esco con un amico
un’ di quei che non ti guarda mai negli occhi
(non che io)
non ci diciamo una parola
ma al secondo o terzo giro
mi fa
ma quanto cazzo scrivi di ultimamente?
(ci mette quella preposizione di troppo per affettuosamente sfottermi)
io gli faccio
scrivo, sì, ultimamente, di tanto,
mi vanto, son fottutamente in forma
mi fa
sì sì, ma in sopra a tutto, quando cazzo scrivi?
la notte, sbronzo, tanto dormo no
a cagare ci vai?
come un orologino svizzero
mangiare mangi?
mangiare non mangio
e allora cosa caghi?
mi cago il culo, credo, faccio dei gran sforzi di volontà
i piatti li lavi ogni tanto?
non mangio, niente piatti da lavare
lo cesso, lo poolishee?
qui ho no risposto (ma non per mancanza d’igiene)
e bòn, non s’è più detto niente
c’è da capire che ’sto mio amico è forte
’sto mio amico, non c’è che dire, lo ammetto,
ha un suo pregnante e stronzo stile riconoscibile
eppoi è uno che si inventa degli acronimi fantastici
tipo 2CC (due coglioni così)
poi per tutta la sera non faccio altro che tirare dei gran sospironi
(e bicchieroni, certo)
è che sono un poco triste ché nello stesso medesimo giorno
mi son finite la s04 di dexter e la s03 di californication
e anche certe idee mie bislacche mi son andate in vacca di botto del tutto
ma forse è molto meglio così
lui non mi chiede niente
è come un codice che abbiamo
quando uno ha su una certa faccia, niente domande
si beve e basta, non ci si guarda in faccia, niente domande,
si ribeve e basta, si paga un giro a testa
si beve e si ribeve, e si ribeve finché basta
(e non basta mai)
niente domande
e la staffa è quel miraggio all’orizzonte piatto e umido come pianto
come il profilo del tavolaccio
sul quale ti si schianterà la testa, prima o poi,
o il pavimento
piatto pure lui
e umido e sporco
e brindiamo agli amori sbullonati di baglioni
brindiamo a chi non ci linka,
a chi non ci laika, facciamo di persino queste cose da nerd strampalati
brindiamo alla vita che si accorcia ogni giorno di più
(e forse è molto meglio così)
ma queste cose non ce le diciamo a voce alta, le pensiamo ognuno nella sua testolina
brindiamo e brindiamo
muti
come cani
ed entra nel locale una cantantessa di canzoni da femmina
con indosso un vestito che ________________________ (indicare a piacere)
e ce l’immaginiamo presto tutta nuda
con la chitarra in grembo
uso il plurale, ché lo so che anche il mio amico ci sta dando dentro di immaginazione,
è un codice che abbiamo, non abbiam bisogno di dircelo a parole
è un maledetto codice
e allora io penso che lui pensa che vuole che lei sposti la chitarra
per farci vedere il nudo del nudo
il bello del nudo, del tutto nudo come mamma ti ha fatta,
ed anche io, ovvio
poi c’è la cameriera ch’ha quasi cinquant’anni ma
porta in giro i resti d’ un corpo di gran figa
con le tette strizzate, i capelli biondi, gli occhi nervosi da predatrice
o da venditrice
e la immaginiamo pure lei nuda, con le mani in tasca,
come alle medie
ridiamo
sputazziamo in giro quel che beviamo
lei ci guarda male
come stessimo ancora alle medie
poi ci lamentiamo, sempre nella mente,
degli italiani ignoranti e rozzi e schiavi
e della mancanza di ideali
e di nebbia di fumo nel locale
ché se uno non vede la nebbia, non vede bene, nel locale
nel locale le regole funzionano al di fuori dell’ordinario,
nel locale la realtà dovrebbe essere sospesa,
ma insomma
è una buffa scena, a vederla dall’esterno,
due che bevono e alzano i bicchieri e li sventolano
e ridono e piangono e sbattono i pugni sul tavolo
senza dirsi mai una parola
senza mai guardarsi in faccia
quasi manco si conoscessero
poi classicamente immaginiamo la cameriera e la cantantessa in una scena lesbo
la chitarra posata affianco che fa figo,
un poco a coprirle, giusto per _________________ (indicare)
(e lo so che lo state facendo anche voi, cosa credete, non lo sappia?)
ci sarebbe anche da farci su dei soldi a filmarle
ci son dei siti apposta
e si vede che questo pezzo non so di preciso dove farlo andare a parare
il fatto è che non è successo niente di niente quella sera
tranne forse che mentre la cantantessa performava un raffaelliano tuca tuca
abbiam finito chiuso la serata in sambuca
e poi di corsa abbiam innaffiato l’erba controvento e anche un muro
un muro o due
e niente c’è da raccontare di preciso di quella sera
m’ è che in questo momento debbo devo scrivere scrivere qualcosa
una cosa qualunque
scrivere qualche cosa comunque, scrivere
per combattere un maledetto schifoso processo
che ci ho in corso internamente
che non saprei di preciso adesso definire
ma è una roba simile al FAC
(Fottutissimo Autospezzamento di Cuore)
scrivi tanto, sì. effettivamente.