teorema: "C'è ancora qualche motivo di odio
che mi manca. Sono sicuro che esiste." (L.F. Céline)
sto solo cercando di scrivere, ma vengo interrotto continuamente,
dal campanello, dal telefono, dai vicini. ditemi voi se è
possibile. mi prendo una pausa (non che abbia scritto una riga).
campanello.
no, non voglio fare un abbonamento a "uomini e topi".
cos'è oggi? un boicottaggio, un ammutinamento, una congiura,
un complotto?
e penso: eccomi qui con una vita a disposizione. una vita, capite?
amici, parenti, relazioni varie di vari gradi e intensità,
il teatrino al completo, un armadio, fors'anche dei quaderni di
appunti e matite appuntite, idee mezze smozzicate, una serie di
opportunità semiserie, e telefonate, molte telefonate, da
fare da ricevere, più quelle da ricevere, quelle che aspetto.
(ma non oggi!)
campanello.
apro la porta. sul pianerottolo c'è matteo, il figlioletto
dei vicini. cinque anni microscopici. vuole l'album di calvin&hobbes
che ho comprato ieri. (sì, sa già leggere a cinque
anni, perché?)
cerco di scrivere.
telefono.
roba di lavoro.
cerco di scriverne.
il prossimo lo mando a fare in culo. prima di farlo do una ripassatina
a morte a credito. giustamente.
telefono.
"va'-a-fa-re-in-cu-lo"
pensa te. ho mandato a fare in culo ania. sono un balordo.
preghiera: perdono.
una volta ho scritto pure questo: "è brutto
scrivere del proprio accanimento selvaggio. però ero così
a volte: viscerale."
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