1.2
"Nell'autostrada della vita me ne sto fermo all'autogrill."
(Maximilien Roccam de Pasteur, Parolame)
finiti i simpson, un cartone che mi concilia la riflessione, rifletto
s'un fatto incontrovertibile: cioé: io mica li so scrivere i cosi
con la trama. i romanzi. no no no. c'ho provato, mica che non c'ho provato,
ma niente da fare. e penso a homer, personaggio dei cartoni che mi concilia
particolarmente la riflessione, e mi vien da dire: vorrà
dire che son uno scrittore di genere, io.
come, quale sarebbe il mio genere? il genere senza trama, no?
propio.
i miei precedenti tentativi di romanzi cominciavano con frasi tipo: "c'ho ventitrè anni e..." oppure "c'ho ventisei anni e..." oppure "c'ho ventottanni e..." oppure "oggi compio trent'anni..." oppure "io sono l'ubriacone qui." che sarebbe quest'ultimo, di tentativo, propio.
io quando arrivo a casetta mia, che mi piace di chiamarla casa_coppino,
la prima cosa che faccio è accendere il computer e la tv. spesso
il computer non devo neanche accenderlo perché l'ho lasciato acceso
quando son uscito. la tv l'accendo anche se non me ne frega niente di
quello che trasmettono in quel momento, ma la mia tv prima che si scalda
e smette di traballare con le immagini ci va venti minuti o un quarto
d'ora, a seconda. ripararla non se ne parla, faccio prima a comprare
una scheda tv e i simpson me li guardo sul monitor sony trinitron diciassettepollici.
poi appena arrivo a casa leggo la posta (elettronica, propio) e mi verso
un bicchiere di vino, o di quel che c'è in casa, soprattutto quando
sto bene. io son uno che beve di più quando sta bene. bevo per
festeggiare. quando sto bene scrivo di meno, o quasi niente. quando sto
male scrivo di più ma non correggo, propio non mi va. allora:
sto male: scrivo. sto bene: correggo.
sempre stato uno scrittore istintivo, io, mai studiato troppo. m'è
sempre piaciuto e c'è un che di artistico nella mia scrittura
e certo mentre lo dico mi vien da sorridere, e in quel che scrivo, soprattutto,
ci son mai stati personaggi ben definiti. i miei personaggi son sempre
nomi. passo intere settimane a cercare il nome di un personaggio,
e manco un secondo a decidere se deve avere occhi verdi o marroni. o
la faccia. eppoi, io ho mica voglia d'essere originale.
comunque mi han detto che la birra gonfia. che mi viene una pancia così. e già non siam mica lontani. io non so più come fare. forse dovrei bere solo vino. di vino mi piace il bardolino, anche se la motivazione lascia il tempo che trova: per colpa di una canzone di capossela, vinicio, quando dice l'alba livida di bardolino, così l'ho comprato, l'ho assaggiato, m'è piaciuto e allora lo compro sempre, e ci tiro l'alba, livida o no. poi qualcuno m'ha pure detto che lì da lui col bardolino ci sciacquano le bottiglie. mah. comunque, con il mio compagno di sbronze, bartolo, ogni tanto ci lasciamo andare a una bottiglia di chianti, una a testa propio, giusto per celebrare anche quel che ha scritto un certo john fante.
(a pochi isolati da qui un uomo panciuto sulla sessantina, e calvo, esce da un piccolo supermercato con in mano una confezione famiglia di carta igienica e una birra, bionda. si ferma sulla soglia del supermercato, tira fuori un coltellino svizzero multiuso, stappa la birra e se la scola in una sola sorsata. poi fa che prende la via di casa)