an arsenio bravuomo production 2002 - corretta infine il 17.09.2002

daccapo oppure parlami

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ho così tante cose da raccontarvi che non so da che parte incominciare. non fosse che la testa mi gira e difetto un poco nell'organizzare le idee, sapete, difetto anche un poco con la punteggiatura, e non vogliatemene, ma avrei così tante cose da raccontarvi che voi umani non avete idea... ma io vi conosco a voi, lettori parassiti dei guai altrui, delle disgrazie degli altri, voi ci godete a vederci sfatti, vomitare in un angolo di muro di vicolo buio, perché poi noi ci vergogniamo di noi stessi, nella nostra povera persona, noi ubriaconi trentenni, noi che ancora la tiriamo avanti e ascoltiamo musica malinconica tanto per darci un tono, tanto per darci una ragione, noi che non lo pensiamo di essere migliori di altri, non ce ne frega niente, abbiamo trovato la nostra molto personale soluzione e ci conviviamo beatamente o beonamente, ma questi non sono affatto affari vostri.

vado avanti a leggere hornby. è divertente. gli uomini non fanno altro che parlare male delle loro storie d'amore. forse sono le uniche cose interessanti da raccontare. e questo lo dico ma non so se sono d'accordo. ci devo pensare ancora bene. poi vi faccio sapere, eh.

emma non mi ha risposto.

sto facendo la vita da scrittore in questi giorni, la vita che ho sempre pensato fosse quella che dovevo fare: dormire, bere e scrivere. a dirla tutta, non è che stia dormendo molto, la notte, ma scrivere di notte fa molto scrittore maledetto.
sempre stato uno scrittore di seconda mano, io, mai avuto granché da dire, concetti MAIUSCOLI, concetti con i muscoli, robe che non fanno per me...

pensavo ad ania (che novità), al fatto che io le ho offerto il monopolio di me e lei l'ha rifiutato, sapendo benissimo di fare una cazzata. così pensavo al fatto che non ce l'abbiamo mica il controllo delle cose, che uno può anche sbattersi a destra e a sinistra, ma quando qualcosa va bene è solo un caso, una coincidenza. è come credere di avere dei poteri paranormali solo perché una volta che si stava fermi al semaforo, abbiam pensato "verde!", e quello, il semaforo, è scattato verde all'istante.
coincidenze.

come quella che ho perso l'altra settimana, la coincidenza, che sono andato a firenze due giorni a trovare bertrando, l'amico mio del cuore. al ritorno abbiamo fatto firenze-milano su un intercity lento come una lumaca, che ha ritardato 40 minuti. la mia finestra per la coincidenza con l'interregionale per torino era di 30 minuti. fate un po' voi. così erano le dieci di sera, il treno dopo era alle 0.20, allora ho accompagnato bertrando in albergo, visto che lui si fermava lì per un corso. quattro stelle di alberghetto, hostess americane alla reception, non molto fighe a dirla tutta. ci siamo visti un pezzo di report su raitre, puntata non molto interessante, per fortuna, visto che me ne perdevo metà, poi mi ha accompagnato al treno. ci siamo abbracciati. in quell'abbraccio io ci ho messo un grazie enorme per i due giorni che sono stato a firenze da lui. non è che abbiamo fatto niente di speciale. abbiamo dormito, mangiato molto bene, persino la ribollita, bevuto chianti, abbiamo camminato, ci siamo comprati dei libri, lui mi ha fatto la predica perché bevo troppo... è che tra di noi c'è una tale intimità naturale, che non dobbiamo nemmeno parlarci per capirci. così, per esempio, sabato mattina ci siam svegliati a ore diverse, poi in qualche maniera ci siamo ritrovati entrambi a leggere uno sul divano e uno sulla poltrona e io dopo un po' ho staccato gli occhi dal libro, mi sono dato una guardata intorno e ho visto solo pace e libertà e ovatta. una sensazione di calore che si tagliava a fette. ho guardato bertrando sorridendo e lui mi ha solo detto: "colazione?". magari l'ha solo pensato, ma io ho capito lo stesso e ho annuito.

perché bertrando non è una donna?

quel che ho bevuto oggi: ragazzi, oggi ho bevuto di quel tanto, che sono radioattivo, tanto ho bevuto. vi risparmio la lista, che è meglio.

la frasedelgiorno è:

"il mio cuore è come la cipolla che mio nonno
mi ha lasciato in eredità quando è morto:
rimane sempre un poco indietro"

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