an arsenio bravuomo production 2002 - corretta infine il 17.09.2002

daccapo oppure parlami

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vi parlo un po' di marie.

perché era bello stare con lei, essere il suo fidanzato, era illuminante, era pazzesco, era come vivere al margine del caos, era esaltante, era sentirsi nel caldo buono del camino del focolare della famiglia dell'amore del destino fatato della vita piena e vitale responsabile e perfetta.
ma poi a volte la odiavo, non la sopportavo, l'avrei ammazzata brutalmente, con qualche coltello da cucina oppure a frustate, per sfinimento, per stenti e per fame e sete, l'avrei ammazzata in qualche subdola maniera, facendola diventare pazza magari, più pazza e artistica di quanto non fosse già.
poi a volte era gentile, era bello chiacchierarla, era calorosa, sentivi la sua presenza pervaderti e ti veniva voglia di essere lei, di essere fuso con lei, aveva un passo leggiadro, un corpo da urlo, una femminilità invidiabile, una sensualità tale…
poi mi succedeva di notare tutti i suoi difetti: dalle tette al culo, dal passo distratto e scoordinato alle ginocchia troppo vicine, dalle mani troppo grandi ai capelli facinorosi.
ma l'ho amata, ah! se l'ho amata! poi l'ho odiata. diceva celentano: io l'amavo la odiavo, l'amavo la odiavo, ero pazzo di lei…
marie non sa cucinare. mette troppo peperoncino nel sugo per la pasta, eppoi il suo sugo per la pasta è sempre al tonno e pomodoro, però sforna delle torte al cioccolato da farti venire la bava alla bocca e tu non riesci a capacitarti.
ma la quotidianità con marie era fatta di pasta al tonno e pomodoro, troppo piccante.
"ti ho detto di metterne due di peperoncini non tre, porca puttana, adesso questa merda te la mangi te"
"me la mangio io, ecchessaràmmai!", mi rispondeva e poi dopo due forchettate la lasciava lì e metteva il broncio. io la guardavo e poi scoppiavamo a ridere tutti e due, imbecilli che non eravamo altro...
il tutto condito da vini prelibati, comunque. mai rinunciato a un vino perlomeno decente. da quando lei aveva partecipato a un corso di degustazione poi, la qualità del vino in casa era enormemente aumentata. il conto in banca era enormemente diminuito, ma questa è una questione marginale. volgare, diciamo. per marie i soldi sono una noiosa e impiastricciata incombenza. non ha il senso del denaro, marie. infatti avevamo la casa piena di avvisi pagamento, di mora, multe non pagate... marie=come buttare i soldi nel cesso, dicevo io.

lei si lamentava: anche gli uomini fingono. certo, io a volte fingo, scopando. è che le donne pensano di aver capito tutto e di essere indispensabili e di avercela solo loro. anche gli uomini, a volte, lo danno per fare un piacere. molte donne si lamentano che non si scopa abbastanza. ci sono uomini che non amano scopare. è vero, esistono. ma se ci penso è proprio un bel modo stronzoso di vivere. io amo scopare, dal canto mio.

poi un giorno che c'era un cielo vissuto, nuvole strapazzate come le uova che riusciva a carbonizzare lei, stavamo litigando e le dissi: "come fai a sopportarti?". e lei: "senti, adesso non mi viene in mente niente..."

marie non mi lasciava scrivere. se gironzolava per casa, cazzo, io non riuscivo a scrivere. e io, puttanamiseria, ho da scrivere capolavori immortali.
ma capitava a volte, qualche rara volta, che mi mettessi a scrivere con lei fra le gambe. lei si sedeva di schiena al monitor, in braccio a me e mentre mi baciava il collo e tutto, io subivo l'ispirazione di sentirmi amato. caracollavo di parole, producevo connessioni e legami inediti, grazie al suo possente contatto, sulle gambe, sul collo e nella schiena, che mi accarezzava accuratamente. marie, ignara di tutte le parole che mi inventavo dietro la sua, di schiena.
a volte marie era come musica. come musica arrivava, e andava, e arrivava. arrivava e andava, andava e arrivava. come musica.
marie è il tipo di donna che ti infila una mano nel petto, ti strappa il cuore, te lo riduce una poltiglia e poi te lo ridà indietro come se niente fosse. (già sento chi obietta: come tutti gli altri tipi di donna!)

però guardavo alla mia vita e i conti non tornavano.
così l'ho lasciata, marie.

il fatto è che forse con le donne i conti non tornano mai.

fotomontaggioquel che ho bevuto oggi: niente. solo un bicchiere di negroni.

la frasedelgiorno è:

"Forse il vero amore
vuol restare grande
chiudersi e morire in un colpo
invece di appassire"
(E. Ruggeri, in Nuovo swing)

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