sempre di più credo che ognuno di noi la stia solo sognando
la propria vita, che ognuno di noi prenda le cose così come
vuole, non come stanno. ma allora, per sognare, tanto vale
farlo ad occhi aperti, chiamare le cose con il loro nome. sognare
sapendo di sognare.
ogni tanto me lo faccio ancora un pianto, ve lo confesso, per ania.
tipo quando per radio mi passano "seven days" di craig
david, oppure quando lei mi telefona tutta felice per dirmi che
con lui è felice e hanno dormito abbracciati tutta la notte...
verranno tempi migliori, mi dico.
è che siamo rimasti amici, ania ed io (e non voglio sentire
commenti).
la peristalsi inversa mi sta martoriando la pancia. dovrei smettere
di bere.
leggo torinosette. la littizzetto ha una rubrica e ha scritto
la lista delle sue idiosincrasie personali. tutte molto divertenti,
certo, ma mi sono stufato di queste donne che si lamentano di noi
uomini che lasciamo la tavoletta del cesso alzata e robe così.
provino un po' a pensare loro, a quando lasciano i pannolini imbottiti
di sangue e catrame rappreso appoggiati sulla mensolina del bagno,
a quando mollano lì un lavandino a pois per le briciole di
trucchi vari, fondotinta, mascara e checcazzonesò...
e non sopporto quelle che si mettono la minigonna e poi passano
tutta la sera a tirarsela giù.
e ne ho a basta di quelle che le spogli e hanno le ascelle che ci
puoi fare le treccine rasta con i peli. per non parlare della foresta
amazzonica che a volte mi sono ritrovato a dover districare per
arrivare fino al clitoride...
oggi leggevo hemingway.
leggevo hemingway e il telefono non poté che squillare.
avevo i piedi sulla sedia e il culo sul divano. ho sbuffato al primo
trillo idiota, ho fissato il soffitto sperando in un falso allarme,
ma il telefono non poté che risquillare. risquillò
e io tirai giù i piedi dalla sedia, posai i 49 racconti
di lato, e rinculai dentro il divano, sperando di venirne inghiottito,
sperando di svegliarmi dall'altra parte del divano, varco magico
verso un mondo migliore. ma lui, quell'idiota di un telefono, non
poté che squillare per la terza volta. per fortuna entrò
in funzione la segreteria.
era ania. voleva solo farmi un saluto.
eh.
how does it feel? / how does it feel / to be on your own / with
no direction home / a complete unknown / like a rolling stone?
mi dico: domani mi innamoro.
più che un presagio è una minaccia.
ci sono momenti in cui potrei innamorarmi di chiunque. momenti
in cui l'innamoramento è in me, si impossessa di me, io divento
nient'altro che innamoramento.
a volte, è imbarazzante.
l'innamoramento è un trucchetto che la Natura ha inventato
per fare in modo che il maschio si concentri su una femmina alla
volta, giusto per il tempo della fecondazione (ma, che io sappia,
questo trucchetto non ha mai funzionato)
preghiera: eccomi. ho debolezze e tremori e faccia disfatta.
ascolto musica ad alto volume nelle orecchie per tutto il tempo
che mi si concede. mi salverò?
la frasedelgiorno è:
"and I say hey hey hey, what's going on?"
(what's up, 4 non blondes)
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