“non tutti gli scrittori son tipo degli zerozerosette (con la licenza di scrivere). alcuni dovrebbero smettere, efforse pur'io, certo, soprattutto quando mi escon con l'artrite, le parole”

martes, twenty10

io mica son capace di prendere e raccontare quel che mi capita. sempre pensato, io, che quel che mi capita avesse importanza no. e anche se mi mettessi d'impegno, pensare: cos'è già che m'è capitato oggi? so mica rispondere.
mai data troppa importanza, io, alla vita, ai fatti, agli eventi. dato importanza solo agli attraversamenti di parole, le parole zebrate, quelle da camminarci su, per esser di un poco più sicuri di non venire investiti, o perlomeno l'assicurazione dovrebbe coprirti, spesso di ridicolo.

:O)z

teorema: si sta tranquilli, nella vita, fin tanto che la quantità di birra in frigo è maggiore o uguale alla quantità di birra che uno riesce a scolarsi da quel momento fino alla prossima apertura dei negozi.
(la facile dimostrazione è lasciata per esercizio al lettore)

:O)z

è incredibile, e per certi versi immorale, il modo in cui vengono sistematicamente confusi accenti e apostrofi. continuo a viaggiare per 'sta cazzo di rete e trovo gente che scrive stà per dire 'sta, cioé questa. per non parlare dei vari banali , , nò, certo, perché ovviamente se si scrive con l'accento vuoi che no non si scriva uguale? ma per il cazzo moscio di leopardi!

lunedì, twenty9

piazza castello - torino - estate nottedovreste tipo vivere la notte, ogni tanto, finché siete giovani, finché siete vecchi, finché siete vivi, finché vi arriva il sole sulla faccia e sulla luna ci vorreste ancora andare, magari in sogno, ma magari no...

ah, grazie a tutti quelli che si sono fatti un giro su bloggando, e hanno cercato arsenio bravuomo nella sezione Arte e cultura, e c'hanno pure cliccato sopra...

poi qualcuno mi ha scritto dicendo che sono ossessionato dal sesso e dall'alcol, e mi ha esortato ad essere più romantico. vabbe'.

fri, twentysix

mi duole un ginocchio
ma non è quello il dolore peggiore
il dolore peggiore
è una certa ingiustizia
e alcune certe impressioni
(ingiustizia di dindi
e impressioni distorte)
ma non mi va proprio di spiegare tutto quanto. vi basti, vi basta?

:o)z

e c'ho pensato: se qualcuno vi dovesse chiedere chi è il mio maestro, dite pure Thomas Bernhard.

thu, twentyfive

stanotte ho sognato di inventare un reggiseno speciale
un reggiseno sensibile alla musica
che si contrae e rimbalza al ritmo dei toni bassi
PUNZ-PUNZ-PUNZ-PUNZ-PUNZ-PUNZ-PUPUNZ
e le gemelle dell'amore van sueggiù, sueggiù, suegg
e in disco spopolano
le femmine che ballano da ferme
indicandosi le gemelle con le dita
da ferme
semplicemente indicando
ché il lavoro di musica lo fa il reggiseno mio

martedì, 23 (numero primo)

niente, ieri sera:

daniele silvestri in concerto a Collegno - 22/07/2002

non indimenticabile, però...

lunedì, 22 luglio

"meglio un rutto sincero oggi, che una bibbia letta male domani" (proverbio di giangu, a la cricca, giovedì 18-07-2002)

:O)z

oggi m'affianca uno e mi fa: "scusa, te sei gay?" cosa volete che gl'abbia risposto? "non eccessivamente"

dommenica

i' son uno che legge.
e fin qui.
ma quel che leggo a volte mi influenza un po' troppo. allora se son diventato quel che son diventato credo che, fifty-fifty, la colpa sia anche di quel che ho letto.

"il PANICO c'è sempre. specialmente quando scendo in strada e mi guardo intorno oppure vado dal barbiere o al supermercato. ma quello c'è sempre stato. ho imparato a convivere meglio con il panico, come a volte gli uomini imparano a convivere con la donna sbagliata. ogni tanto diventa troppo, ovviamente, è inevitabile, e allora uno beve e basta, fino al piacere dell'incoscienza. anche quella è una cosa che s'impara."
(Charles Bukowski, in una lettera a Carl Weissner, il 5 luglio 1970)

e penso che più che ventre piatto, con o meno tavoletta di cioccolato come addominali, e profilo greco, ci vogliano coglioni quadrangolari e addominali accennati, per superare il cimento, per darsi una svolta, per chiudere il conto, per avere il ritorno, per potersi fermare, dallo sbattersi in fondo ai locali, da soli, dall'imperare di volontà estranee, dal restare in schiavitù di donne, vino, musica, dei e notti, insonni.

poi, stamattina, ho incontrato un animaletto centipede, orribile e marrone, che bighellonava sotto la mia panca da addominali, inchiavardata davanti al monitor sony, diciassette pollici trinitron, bighellonava e così l'ho gentilmente accompagnato fuori dalla finestra...

sabbato, luglio, 2002

metti che te hai una donna che ti passa davanti e, insomma, indipendentemente dalla quantità di vino che ti scorre in corpo, devi saperci cosa fare con questa donna, non puoi, voglio dire, per esempio, farle una battuta qualunque, senza avere in testa, oltre che in corpo, un'idea su cosa ci vuoi fare con questa donna. la mancanza di progettualità rovina il progetto. qualunque esso sia. o sia stato. riassumendo: tieni sempre presente davanti a te il tuo obiettivo, il punto in cui vuoi arrivare. altrimenti è tempo perso. altrimenti addio donna, le donne perdonano no gl'imbranati...

giovedì 18, di luglio, 2002

passiamo il tempo ad invecchiare, inacidendo e scatarrando, lasciando che qualcheduno ci apostrofi frocerello e... ma qualcuno di voi s'è degnato di visitare la nuova copertina di casa_coppino?

mercoledì 17, di luglio, 2002

vagabondo nei fatti miei, prendo a prestito immagini e piccoli scorci, piccoli sorci da rosicchiare, ventilo occasioni da rimpiangere, accudisco terremoti da scongiuri, imprecazioni e quant'altro, ma vedo solo uccelli in cielo che in stormo non san più dov'emigrare, se emigrare o se metter su famiglia qui, nel paese dei balocchi tristi.
e se son senza mutande è che c'è capossela, qui con me, con me, la tastiera e il monitor, e fuori il cielo s'è fatto più grigio, ma noi si resiste, noi si combatte, noi si cercherà poi una panchina, su corso stati uniti, da svenirci su...

lunedì 15 di luglio 2002

ecco, tipo come che sarei diventato zio...

provvidenziale la presenza di una bottiglia di bardolino, stappata quindi apposta per l'occasione.
provvidenziale certa musica che sta passando e che amplifica, le emozioni, le amplifica, tipo come avere un subwoofer nel cuore...

domennica 14

per la cronaca, che non sarà importante, ma in qualche maniera serve, son riusciuto a non vomitare, ma la nausea ce l'ho avuta tutta la notte.

ho riletto quel ch'ho scritto ieri e non è male, ma adesso la smetto d'esser autoreferenziale...

è un periodo questo che mi son fissato con le immagini...

sabato 13

"[...] però comunque io non sono uno di quelli che credono nella SOFFERENZA DELL'ARTISTA, o in quella di chiunque. compreso me stesso. ogni volta che vedo un topo preso in trappola o la foto di un leone ammazzato dai cacciatori, mi sento triste. mi dicono che manco di realismo. ma per me il Realismo è solo una forma di condiscendenza alla Realtà e credo che gli uomini abbiano dentro di sé abbastanza luce e divinità e fortuna da cambiare la realtà. quando lascio libero il topo di scappare e il leone di divorarmi, forse se sono abbastanza forte alla fine il leone non mi divorerà, e forse il topo di siederà accanto a me e si metterà ad ascoltare Bruckner pure lui. sono matto? cazzo, forse sì. ma dove ci ha portato questo mondo sano di mente?"

(Charles Bukowski, in una lettera a Douglas Blazek,
11 dicembre 1966)

:O)z

son le tre del pomeriggio e mi ricordo che mi son scordato di mangiare. ma non di bere, certo. il sauvignon scorre, nelle mie vene, scorre, mischiato a un certo verduzzo, tutta roba in offerta al gs.

niente, è solo bella

un', luglio, sempre duemilaecc.

lei suonava il violino, seduta su una sedia nera, vestiva in lungo e un seno, quello destro, sembrava sfuggire alla stoffa di seta che cedendo mostrava un accenno di capezzolo e io inginocchiato davanti a tutta quella bellezza pregavo in silenzio, che venisse fuori del tutto...
non so. (poi ve lo continuo, 'st'inizio di immagine di racconto...)

cambiando argomento, ho sempre pensato che il bere fosse un'esperienza personale, un'esperienza da vivere privatamente, qualcosa non da mostrare, e se qualche volta l'ho fatto, se qualche volta ho bevuto in pubblico, me ne dispiaccio, ma se l'ho fatto è stato anche per amplificare i miei sensi, i miei sesti e settimi e ottavi sensi, quelli che mi permettono di vedere chiaramente pregi e difetti di chi mi sta intorno, sì, perché il bere mi aumenta la compassione, aumenta il mio distacco (buddista, certo) dal mondo, aumenta la mia chiarezza di visione delle cose, e chi mi viaggia intorno non ha più segreti, riesco a radiografare chiunque, e anche se l'umanità, nelle sue molteplici forme, più che altro mi disgusta, quando bevo riesco a vederne il buono, il bello e l'auspicabile, anche se son cose sepolte nel marcio, nello schifo, nel quotidiano inutile noioso merdoso dibattersi.

e come disse il marchese del grillo: "perché io so' io, e voi non siete un cazzo"

noi siam più giovani no, che ci piace pure ovosodo, il film, 'na roba scritta col manuale, 'ncredibile, noi che abbiam sempre creduto a tutto, che ci siam bevuti l'imbevibile, noi che recitare recitiamo male, noi quelli che sembra siam fatti apposta per pigliarla in quel posto, che ci fan veder un film dove gli operai in fonderia si raccontano i romanzi di qualche secolo fa, manco fossero soap opera, e il lavoro sarebbe tutto una passeggiata. vabbe', ci pigliano pe' scemi.

dei baci mi interessa più poco, quei baci presi a prestito, sapete di quei baci che uno non si aspetta ed è poi tipo come scambiare un ombrello per un altro e uno va via con l'ombrello sbagliato, è tipo come quelle navi che han fatto confusione con la linea di galleggiamento, tipo come esser poi sempre fuori tema, tipo pensare solo a stappare un'altra bottiglia di favorita...

gli addominali, mi tirano.

24 giugno duemileddue

giorno passato a cazzeggiare, imparare qualche nuovo linguaggio, installare, instillare, dubbi perlopiù, cos'altro volete instillare voi?, rifare il layout di questa homepage. che, vi piace adesso, o era meglio prima? ma tant'è...

desciotto de giugno

in questo mondo fatto perlopiù di morti di fame, straccioni e senzatetto, io oggi ho mangiato con vari strappi alle regole dietologiche, mi son comprato roba da indossare per svariate centinaia di dindi, e stasera riposo in casetta mia, nella mia stupendissima stanzetta a 37 gradi all'ombra (praticamente un utero!)...

quattordici di giugno

ho detto ad anna: "ma lo sai che hai un nome palindromo?". poi ho aspettato che facesse una faccia interrogativa, ho aspettato che disegnasse sulle labbra un accenno di replica, e c'ho aggiunto sopra: "ma te, di palingénesi, te ne intendi?", ché spesso io faccio dei discorsi, con anna, che van avanti per assonanze, mica per significati. e lei sempre che mi guarda di storto...

tredici giugno

la freschezza, la congruità e l'innamoramento son necessari, alla scrittura, e stavo con la testa appoggiata al muro, pisciando sul cesso, mentre facevo questa pensata, subito dopo portogallo-corea unoazero.
in questo momento preciso vorrei più iscrizioni alla festa del 29 giugno, vorrei certi occhi azzurri, vorrei che il gin finisse mai, vorrei gwen stefani sott'al tavolo, vorrei lavorare no e avere un occhio di riguardo per il cielo...

12 giugno 2002

per la cronaca, l'ho già messa su al massimo volume consentito dalla legge, mina, che canta se telefonando, canzone scritta da maurizio costanzo, n'n ci si crede, poi in coda ci ho messo se telefonando, cioé la stessa canzone, nella versione dei deltav però, e poi afterhours, afterhours, afterhours, uno pezzo dietro l'altro, manco fossero cioccolatini.

a proposito, c'è qualcuno che viene a salvarmi?
spero di no.
spero che basti il pensiero, ché io di persone di persona ne voglio vedere no. le interazioni mie sociali viaggiano meglio se silenziose, meglio se colpevoli, meglio se interrotte di frequente.

bisogna capitarci in mezzo, alle bufere, per poterle raccontare con un minimo di senso, di cognizione, di gloria, bisogna sentirsi i muscoli delle braccia cedere, per l'esser rimasti aggrappati tropp'a lungo alla stessa benedetta sartia, e guardarsi le mani sanguinare, per quel che han stretto, e fissare negli occhi i fulmini e rimanerne accecati, tanto da sapere del sangue sulle mani per l'odore di ferro più che per il colore del liquido che vi scorre in mezzo.

e l'insalata, non parlatemi dell'insalata, anzi, parliamo dell'insalata (si vede che son già quasi bevuto del tutto?), l'insalata è come una metafora della perdizione, e dovreste vedermi con quale precisione batto su questi tasti, quelli della perdizione, dell'ingiuria e del racconto.

stavo al supermercato stasera, verso l'ora di chiusura, pensavo che il gs dev'essere il supermercato preferito di mia madre, ché si chiama silvana di nome, e comincia per g il suo cognome, e mentre me la ridevo tra me e me per festeggiare cotanta arguzia, m'è venuto un attacco di pianto. mi son nascosto la faccia nelle mani e sentivo il nodo, il nodo famoso, antonomastico, quello insomma, salirmi alla gola. allora ho fatto una piccola scorta di vino, non si sa mai, nonostante le proteste del mio medico curante, quello, cioé, che si prende cura di me.

(pausa un attimo. janis joplin è lì lì per tirarla in lungo con maybe)

adesso accendo una candela e un secchielletto di citronella mentre ricomincio a scrivere, a spiegare qualcosa di quei nodi, quelli che salgono in gola.
(dovreste però vedervele le mie dita che accarezzano questi tastini tutti zozzi polverosi e incrostati di macchie di sugo, briciole di pane e negroni, mentre il vento porta pressione sulle pareti di casetta mia, ed è gentile per adesso, il vento, refrigera, ma dovreste vedermi, lo spettacolo che sono, mentre i lampi distraggono la mia coda dell'occhio, quello sinistro, quello verso la veranda, e m'accorgo che il mio lampadario mongolfiera oscilla paurosamente, e rischia di rovesciare il contenuto della sua cesta (si tratta, ho notato una volta, di cadaveri di insetti volanti piuttosto identificati))

ma squilla dal telefono la voce di bertrando, l'amico mio, che mi chiede se ho un cadavere nella gola, no, ho un nodo, gli dico, e lui capisce e mi manda a quel paese, per fortuna ho amici che capiscono al volo. piuttosto, quelli che si presentano a casetta mia con una bottiglia o due son sempre meno, ma fa lo stesso...

poi il telefono risquilla, è sempre lui, e mi dice se esco, se esco cosa, ripassa quando ho finito di trangugiare l'insalata, e se proprio non son piegato in due dal bere, magari me ne scendo e esco con te, e dove andiamo? ché ormai le donne ci guardano più no (pausa. se avete un cazzo da fare, provate a lanciare il vostro browser preferito e visitate www.ungaretti.com)

il fatto è che io son un pezzente, son un morto di fame, stronzo, cattivo e con la fissa di cambiare le virgole, gli apostrofi e le parole da rendere in corsivo. non sono povero, son un pezzente del cazzo, uno che non sa guadagnarsi da vivere, ché i soldi li maneggia con difficoltà, imbarazzo e sregolatezza. uno che quando gliene riescono agli erbosi fossi, di soldi, di dindi, come mi piace di chiamarli io, li butta nel cesso e tira l'acqua, uno che gli hanno insegnato mai, a stare al mondo, e adesso s'arrangia. male.

ma son tutti cazzi miei, per dirla con un giro di parole.

e piove.

e oggi ho scopato, sì, nel cesso di casetta mia.

e mi puzzano, sì, i piedi.

e ho la schiena appezzi.

e l'insalata non intende terminare. quanta cazzo di insalata devo mangiare ancora? eh???

mi sa che qui finisce che mi ritaglio i capelli.

statemi bene.

(ah, per la cronaca: non son'io quel quissotto a sinistra)

11 giugno 2002

non son'io questo a sinistra...

"voglio un pensiero superficiale
che renda la pelle splendida"

(Afterhours)

dieci giugno 2002

...:...

ho sognato di festeggiare il mio compleanno. al posto della solita torta c'era una forma tonda di tonno di quaranta centimetri di diametro, con su una scritta di maionese: buon compleanno.
boh. sarà che m'han mess'a dieta...

nove giugno

tant'è. questa è la mia vita. altro che ligabue. meniamocela meno, io son qui a distribuire sogni a nessuno, cavatevela da voi, io me ne fotto delle vostre precarie esistenze, c'è solo una cosa da imparare, nella vita, diceva mio nonno l'ubriacone, saper riconoscere la bellezza...

ieri, otto giugno

ho ben poco da dirvi, tranne che non tengo fame. ma fame de gnente propio, nè di celebrità, nè di pizza, nè di figa. forse di musica sì, massì, di musica sì. la musica ci salverà, basterà un po' di musica. potrete ficcarmi in una sozza galera, chiudermi in un orrendo buco e se avrò la musica (da mina in su, certo), sopravviverò...

e voi che non mi scrivete mai...

fate la somma dei momenti della vostra vita, quelli veramente speciali, quelli che racconterete ai nipoti, oppure no, e se lo raggiungete il minuto totale, fatemelo sapere.

io ho consigli zero da dare a nessuno, anche perché a me nessuno m'ha dato mai consigli, ché magari, se me l'avessero dati, magari li avrei pure seguiti.

ma è che, misteriosamente, io la so più lunga di tutti voi...

sarebbe, tipo, il sette, deggiugno

e non ho fatto altro che visitare siti in cerca d'ispirazione grafica, con in sottofondo una certa mina intenta a cantare di tutt'un po', da le peggio cose a le mejo... secondo voi com'è che ogni giorno mi vien giù di cambiare un poco la grafica di 'sto cavolo di sito? (astenersi dal dire "si vede che c'hai un cazzo da fare", per piacere)

sarebbe il 6, credo

me, il fatto di guadagnare il lunario solo scrivendo mi piace, me, mi piace non perché poi diventi famoso e finisci che fai i passaggi in televisione, no, non per quello, sai chemmenefrega, di farmi dare i passaggi, me mi piace di pedalare per i fatti miei, poi finisci che ti chiedono i racconti su commissione, e scrivimi una roba su questo e scrivimi una roba su quello, sì che c'ho voglia, sì che son capace di prendermi 'ste commissioni, però se devo scegliere tra alzarmi tutti i giorni alle sett'eddieci, prendere il bus se piove, bicicletta se non piove, vai a lavorare fino alle diciotto diciannove, torna a casa, tempo del ritorno una ora, una (pioveva, preso il bus, sennò era mezza ora, mezza, in bicicletta), questo tutt'i giorni, allora tra questo tutt'i giorni e svegliarmi quando mi pare, brindare alla vita e scrivere finché mi pare, la notte, per dire, gli orari no, gli orari? checcazzo gli orari cosa?, mi dico, meglio gli orari no, ché scrivere si fa presto a dire scrivere, ma mica lo so io in anticipo quand'è che mi vien da scrivere, mica uno che scrive tipo orario d'ufficio son io, io son più uno da orario d'ufficio no, allora, io dico, me perché nessuno mi paga quel che scrivo così la smetto con 'sto tedio del tipo bus o bicicletta, la mattina presto, tutt'i giorni? (mi chiedo, me).