la notte degli scriventi viventi (e beventi)

forse anche te tu, come me mi, sei già stato ad un hackmeeting, i computer accesi 24 ore su 24, la birra, il fumo, i fosfori verdi.
forse anche tu, te, come me, io, sai di cosa parlo quando dico arena e quando subito dopo dico webbit.
forse anche tu, te, tu, come me mi io, sei stato a un demo-party. la demo-scene.
io, me, io, ho vissuto purtroppo solo un buenzli, ma sono state le due notti insonni più meravigliosamente produttive della mia vita dissipata.

in un mashup di immagini e di immaginazione forse avrai capito che sto parlando di una trinità di perfezione lucente affascinante e epica. sto parlando della notte. sto parlando di un’arena, uno spazio grande in comune pieno di occhi e mani e tastiere, illuminato solo, nella notte, dagli schermi lcd o catodici o quel che sia. e sto parlando del rumore delle tastiere che macinano codice. e parole e parole e parole spese con amici che conoscevi solo per il codice che macinavano, per le parole che accendevano dall’altra parte di un computer fino al tuo, via internet.

che nostalgia, canaglia. che magia irripetibile. (o no?)

pensavo a tutto questo e pensavo che vorrei riviverne ancora di notti così.

ma io non sono esattamente un programmatore.
scrivo, mi piace scrivere. mi piacciono la notte, le arene, la birra condivisa e il suono pulito dei tasti premuti all’impazzata, come se non ci fosse nient’altro da fare, come sapere che il mondo finisce tra undici ore e tutto quello che ti vien in mente di fare è cercare gli amici e metterti giù a scrivere, a scrivere e scrivere ancora.

allora, io vorrei sapere se c’è qualcuno là fuori che, come me, vorrebbe poter trovarsi in un’arena, una notte, piena di gente come lui, a scrivere e scrivere, con la luce solo degli schermi. tutti dentro a un enorme writeroom a bloggare, twittare, friendfeeddare, narrare, romanzare, raccontare per iscritto, una notte. non importa se sei tiziano scarpa o giorgio faletti. non importa se vuoi vincere il premio strega o il grinzane cavour. non importa se ti leggono i tuoi due amici o in quattro milioni in tutte le lingue conosciute compreso il klingon. non importa se sei un giornalista, un docente di letteratura passata di moda, una scrittrice di favole porno. non importa. una notte a scrivere perché scrivere è una cosa che ti fa stare bene al mondo.

quest’anno qualcuno mi ha chiesto se si farà il litcamp. io del litcamp francamente non ne sento il bisogno. di una notte degli scriventi viventi (e beventi) invece sì.

ho bisogno di aiuto per organizzarla però, sempreché ci sia là fuori qualcuno che, come me me me, me, sappia di cosa parlo quando dico webbit o demoparty o hackmeeting o barcamp o cosa ne so.
ho anche qualche idea su come impostare il tutto, ma prima mi serve di sapere che non son solo a immaginare questo mashup di immagini, luoghi, immaginazione e amici.

Pubblicato da

arsenio

m'han nomato bravuomo un giorno e da quel giorno io me lo tengo, quel nome. arsenio mi son nomato da solo. eccetera.

Un commento su “la notte degli scriventi viventi (e beventi)”

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