an arsenio bravuomo production 2002 - corretta infine il 17.09.2002

daccapo oppure parlami

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oggi ero lì, tutto intento e teso a cercare di partorire un pensiero decente, un abbozzo di razionalità, giusto per non farlo morire d'inedia, il mio cervello. ma non ce l'ho fatta. così ho preso su e me ne son venuto a scrivere.
ho pensato molto a emma, oggi. al fatto che non mi ha risposto. magari il mio messaggio non è arrivato. magari ho sbagliato numero. magari in queste due o tre settimane non ha mai acceso il cellulare. magari gliel'hanno rubato. magari il cellulare è di suo marito (sì, perché emma è sposata).
magari.

pòndero e ci do dentro con le sdrucciole.

non ho più niente da mangiare in casa. così non ho mangiato niente. ma tanto non ho fame. affatto.

tipicamente quello che faccio quando sono a casa, è mettermi in favore di finestra, quella grande grandiosa. non so, è come sentirmi meglio. comunque a casa ci sto poco. a volte, a forza di guardar fuori, mi sembra di poter afferrare l'orizzonte con la mano, stringere le dita attorno alla linea dell'orizzonte, quella lì che sapete voi, e di poter anche, volendo, come dire, strappare il panorama, come se l'orizzonte fosse la cerniera che tiene insieme cielo e terra.
ma insomma, tutte queste chiacchiere ce l'hanno un motivo, sapete. cercavo di ritardare la sofferenza, di rimandare il dolore, il panico, il sapore, schifoso, di raccontare quello che vi voglio raccontare.

ieri ho rivisto ania.
ero sobrio. meno male. quando sono bevuto riesco a dare il peggio di me stesso. non sempre. ma abbastanza spesso. è per questo che in genere bevo in casa mia, da solo. quando son bevuto mi vengono le fisse e le paranoie. e cago ancora più spesso del solito. una fissa che mi viene quando sono appena un po' fuori per il gin, è di mettermi ad ascoltare una canzone sola, una canzone fissa a ripetizione. programmo una playlist di winamp con un pezzo solo e la mando in loop, e probabilmente è il fatto di essere borracho che mi permette di stupirmi e rallegrarmi ogni volta che la canzone riparte, come se l'avessi beccata per caso giocando con la sintonia di una radio.

se sono le sei. mi dico: ancora le sei.
poi arrivano le sette e penso che sono già passate le sei, e comunque il tempo è come malandato.

ieri ho rivisto ania e avrei voluto ficcarmi in tutte le sue sporgenze, naso compreso. invece ho visto sparire un mondo, un'epoca, una miriade di consuetudini. mi son fermato un momento e mi sono messo lì a guardarli andare via. ho visto avvicinarsi l'addio, l'istanza di commiato, la lunga lontananza. ho provato, eccome se c'ho provato, a dilatare il tempo con qualche quantico trucchetto. ho sognato un ritorno, una nuova partenza, un saluto rinnovato.
la vita e l'amore mi piovevano addosso, e io che speravo fosse solo un acquazzone.

e mi è venuto in mente di quando mi sono comprato la mia fiaschetta da trentamilalire... mi comprai una fiaschetta, sapete, una di quelle da trentamila lire nei negozietti da fighetti della rinascente. e infatti l'ho pagata proprio trentamila lire, tutta bella argentata e con il tappo che s'avvita e così son passato dalla parte dei bevitori professionisti, quelli sempre con un goccetto pronto in tasca.

ieri ho rivisto ania ed è stato come se il mio cuore fosse una saponetta e lei se ne lavava le mani.

il resto della storia è un delirio di treppuntini…

fino al momento in cui mi dice:
"per me è una cosa totalmente irrazionale volerti bene. sappilo."
gesù.

mentre io volevo solo giocare con te, ania, pacioccarti come si paciocca una bimba di tre anni, e tu mi avresti coperto di perché fino a sfinirmi, come fanno i bambini piccoli in quella fase, così io sarei stato costretto a zittirti, a tapparti la bocca a forza di baci.

sta di fatto che ho scritto roba maledettamente buona questo pomeriggio, e ne ho pianto buona parte, di questo pomeriggio, un pianto inedito, proprio come me, me e i miei racconti inediti.

e io ingenuo che mi dico: è solo un momento, passerà, come tutti i momenti passati, fabio, e sarà solo un'altra briciola di malinconia da metter giù in parole, come fossero di letteratura.

e mi dico: ma non sarebbe più semplice, onesto e giusto, ania, che io te stessimo insieme?

domanda: cosa c'è di peggio di vedere la donna di cui sei innamorato sbavare dietro a un altro?

risposta: quando lei ti guarda con quel tanto d'occhi, ti sorride di un sorriso così, e per finire ti abbraccia sussurrandoti "ti voglio bene, sei il mio migliore amico", e poi cerca di baciare quell'altro.

quel che ho bevuto oggi: così tanto gin-tonic che poi il gin mi usciva dalle lacrime e facevo le bolle, dagli occhi.

la frasedelgiorno è:

"Sapete qual è la cosa peggiore nell'essere mollati? La mancanza di controllo. Se solo potessimo controllare il come e il quando veniamo scaricati, non sarebbe così brutto. Ma allora, chiaro, non si tratterebbe più di un rifiuto. Dico bene?" (Nick Hornby, Alta fedeltà)

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