an arsenio bravuomo production 2002 - corretta infine il 17.09.2002

daccapo oppure parlami

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vi è mai successo di essere mezzi ubriachi e di sentire una sorta di bene universale, come se di colpo l'umanità vi diventasse sopportabile e tutto, e di prendere e abbracciare le vostre amiche e dire loro che volete loro bene, con un enfasi ovviamente da ubriaco, così da scatenare solo i loro istinti poi maternii, con due i addirittura.
vi è mai successo di finire al punto che non siete più in grado di digitare, senza sproloquiare, o perlomeno senza errori di battitura, non più del 20%, o robe del genere. a me no. bevo un sorso di vino bianco e son pronto a raccontarvi con sicuramente più del 20% di errori di battitura, perché la conosco l'ortografia, ma sono ormai sufficientemente bevuto da essere sincero, quello che mi capita. la mia più grossa preoccupazione adesso è che il sole se ne vada via del tutto. era tutto grigio il tempo, poi le nuvole si sono sparse all'orizzonte (parole mi risuonano nella mente, deliziose…) e la luce vitale del sole ha invaso la mia stanzetta e io mi sento di rendere grazie a esso. sono le 17.23. ho un calendario appeso, fermo a febbraio.
prendo il mouse e salvo il file. dico il file, cioè sto a specificarlo, perché magari qualche imbecille di voi non capisce… bla bla bla. ma voi cosa ne sapete di come mi sento io? dovreste stare un po' con me per capire tutta la complicazione in cui mi sono ficcato. una ex fidanzata che si scopa uno di cui non le frega niente, o almeno così dice lei (ma chi ci crede?), una donna che mi vorrebbe scopare ma di cui non mi frega niente di scoparmela e un'altra che mi fa soffrire e basta.
che bel quadretto.

fa molto freddo.
quand'è che fa che tornare l'ora legale?
ho ancora da farmi la barba e il gin sta per esalare l'ultima goccia.
che vita da sprecone, la mia...

è una domenica, bestiale come tutte le altre (chi si è inventato la domenica doveva avercele tutte smontate le rotelle nella testa), ma io sono stato particolarmente fortunato dato che per me è iniziata alle quattro di pomeriggio. ho mangiato qualcosina, mi sono lavato, vestito, ma non so in quale ordine. sta di fatto che mi sono poi ritrovavo in sella alla mia bici fra le vie deserte della città festiva. cristo, è proprio domenica.
pedalavo e scrivevo bestialità, quando mi venivano in mente. sapete, a volte la mancanza di prospettive non è così male. assomiglia un po' alla pace dell'anima, un dolce non aspettare, un leggero stato di ebbrezza nichilista. e quando capita qualcosa lo si assapora meglio. e se è il nulla a capitare, be', si riesce ad apprezzare pure quello.
certo è una domenica filosofica, oltre che bestiale come sempre. altroché.
ho pedalato menando i polpacci sul rapporto più lungo, come per sentirmi sempre in salita, verso la libreria-bancarella che c'è in centro, la mia unica salvezza quando rimango a corto di letteratura in un giorno bestiale come la domenica (tanto per dirne una, mio padre lo sbattemmo fuori casa di domenica.).

ho regalato un po' della mia intimità in giro per il mondo
      ma non è servito a granché niente
né l'intimità
       né il giro per il mondo
mi trascino
       e trascino i piedi
               tanto che ho le calze tutte lise.
mi passerà.

non scrivo più
a nessuno

passiamo la vita senza sapere
        mai           niente.
vedo tutto questo mondo
                                            morire
      senza sapere             mai               niente
la vita mi    è  diventata
                                                      piccola
       piccola                    e
nascosta
                         tanto che
     non la trovo più.

mi passerà.

sotto i portici di piazza Castello, pomeriggio che è ormai sera, nel viavai, sul traffico di voci, libertango rapisce le mie orecchie, e tutto il resto del mio cuore, nella versione di quel ragazzo dagli occhi chiusi d'alcool o malinconie, in interminabili variazioni e improvvisazioni di fisarmonica. nel suo cappello le monete dei passanti. di quasi tutti, tant'è bravo e distaccato. suona per sé, suona come se respirare fosse facoltativo, ma la musica no.
è un musicista di strada, e fa musica di strada, strizza, spreme e scuote la sua fisarmonica, le fa cacciare fuori sangue di tango, la libera di cascate di note, perlopiù piazzolla e pugliese, perlopiù melodie virtuose infarcite di improvvisazioni. libera musica di strada. la sigaretta accesa che tiene penzolante dalla bocca si consuma di cenere impassibile.

nel cielo il solco di un aeroplano blu.

domanda: quattro donne bastano per fare una coperta?

quel che ho bevuto oggi: tirate a indovinare.

la frasedelgiorno è:

"Dobbiamo renderci conto che l'amore non è che il risultato di un incontro casuale. La gente gli dà troppa importanza. Per questo motivo una buona scopata è tutt'altro che da disprezzare." (Charles Bukowski, Colpi a vuoto in Musica per organi caldi).

(ania, anche quando faccio una fatica immonda a mettere a fuoco, cose o persone, anche quando non riesco quasi a scrivere, nemmeno più a scrivere, a metter giù parole da riconoscere nel futuro, anche allora saprò decifrarti fra mille, anche allora saprò distinguere i tatuaggi che hai sul cuore)

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