aprire un poco gli occhi, pieni di caccole, nel dormiveglia, nell'ultimo
sognare, e chiedermi: "ma che giorno è oggi? venerdì?
sabato?", e chiedermi "posso dormire ancora un poco oppure
no?" (sempre avuta poca fiducia, io, nel risveglio. preferisco
di gran lunga l'addormentamento)
alzarmi sempre pieno di caccole negli occhi con un'idea fissa nella
testa: scrivere una canzone in la.
peccato che non so di preciso cosa voglia dire. però ho questo
pensiero nella testa. (e siccome, come vi ho già detto, ho
sempre una canzone nella testa, in questo momento ho, per vostra
informazione, "il problema più importante" di adriano
celentano).
so già che mi perseguiterà per tutta la giornata questo
pensiero di scrivere una canzone in la (e celentano).
il mio amico bertrando mi ha invitato ad andare al mare qualche
giorno da lui, andare a trovarlo. e non mi ricordo cosa volevo raccontarvi
a riguardo. non credo che ci andrò.
così non mi è venuto in mente niente altro da fare
per consumare l'oggi che mettere in fila tutte le musicassette di
roberto vecchioni, che posseggo intieramente dalla prima all'ultima,
tutta la sua benedetta cassettografia, e ascoltarmele di_seguito
una dopo l'altra, per un totale di circa 950 minuti (non ho contato
camper e canzoni e cicogne, gli album dal vivo). che
a far bene i conti sono quasi sedici ore di musica. finirò
a notte inoltrata.
tanto per cambiare discorso, non me ne importa uno scacazzo di
tutto quello che ho scritto prima, dei giorni scorsi, di quelli
passati, dei momenti già morti nella memoria, di persone
e fatti e accuse e rimbrotti che non appartengono al presente. io,
francamente, me ne infishio. non mi va di essere originale e non
mi va di stare a spiegare sempre tutto. questo, almeno, dovrebe
esservi chiaro, o no?
la birra mi gonfia troppo. ho deciso: solo più vino e superalcolici
(oppure potrei alternare, un mese questa, un mese quello, un mese
gli altri).
dovete perdonarmi, ma è un momento di passaggio. è
che non ho una donna precisa a cui indirizzare tutta la letteratura
mia. perché io sono uno di quelli che senza una donna, senza
una musa, non vado mica avanti.
e non c'è uno stracazzo da fare, ma ci ho sempre e ancora
un sacco di letteratura dentro di me, parole e voci, poetiche e
declamazioni, dentro di me, robe da riempire fogli su fogli, o meglio
hard-disk su hard-disk e iomega-zip.
la mia letteratura è come un grido che parte sudato e marcio
di emozioni, e non si capacita, è esterrefatto dal seguito
di pubblico... e quindi prosegue lento, come un interludio di pianoforte,
ma la mia letteratura è come un suono di sassofono, solitario
e malinconico, un assolo, un bicchiere di vino, versato, nel mio
bicchiere, è come se il mio cervello e muscoli e tutto, si
pieghino e si appallottino e si deformino e alla fine quel che ne
viene fuori è una roba comprensibile, scritta in lingua italiana,
e soprattutto è letteratura, la mia.
il mio scopo nella letteratura è ridurre all'osso.
il fatto è che è la mia vita che si è ridotta
all'osso, adesso. niente punti salienti, niente carne al fuoco.
nella mia vita, solo più varie ed eventuali. (e certo
voi non dovete starvene qui a partorire capolavori immortali, per
il solo gusto di doverli difendere dopo, davanti a chi ci guadagna
sopra)
adesso divago.
sono le due di notte e scopro che odifreddi, il mio professore preferito
dell'università, sta parlando di infinito su raiunoeducational.
e mi piace perché racconta le stesse storielle su cantor
e i numeri transfiniti che gli ho sentito raccontare un pacco di
volte. mi suona familiare, odifreddi.
sono le 3.06 e ho finito di leggere l'odore dei soldi, di
Elio Veltri e Marco Travaglio, quel libro sull'origine del successo
di berlusconi e compagnia bella (be', proprio bella no) e ammetto
di aver staccato una gamba del mio tavolo ikea e con la stessa ho
spaccato la televisione a sprangate, praticamente, l'ho fatta a
pezzi. tanto che mi ci sono pure tagliato.
soprattutto mi vergogno di vivere in questo paese. non fosse per
il cibo e il vino...
ammetto inoltre di aver pensato ad ania, adesso, visto che per
radio mi hanno appena trasmesso cose da dimenticare di daniele
silvestri. e vaffanculo.
preghiera: dammi un'altra televisione da spaccare.
brindiamo: a 'sto cazzo.
la frasedelgiorno è:
"mi duole una donna in tutto il corpo"
(J. L. Borges)
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