2.7
"e qualche rima
in ricordo di ieri
in mezzo al pantano
e strani pensieri
di risate lontano"
(Maximilian Roccam de Pasteur, Parolame)
son le undiciequarantacinque dopo il ritorno dell'ora legale, e io non sono ancora ubriaco, dovrei radermi ma non ne ho voglia, vorrei essere felice ma non ne ho voglia, vorrei partirmene, fuire, pellegrinare, tirare fuori l'energia, cazzo!, anche se senza esagerare.
e ora ve ne racconto una.
ieri è passato un tipo che ha detto di essere un dipendente comunale.
mi voleva lasciare il questionario del censimento. anzi, doveva,
ha sottolineato. io gli ho poi chiesto "ma ti pagano per far 'sto
mestiere?". ha detto che ti pagano poco, giusto il disturbo, ma
lui è dipendente comunale e non si può esimere...
be', non è che a me piaccia molto essere censito. preferirei essere
in pellegrinaggio verso santiago de compostela questa settimana.
comunque, non fatemi divagare, sta di fatto che 'sto bel personaggio
(dovevate esserci, se non altro per ammirarne la giacca) mi ha chiesto
un bicchiere d'acqua mentre compilava i suoi quaderni del rilevatore,
e io mi sono diretto in cucina e ho come avuto un lampo nella testa,
il bicchiere mi è crollato di mano, con un tonfo sordo, ma non
si è spaccato in mille pezzi, il tipo ha alzato la testa e non
ha capito, io continuavo a vederci tutto bianco, poi c'è stato
come un sibilo, un fischio devastante e continuo, ho cercato di darmi
un contegno e di chiedere scusa al rilevatore, ma questo stava urlando
frasi incomprensibili mentre due esseri umanoidi glabri e grigiastri
lo trascinavano fuori dalla finestra della mia veranda, verso la luce
accecante, verso il sibilo assordante.
(la parabola della mia solitudine passerà negli occhi suoi, per
tenerla dentro, e se persino il caro vecchio vecchioni non ce la fa più
a tirarne fuori una nuova, di canzone, neppure lui, allora la parabola
della mia solitudine si sta trasformando in un'iperbole.
mi verrebbe da consigliarvi di fare un gesto inconsulto, prima che la
vita, il mondo, le cose e le persone, lo facciano per voi.
mi verrebbe da mandarvi a fare in culo,
tutti quanti voi,
quando nessun fottutissimo secondo di ieri e ieri l'altro e ieri l'altro
ancora, m'è rimasto nel cuore.
e in verità vi dico, tanto per far della filosofia, che quando
c'è un energumeno che ti sta strizzando le palle con la sua manona
grande come una vanga, non è che hai molta scelta, rimani senza
fiato, non è che puoi metterti lì a tenere un sermone sul
dolore delle palle strizzate, nella mente cominci a pregare, ti si gonfiano
le vene del collo, ti chiedi perché non te la sei scolata tutta
quella bottiglia di gin, prima, ché magari ora eri meno cosciente,
e meno cosciente significa meno dolore, e ripensi ai figli che non hai
fatto, a quello che gli avresti detto menandoli sul sedere, ripensi e
ripensi e pensi che è vero che basta un millesimo di secondo per
rivedere la tua vita come un film proiettato sullo schermo degli occhi
tuoi.
in verità, in verità vi dico che quando un cristone di
due metri con le mani a vanga ti tiene per le palle e tu sei lì
che vorresti tenere un sermone, sul dolore e sui figli che non son venuti,
a un certo punto ti converrebbe di strizzargli l'occhio, al bestione,
e con malcelata noncuranza ti converrebbe di provarci a tirargli un calcio
sui coglioni, coglioni da gorilla, come hai visto fare a bruce willis
in qualche filmaccio dei suoi.
metteteci una cazzo di fottuta energia, nelle cose che fate, porcamérda)