è un cazzo da fare: ho bisogno di uno sguardo. di cui innamorarmi. e di una ciucca.

così marie dice che mi ha trovato disteso per terra con un bicchiere pressocché afferrato nella mano destra, con del vino secco sul fondo. devo essere svenuto dal bere. a volte mi capita. arrivo a un punto che non ce la faccio più di bere, ma continuo, e poi svengo.

brindiamo: no.

la frasedelgiorno è:

"Conceda Dio a tutti noi, a noi bevitori, una morte così lieve e bella!"
(Joseph Roth, La leggenda del santo bevitore)

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