nella notte

nella notte
ch’è come morirsi addosso,
seppellirsi di sotto del proprio stesso cadavere
propio
vi son accanto, blogformisti,
a morir un po’ di meno
(po’ con l’apostrofo)
giusto per sentirvi meno soli
le notti che vi tocca miagolare
tipo come avanzi di comare
rimaste senza peyote da fumare
e un poetry slam da sindacare
male
ché due poesie son poche
e le altre che si posson dire
poi
no’ mi dite ‘ son troppe
in sovrannumero
più che altro
più per l’altro
  arbitro giudice

(pausa)

m’è che la popolazione di poesie
  mondiale
va sul morendo andante a male
così perchè non darci dentro con brio
anche solo in certi eventi fortunati
  compresenti d’un certo pio voce
    ‘ccompagnati
e la mia gola truce a versificare
come di strafòro
  d’una musica
‘ppoggiata sbilenca sapida
  (nella notte)
     tipo coro
(sipario)

voglio una donna commestibile

voglio una donna commestibile
coi coloranti, inenarrabile,
i peli in nel naso, nubile,
che sappia di fango atavico,
con sòtto il ph basico
e un tozzo linguaggio afàsico
che sia di notte abùlica
e la mattina alcòlica
del mio svegliarmi sbronzo
di quel resto di retto fallico
appiccicato gonzo
al suo cesto di pelo candido.

voglio una donna, meretrice,
etnica e cinica in tutto quel che dice,
che prenda in parola il complice
mio guardarla giust’in tralice
quando si gusta beata il duplice
sentore caldo di cazzo e pollice.