stavo solo camminando
senza sapere più niente
del giorno e della notte
del tempo
e dei locali
dai ritmi tutti uguali
di noi occidentali.
stavo solo interrogando
passanti sconosciuti
e volti e occhi scoloriti
sempre più sconclusionati.
stavo solo perdendo vita
mi colava dalle mani
e dal fondo dei calzoni.
stavo solo.
ero in cerca di te.
ania, oggi ti ho pensata fino a farmi sanguinare il cervello.
vorrei solo che tu condividessi con me quelle quattro cose che mi
rendono felice, anche se lo so che felice è una parola
orrenda.
ma se non mi vuoi, allora, cosa me ne faccio di te? di noi, non
posso nemmeno dirlo, di noi, che cosa c'importa? importa la vita?
importa di te? quella che non si innamora di me, neanche a pagarla,
neanche a studiarla, come un fossile oblungo, come un rito d'autunno
di una tribù di mulatti, di vestiti rifatti, con occhi cerbiatti
e pensami solo
pensami solamente
pensami.
ho bisogno di bere, ho bisogno di dare, di non vedere, nessuno che
conosco, nessuno che mi manchi, dopo, dopo l'ultimo sorso di birra,
l'ultimo gesto, d'affetto, affetto da alibi, seducente o morsicante.
lasciami fare e ti consumo la pelle, a forza di baci, ti riduco
uno straccio, un liso strofinaccio, a forza, di baci.
e ricominciare a scriverti, polemicamente, per renderti noto
che, per non passare inosservato.
does anyone care?
scapperò
mi ubriacherò, darò di testa, darò la testa,
e tutto il mio porco cuore, per guardarti ancora una volta, senza
perdermici, senza lasciarci la pelle, lasciarci le piume, di struzzo,
distrutto dagli occhi tuoi, cerbiatti.
tu niente hai capito di me, di me non hai capito niente. ma tantovale.
passo il tempo ad accusarti, il tempo ad accusarti, e non ci capisco
un'acca, non ci capisco, un'acca.
can't forget, we always get what we give
ascolto le canzoni soffocate, le aritmie rinforzate di mascalzoni
abbassati e pantaloni rialzati. non mi prendere in giro, solo non
prendermi in giro, ho così tanta letteratura da vomitare
fuori che non mi bastano gli anni miei.
e ti taglierei i capelli, quei poveri ciuffi lì davanti agli
occhi, dozzinali e erotici, eroici, furbeschi, arrotati, raggomitolati
fra le tue tempie, templi di bellezza bizantina, e a nascondere
una metà di viso, alba di mezza luna, ci poserei la mia mano,
la mano mia, proprio quella, proprio la mano più bella che
ho, una delle due.
e ricominciare a scriverti, per aver perso la testa e tutto il
suo contenuto, al mercato, del mercoledì, del martedì
e del giovedì, per aver perso quel poco di banale che c'era
in me, solo per poter essere estremamente originale, solo per corteggiarti
in differita, come una schifosissima partita, di calcio o di pallamano,
un partita di cocaina, meglio se tu fossi partita per un altro stato,
meglio un altro continente, meglio un pianeta differente, ma anche
lì t'avrei seguita, anche lì sarei perduto, perché
chi è perso è perso nell'universo, che è il
solo al mondo ad essere unico al mondo.
ti dimenticherò, è una promessa, che faccio a me stesso,
delirante e impagabile me stesso, che so già non manterrò,
ma mi ci impegnerò, perché soffrire può essere
piacevole, può essere bastevole per questa serata cominciata
male, finita peggio, e tutti gli amici incazzati...
mi sono ritrovato con tutti gli amici incazzati, occhi di pesca,
e naso di miele, ché te l'ho assaggiato, ché lo tieni
profumato, a volte, di lavanda. e io amo annusare come cambia, quel
tuo musetto di cerbiatto incattivito. ma non mi fai tenerezza né
niente di tutto questo, questo nostro blaterare, nostro di
noi poeti, intendo dir.
son poi quei fianchi tuoi, come li muovi tu, che manco sembrano
appartenerti, li metti in mostra come cani, come cuccioli di razza,
come infiniti sovrani di cupidigia, di amore e morti di pensieri
contorti ed affamati, pensieri elucubrati.
It's all over now, baby blue.
When I'm blue, when I'm lonely,
she's come true, she's the only one who can,
my baby grand, is all I need...
versi di canzoni lamentose, di blues buono e non scadente, come
scatole di formaggi finti, scadenti quelli sì, scandenti
le giornate vuote, come vuoto il frigo, tenuto a stecchetto, il
frigo architetto delle mie poche parole fredde, congelate nell'acqua
dei tuoi no.
sono un rifiuto. così mi sento. mi getterò in un cassonetto
differenziato per me.
quel che ho bevuto oggi: 5 moretti da 66. 1 becks. 1 bottiglia
di sauvignon da cinquemilalire (pessima).
la frasedelgiorno è:
"sopporta in pace la fortuna"
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