oggi se mi suona il campanello mi presento in bermuda e scalzo,
con gilet e camicia di fuori, sul limitare dello sbronzo, per lo
più incapace di guardare alcuno negli occhi, e chiunque sia
lo faccio entrare nel mio monolocale tappezzato di edizioni tascabili,
mensole e scaffali fino al soffitto, e gli racconto per sfinirlo
che io mangio raramente, per me mangiare è sempre una rottura,
mai stato un buongustaio io, e gli faccio vedere balcone e bagno,
un metro quadro con doccia e cesso, dentro al quale lo faccio pure
pisciare mentre io mi faccio la doccia...
questa è la mia casa: uno straccio di divanaccio, che va
poi anche bene per dormirci su, un tavolo e due sedie (casomai dovessi
dare da bere a un ospite), una baracca di computer e varie ceste
per armadio. ok, non è granché, ma almeno è
riscaldato.
scrivo per mettere insieme i soldi che mi servono a pagare bollette
e birre. non ho una donna da qualche mese, ma ho un amore disperato
e disperante che mi logora da anni, come ogni scrittore dannato
che si rispetti. sono senza ambizioni e non ho nessun romanzo nel
cassetto in attesa di pubblicazione. mi interessa di avere una vita
tranquilla. dovrei vergognarmene?
viaggio per casa senza mutande, cucino pesce e polpette dagli aspetti
più disparati e demoralizzanti, perlomeno commestibili, consumo
incommensurabili megabyte di mp3, mi distruggo la vista davanti
al monitor sony, alieno pensieri e cervello a stare dietro a internet,
versioni, upgrade, patch, download, y2k, gin scadente e libri di
bruce sterling.
per fortuna sto all'ultimo piano, a un passo dal tetto, sul quale
è mio preciso piacere recarmi, rigorosamente senza mutande,
a contemplare i tetti altrui e le stelle cadenti, di san lorenzo
e compagnia bella.
una volta ho scritto pure questo: "la letteratura è
lo srotolamento di grandi uomini."
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