3.5

"io vivo di dettagli, sennò che scrittore sarei?"
(Maximilien Roccam de Pasteur, Parolame)

oggi ho mangiato tipo niente. addosso ho indumenti invecchiati come botti di chianti, se mi vedeste, nel mio declino fisico e spirituale, non mi invidiereste per niente, tranne qualche balordo peggio di me.
questa notte ho sognato che finivo in carcere e ne avevo una paura fottuta, di finirci. non ricordo per quale motivo ci stavo finendo. poi ho sognato di pettinarmi i capelli come christian slater in "qualcuno da amare".

son ubriaco e tratto male tutti.
embè? fottuti bastardi.
se avete dei reclami, parlatene con dio.

(per calmarmi mi mangio una sottiletta fredda cruda, non senza lottare aspramente per scartarla)

son ebbro. ve lo confesso. ora come in ogni altro momento, quasi, ma mi piace di semplificare. semplificare perché presempio se potessi essere sempre stato ebbro, la mia biografia si concentrebbe nella semplice frase "nacque, fu ebbro, se ne morì".

oggi il sole che entra dalla finestra non ha raggiunto il mio tavolo, l'ha solo sfiorato. significa che è più alto. significa che il più è fatto. la primavera arriva.

passerà marie da casa mia oggi. credo mi troverà in condizioni pietose. il sole sarà già quasi calato del tutto, e se ci penso che solo ora ho capito che la canzone più famosa di vecchioni (luci a san siro) racconta in fondo dell'andare a puttane...

come faccio a scrivere? non ridete, ma semplificando, la storia della mia letteratura potrebbe concentrarsi nella frase: "saltar di palo in frasca". scenderei giù a comprar delle sigarette, ma mi tocca di vestirmi e poi non so che marca ordinare...
vecchioni dà una definizione di felicità come l'incontro del sogno con la realtà. io penso che nè l'uno nè l'altra esistano, separatamente. pensando alla fisica, è un po' come il fatto che una particella subatomica può essere vista sia come corpuscolo sia come onda. dipende dall'osservatore. la felicità dipende dall'osservatore.

riflettevo e a forza di darci sotto con la riflessione, sono giunto alla conclusione che scrivo perché è il miglior modo che conosco di stare al mondo, a parte corteggiare una rossa a una festa.

marie è passata da me, con i capelli tagliati di fresco. personalmente, non è per dire eh, ma le salterei addosso di nuovo (e mangerei immantinente una zuppa di cipolle, quella come la so fare io).

ho mandato in giro le mie parole e mi han anche risposto, taluni coraggiosi, mi han come risposto, 'sti coraggiosi. cose tipo:

"mi sembri henry miller"
"che, sei sconnesso?"
"è come un'esplosione addosso"
"pinketts ti fa una sega..."
"comunque ne hai, del buon tempo da perdere"

cose così.

prendo a prestito volentieri un'espressione talentuosa di un artista amico mio, e ve la butto in faccia, metaforicamente certo, per chi mi avete preso?, non sia mai che io sia cattivo, fate solo i bravi, voi, state buoni, se potete, ascoltate albano, spedite e rispedite pure in giro per la rete o'talebano, fottuti bastardi, non sia mai che io dica parolacce, politicamente corretto sono, ma insomma, volevo dire, l'espressione che prendo a prestito, e che mi piace tanto, suona più o meno così:

porcamèrda.

credo comunque che dovrei mettermi su a fumare.

(vorrei che qualcuno (o qualcuna certo) m'incrociasse stasera, mi fermasse e mi dicesse: "ti racconto una storia")

 

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