oggi ero lì, tutto intento e teso a cercare di partorire
un pensiero decente, un abbozzo di razionalità, giusto per
non farlo morire d'inedia, il mio cervello. ma non ce l'ho fatta.
così ho preso su e me ne son venuto a scrivere.
ho pensato molto a emma, oggi. al fatto che non mi ha risposto.
magari il mio messaggio non è arrivato. magari ho sbagliato
numero. magari in queste due o tre settimane non ha mai acceso il
cellulare. magari gliel'hanno rubato. magari il cellulare è
di suo marito (sì, perché emma è sposata).
magari.
pòndero e ci do dentro con le sdrucciole.
non ho più niente da mangiare in casa. così non ho
mangiato niente. ma tanto non ho fame. affatto.
tipicamente quello che faccio quando sono a casa, è mettermi
in favore di finestra, quella grande grandiosa. non so, è
come sentirmi meglio. comunque a casa ci sto poco. a volte, a forza
di guardar fuori, mi sembra di poter afferrare l'orizzonte con la
mano, stringere le dita attorno alla linea dell'orizzonte, quella
lì che sapete voi, e di poter anche, volendo, come dire,
strappare il panorama, come se l'orizzonte fosse la cerniera che
tiene insieme cielo e terra.
ma insomma, tutte queste chiacchiere ce l'hanno un motivo, sapete.
cercavo di ritardare la sofferenza, di rimandare il dolore, il panico,
il sapore, schifoso, di raccontare quello che vi voglio raccontare.
ieri ho rivisto ania.
ero sobrio. meno male. quando sono bevuto riesco a dare il peggio
di me stesso. non sempre. ma abbastanza spesso. è per questo
che in genere bevo in casa mia, da solo. quando son bevuto mi vengono
le fisse e le paranoie. e cago ancora più spesso del solito.
una fissa che mi viene quando sono appena un po' fuori per il gin,
è di mettermi ad ascoltare una canzone sola, una canzone
fissa a ripetizione. programmo una playlist di winamp con un pezzo
solo e la mando in loop, e probabilmente è il fatto di essere
borracho che mi permette di stupirmi e rallegrarmi ogni volta
che la canzone riparte, come se l'avessi beccata per caso giocando
con la sintonia di una radio.
se sono le sei. mi dico: ancora le sei.
poi arrivano le sette e penso che sono già passate le sei,
e comunque il tempo è come malandato.
ieri ho rivisto ania e avrei voluto ficcarmi in tutte le sue sporgenze,
naso compreso. invece ho visto sparire un mondo, un'epoca, una miriade
di consuetudini. mi son fermato un momento e mi sono messo lì
a guardarli andare via. ho visto avvicinarsi l'addio, l'istanza
di commiato, la lunga lontananza. ho provato, eccome se c'ho provato,
a dilatare il tempo con qualche quantico trucchetto. ho sognato
un ritorno, una nuova partenza, un saluto rinnovato.
la vita e l'amore mi piovevano addosso, e io che speravo fosse solo
un acquazzone.
e mi è venuto in mente di quando mi sono comprato la mia
fiaschetta da trentamilalire... mi comprai una fiaschetta, sapete,
una di quelle da trentamila lire nei negozietti da fighetti della
rinascente. e infatti l'ho pagata proprio trentamila lire, tutta
bella argentata e con il tappo che s'avvita e così son passato
dalla parte dei bevitori professionisti, quelli sempre con un goccetto
pronto in tasca.
ieri ho rivisto ania ed è stato come se il mio cuore fosse
una saponetta e lei se ne lavava le mani.
il resto della storia è un delirio di treppuntini
fino al momento in cui mi dice:
"per me è una cosa totalmente irrazionale volerti bene.
sappilo."
gesù.
mentre io volevo solo giocare con te, ania, pacioccarti come si
paciocca una bimba di tre anni, e tu mi avresti coperto di perché
fino a sfinirmi, come fanno i bambini piccoli in quella fase, così
io sarei stato costretto a zittirti, a tapparti la bocca a forza
di baci.
sta di fatto che ho scritto roba maledettamente buona questo pomeriggio,
e ne ho pianto buona parte, di questo pomeriggio, un pianto inedito,
proprio come me, me e i miei racconti inediti.
e io ingenuo che mi dico: è solo un momento, passerà,
come tutti i momenti passati, fabio, e sarà solo un'altra
briciola di malinconia da metter giù in parole, come fossero
di letteratura.
e mi dico: ma non sarebbe più semplice, onesto e giusto,
ania, che io te stessimo insieme?
domanda: cosa c'è di peggio di vedere la donna di
cui sei innamorato sbavare dietro a un altro?
risposta: quando lei ti guarda con quel tanto d'occhi, ti
sorride di un sorriso così, e per finire ti abbraccia sussurrandoti
"ti voglio bene, sei il mio migliore amico", e poi cerca
di baciare quell'altro.
quel che ho bevuto oggi: così tanto gin-tonic
che poi il gin mi usciva dalle lacrime e facevo le bolle, dagli
occhi.
la frasedelgiorno è:
"Sapete qual è la cosa peggiore nell'essere
mollati? La mancanza di controllo. Se solo potessimo controllare
il come e il quando veniamo scaricati, non sarebbe così brutto.
Ma allora, chiaro, non si tratterebbe più di un rifiuto.
Dico bene?" (Nick Hornby, Alta fedeltà)
|