oggi è stata una domenica puzzosa e caldiccia di un'anomala
primavera. puzzava di gas di scarico e altro.
era un'ora in cui le auto tenevano ancora i fari accesi, a sbadigliare
come i loro padroni sulla strada asfaltata, dopo un sabato sera
da sballo. sulla mia città si addensava un oscuro colore
di pianto. pedalavo pensando ai cinque milioni di chilometri che
dovevo aver percorso, sotto le ruote e sotto le suole delle mie
polverose clarks color prugna, quando ho incrociato una rossa con
in braccio una borsa rotta piena di libri. mi sono accorto in un
colpo solo di tutta la sua bellezza, mi ha travolto come un'onda
di piena. la rossa aveva anche gli occhi rossi. piangeva o aveva
pianto. con la stessa emozione di quando da bambino mia nonna mi
prometteva le fiesta per merenda, mi avvicinai. e sentii
come una specie di formicolio al cuore. sacripante, era da un pezzo
che non mi prudeva il cuore. la rossa mi guardava con una mano infilata
nei pantaloni a vita bassa. aspettavo. volevo essere guardato da
lei. e d'altronde non le avrei forse anche strappato tutti i vestiti
che aveva addosso?
e non è successo granché dopo. è che la vita
non è come un romanzo. uno non sa mai cosa dire. non c'è
nessuno che ti scrive le battute. devi sempre improvvisare.
così mi sono detto: ne ho già abbastanza di amori
da dimenticare. e l'ho lasciata perdere, lì, con i suoi occhi
rossi e i suoi pantaloni a vita bassa. sentivo i suoi singhiozzi,
ma non mi facevano nessuna impressione.
mi si dev'essere indurito il cuore, devo avere un cuore incallito,
da fresare e smerigliare. ulteriormente. è come se ci si
fosse cristallizzato sopra un detrito di tristezza.
ragazzi, forse non mi va più di essere innamorato, non mi
va più di lasciarmi andare, di regalarlo il mio cuore a una
che poi mi calpesta l'anima, o quello che penso di portarmi appresso...
è che l'ho portato in secca, il mio cuore, come una balena
che vuol morire.
eppure non c'è un cazzo da fare: ho bisogno di uno sguardo.
di cui innamorarmi. e di una ciucca.
così marie dice che mi ha trovato disteso per terra con
un bicchiere pressocché afferrato nella mano destra, con
del vino secco sul fondo. devo essere svenuto dal bere. a volte
mi capita. arrivo a un punto che non ce la faccio più di
bere, ma continuo, e poi svengo.
brindiamo: no.
la frasedelgiorno è:
"Conceda Dio a tutti noi, a noi bevitori, una
morte così lieve e bella!"
(Joseph Roth, La leggenda del santo bevitore)
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