quando lo dico io sembro un cretino

invece bottoni no, perché lo dice bene.

In ogni caso, come continuo a ripetere da tempo, è la “struttura concettuale” stessa del “libro” ad essere ormai in crisi. E’ il suo processo produttivo, fatto di autori e di redazioni chiaramente identificabili, di diritti d’autore e di canali di distribuzione proprietari, ad essere superato dai fatti. E’ tutto un mondo ad essere ormai obsoleto.

Ciò che ci libererà da questi, ennesimi squali è, come al solito, il World Wide Web. E’ il web con i suoi innumerevoli canali di distribuzione, con i suoi volontari e con la sua “gift economy”.

Chi ha qualcosa da dire, semplicemente lo dirà attraverso una pagina web, come sto facendo io stesso in questo momento. Lo farà sapendo che il suo “ritorno” dipende da cose diverse dal prezzo di copertina. Chi deciderà invece di condizionare la lettura di un suo testo al pagamento di un “balzello” lo farà con la piena consapevolezza che il suo testo è un “prodotto”, non un “messaggio”, e come tale verrà trattato.

Chi vuole leggere, non per il gusto di scorrere le parole su un pezzo di carta ma per il desiderio di conoscere un altro mondo, troverà sul web la finestra di cui ha bisogno, non altrove. Chi deciderà di cercare ancora la rassicurazione della copertina o del frusciare della carta, lo farà sapendo che deve pagare un balzello per questo servizio. Un balzello fatto di soldi ma, soprattutto, di libertà e di “orizzonte”.

In un mondo “connesso” come il nostro, l’unica censura veramente possibile è quella che il lettore si autoimpone attraverso i suoi pregiudizi.

leggi tutto il pezzo: Fahrenheit 902 – Alessandro Bottoni.

(solo ribadire però che il balzello di cui sopra a volte lo si può anche vedere come il tentativo di un lettore di dare “supporto” all’autore. fin tanto che non sarà in voga un sistema alternativo (nel senso che, volendo, già c’è il sistema ma non è molto sfruttato))

i don’t see the point

in questi giorni pare che le corazzate dell’industria culturale di questo paese, e quando dico industria culturale intendo gente del calibro di telecom italia, mica cazzi, per dire, per farmi capire, non so se mi spiego, insomma, le corazzate e i motosiluranti dell’industria culturale di questo paese hanno mollato gli ormeggi, ma mi son stufato di ’sta metafora marino militaresca, insomma pare che quelli grossi, quelli con la potenza di fuoco, e daje, si stiano dando da fare con gli ebook, i libri del futuro e il futuro dei libri. e quando dico darsi da fare, sì, intendo che stanno tentando di incularseli per bene e mandare al solito in vacca tutto, coi buoi dei lettori sul carro appresso.
ho letto in giro commenti molto interessanti, ma io son un cialtrone e di sabato all’alba, son le 12 e diciannove, ho gli occhi ridotti un camion della spazzatura, vorrai mica che mi metta a cercare i link. vorrai mica.
ho letto post interessanti sulla questione. da uno di questi scopro meglio una cosa che sapevo già, ovvero che il formato epub (che si sta affermando come standard per gli ebook, più o meno) è in pratica un file xhtml incellofanato con l’xml per certi metadati e infine compresso. in pratica un piccolo sito web locale racchiuso in un file. facile no?

ma quindi, io non capisco.
i don’t see the point.
ma quindi, che ce ne facciamo di un altro formato? non possiamo semplicemente dire che il libro del futuro (e qui immagina che lo stia dicendo ampollosamente, esageratamente e qualche altro mente che in questo momento, vorrai mica mi metta a cercar le parole esatte. vorrai mica), quindi non possiamo sempicemetne dire che il libro-del-futuro è un mini sito?
si fottano le piattaforme di distribuzione, i grossi pescicani, e tutto il resto.
basta che i device (con eink o qualsivoglia) abbiano un browser che supporti html5 e i libri-del-futuro son belli che serviti. interattivi, multimediali, social networkizzati, commentabili, sottolineabili, traducibili, correggibili, in diretta sul web.

lo so.
i soldi.
son qui che m’immagino che ti sento dire, sì, ma i soldi?
sì ma i soldi, se te vuoi i soldi, vai a lavorare.

l’industria culturale deve chiudere bottega.
i libri non sono patate, un tanto al kilo.
gli autori vanno supportati, non comprati. basta andare ai loro reading, leggere quel che scrivono e dargli dei soldi quando si sente la necessità di aiutarli ad avere il tempo per continuare a scrivere.

e ora un caffè breve lungo di rum, giusto per incollare questo giorno pomeriggio allo ieri.

prossimamente

Cosa cambia per gli autori? Gli autori sono quelli che possono guadagnare di più da questa rivoluzione. Dato che potranno finalmente pubblicarsi da soli ed apparire in cataloghi di prima qualità (Amazon, per esempio) potranno finalmente scavalcare gli editori. Per gli autori che venderebbero comunque, questo vorrà dire più soldi. Per quelli che avrebbero fatto fatica a trovare un editore, questo vorrà dire avere una possibilità.Purtroppo, però, per quelli che non avrebbero mai dovuto essere pubblicati questo vorrà dire avere la possibilità di fare delle magre figure su scala galattica.

viaIl Business dell’Editoria Digitale.

libri aumentati, ma non di prezzo

sto leggendo un molto cartaceo libro di alessandro carrera, intitolato la voce di bob dylan. ottimo libro, complesso, impegnativo, meraviglioso di scoperte meravigliose, a volte fin troppo incredibili, ma comunque. difficile da trovare, ovviamente. è un libro del 2001. vorrai mica comperare un libro di NOVE anni fa?!? ma adesso non volevo parlare di code lunghe e tutto il resto.
adesso volevo parlare del fatto che sta continuando a capitarmi questa cosa.
come quale cosa?
‘ momento, adesso te lo dico.
sta capitando che son lì sul divano che leggo carrera e carrera mi cita un verso oppure anche solo il titolo di una canzone. di bob ovviamente. e io ’sta canzone magari non la conosco, oppure adesso in questo momento non mi ricordo come fa. il mio cervello allora è lì che comincia a rompere e insiste che vuole sentirla. mi dice, sarebbe bellissimo se adesso potessi sentirla, sarebbe bellissimo, insiste.
allora mi alzo e vado al tavolo dove ci sta su il mio macbook pro nomàto ataru, apro itunes e faccio andare la canzone. ah già, faceva così, eccetera. se non ce l’ho, la canzone, faccio che la compero, ché non ci ho testa in questo momento di scaricarla dai torrent eccetera, eppoi non voglio aspettare, mi serve adesso, la voglio subito, perché voglio continuare a leggere carrera.
così poi mentre la canzone va, posso riaddivanarmi e rimettermi a leggere carrera.

ora, ma se mentre leggo questo libro potessi espletare tutte queste operazioni semplicemente passando il ditino sul titolo della canzone, ma non sarebbe ancora più bellissimo?
io credo di sì.
e credo che si potrebbe fare facilmente e qualcuno lo sta già facendo, magari. per ipad o per kindle o per che cosa ne so. i libri aumentati.

magari non si può fare con tutti i libri. magari sì.

nel 1996 scrissi un racconto con colonna sonora incorporata. cioè raccontavo un pezzetto di storia e dicevo: questa la capisci meglio se mentre la leggi ti metti sotto i depeche mode. cose così. all’epoca tutto quel che potevo fare era mettere una nota a piè di pagina. oggi magari sarebbe carino avere i libri con l’OST.

la guerra segreta tra lettori, autori, editori, piattaforme

The safe ecosystems of the Kindle Store, Apple’s iBookstore, and B&N’s Nook Store are the only things stopping the secret war between readers, authors, publishers, and platforms from exploding into a disastrous and painfully apparent spectacle.

viaThe secret war between readers, authors, publishers, platforms « Kindle Review – Kindle 3 Review, iPad Review.

via granieri

e mi raccomando, leggete anche i commenti…

e comunque i giornali stan chiudendo, ma non solo

spiego: avevo in draft questo post dal 31 agosto 2009.
vista la discussione di ieri, faccio che far uscire dal limbo questa accozzaglia di pensieri che oramai son praticamente superati.

voglio dire, niente paura, son qui solo a dire delle riflessioni che mi sovvengono mentre vedo che le cose cambiano, giusto come per prendere appunti e tra due anni tornare e vedere se ci ho preso. con tutto che poi, chìssene.

dunque i giornali.
‘ me mi sembra che una cosa che sta cambiando è la questione delle fonti.
presempio: per saper chi ha vinto il gp di formula 1 (tanto per restare nel totale chìssene) mica vado sul sito della gazzetta dello sport. vado sul sito della formula 1.
insomma, per sapere le cose si può sempre di più andare alla fonte. non sempre, ma quasi.
quindi, è ovvio che è finita l’era del giornalista che ha scambiato internet per un granda piattaforma di copincollismo.

tutti ad agitarsi.
il giornalista faccia le sue belle inchieste, il lavoro di ricerca, quella roba là. quella interessante. lo so che la faccio facile. però.

poi c’è la questione della tempestività. twitter batte tutti. ma anche friendfeed non è male.
 Continua a leggere e comunque i giornali stan chiudendo, ma non solo