an arsenio bravuomo production 2002 - corretta infine il 17.09.2002

daccapo oppure parlami

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ho parlato al telefono con ania e mi sembra che siamo diventati due estranei. e con questo dico che siamo nella ovvia fase di ricostruzione del rapporto, ma non vi voglio annoiare con queste mie stronzate parapsicopranosomaillogiche.
in casi come questi non ci resta che ascoltare somebody dei depeche mode.

stanotte ho sognato mio padre. mi dava dei consigli. non ricordo su cosa. rideva sempre, nel sogno di questa notte.
vabbe', ne approfitto per parlarvi un poco di lui.

mio padre.
indossava la tuta blu da operaio. oppure i jeans blu da operaio. niente roba firmata mio padre.
mio padre lavorava tutto il santo giorno, quattordici ore al giorno, roba da rivoluzione industriale.
mio padre giocava a calcio con me, qualche pomeriggio che riusciva a venirmi a beccare ai giardinetti, dopo il lavoro, prima delle sei e mezza.
mio padre leggeva i fumetti al cesso. lo faccio anch'io. tanto che ora non riesco ad andare al cesso senza qualcosa da leggere. solo che i fumetti non li compro mai, così adesso faccio la cacca in compagnia di romanzi vari e qualche rivista di computer.
mio padre sapeva di foruncoli e sudore, la mattina di domenica quando lo andavo a svegliare nel lettone.
mio padre giocava a bocce. mi piaceva il ruolo del bocciatore. quello del puntatore, quello che va a punto, mi sapeva di vecchio. ma lui sapeva fare tutti e due.
mio padre aveva altre donne, oltre a mia madre, una peggio dell'altra.
mio padre era molto distratto, oltre con le donne, anche al volante, bocciava continuamente e mia madre ci faceva venire i sorci verdi.

così mio padre ha divorziato da mia madre. malamente.
era un matrimonio malandato il loro, e io non l'ho mai saputo, mai nemmeno sospettato. il mondo va in malora e anche il matrimonio dei miei, ci è andato.
così alla fine mio padre non ha accompagnato mia sorella all'altare, il giorno che lei si è sposata, e mi è toccato farlo io, perché mia sorella non lo vuole più neanche sentir nominare mio padre.
ne parlo al passato di mio padre, perché non lo vedo da un sacco di tempo, da quando l'abbiamo sbattuto fuori di casa. malamente. una scena da film, roba che non mi va di ripetervi. sette anni fa.

mi manca, mio padre. un giorno di questi lo chiamo.

brindiamo: a mio padre, al buono che mi ha insegnato.

preghiera: dammi il coraggio di chiamarlo.

la frasedelgiorno è:

"L'uomo costruisce case perché è vivo, ma scrive libri perché si sa mortale.
Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo." (Daniel Pennac)

in cima oppure ancora