“i romanzi si scrivon di mattina, quando nei fumi
del doposbronza, a tratti, riacquisti lucidità. le poesie di pomeriggio,
quando birre e vino e negroni son lì dentro di te a cavar fuori
budella, sangue rappreso e coglioni. e se scrivi di notte, se scrivi
di notte, ben', vuol dire che 'on sei per locali a bere”
questo non è un film
il gin è finito e c'è no una videocassetta del cazzo da riavvolgere
per potersi versare ancora un bicchiere.
toccherà d'uscire, tossir dei soldi, 'ccattare il miele e mischiarci
'l ghiaccio, ché questo non è un film, ' tocca di mulinar
le gambe, sempre.
poi dico: "muliera mia, visto come abbiam ballato, di stasera, mi
sembra d'uopo che noi si lasci un ampio spazio, in questa stanza, di calpestabile
con le scarpette giuste, mi sembra IMPERATIVO che noi si balli, la sera,
in questo e altri spazi lasciati apposta per la bisogna, nostra e dell'universo,
di volteggiar sopra la musica di pugliese e di piazzolla". e lei: "va
bene, però quindi la togliamo, quella tu' amaca!"
qualcheduno di voi sapientoni
sa mica che fine ha fatto francesco tricarico?
"stupidi, questi son stupidi, mi sa che io vado avanti un pochino..."
(tricarico, stupido pio pio)
poi potreste piantarla con le cazzate e potreste piantarla con le cazzate,
poi potreste piantarla con le cazzate, potreste, poi, piantarla, cazzate,
poi potreste, dopo averla piantata con le cazzate, ché ne siete pieni
nella vostra miserrima vita, poi, potreste, già che ci siete, pieni
di cazzate da fare schifo, anche alle cazzate stesse, rendetevi conto che
fate schifo anche alle vostre stesse cazzate, di cui siete ricoperti, quindi,
poi, alla fine, dopo tutte le cazzate, vi farebbe bene di leggere le ultime
cosette prodotte da questi tipi qua: uno
e due.
sei mica un' scrittore, arsenio
dormi sempre troppo la mattina
e 'l pomeriggio t'ostini davanti ai video dei 4nonblondes
fumi sigarette fai-da-te, ma ne fumi poche (e le fumi male)
continui a pensare che nori scrive solo più scarti no,
hai sempre più dubbi sugli usi della virgola
ti sei letto tutto palahniuk,
balli poco tango
pedali la notte senza fanali dinam'alimentati,
quand'è l'ultima volta che ti sei rotolato giù per un prato,
cazzeggi
quant'è che non fai una doccia,
scrivi poco
che scrittore sei, arsenio,
ti volti sistematico a guardar i culi che passano
e le ragazze che s'aggiustan i capelli
salti i matrimoni
berci per le scale
'on sei manco capace di comprarti un paio di scarpe da calcetto
in vacanza ci vai a tratti come sempre
ti fai le seghe alle tre di notte davanti alla tivì
e non t'addormenti fin che non finisce la semifinale del mondiale cinque
birilli,
ti piace di guardare le mutande delle donne
di straforo,
sei marcio di sudore
piangi per un tour de france
ti guardi ben dall'usar verbi tropp'irregolari
poi ' le volte pensi di smettere di bere
credi ancora che l'italia è un paese da viverci dentro
e 'on dici niente di certe rogatorie
t'appelli a capitan uncino, movendo a tempo 'l bacino
e ondeggiando vomiti la bile
'nciampi sui sandali
metti la striscia nera della censura
anche a' tuoi distillati bicchieri di negroni
sei rimasto pure senza vino
arsenio
e qualche tramonto di questi
(senza bardolino)
chiuderà 'l conto
e il rimasti'n sospeso
(tipo questa cosa qua)
(m'è che cerchi ancora le parole
pedalando
col gin fin nella testa
le cerchi sempre con la testa nel gin
le parole
e smetti di bere un attimo
ché la parole son arrivate
son la tua musica
son la tua merdosa maniera sbercia di star nel mondo
son quel' che restan con te)
a porta_palazzo
dai! dai!
damm'un insano melone
damm'una mela marcia
una pera'vvelenata
tutt'a un euro al chilo
pomodori pomodori
dai dai
due chili un euro solo
st'attent'al peso giusto
passa il vigile
vigila circospetto
circondato da' banchi del mercato del mercato del mercato
dai dai dai
compra anche tu vigile
e te signo'
sganciami una sciap'anguria
tutta buona tutta bella
dammi patate 'mmuffite
dammi pompelmi salati
dammi carote buone solo da coadiuvante
urlam'in faccia
urla con la faccia e con la voce
limoni regalati (ma spero ' sian dolci)
zucchine tirate dietro (ma spero ' sian molle)
imbustami 'sti due chili di pesche, signo',
e fammi lo scontrino, ma che sia falso,
voglio lo scontrino
e lo voglio falso
tomatiche e melanzane
ficcamele in tasca
dai dai signo'
dai che ci stanno
prugne, melanzane insalata
scarola
dai ch'ho tasche capienti
e occhi capenti
e sentimenti carenti
di burro, ma con 'sto sole poi si scioglierebbe, come neve,
e sai i grassi, ' ci son nel burro,
ma magari, con la carota...
vabbe', poi sparam'il prezzo di codesta bella zucca arancione chiaro
e te, vestitino leggero che passi,
sposta 'l reggipetto, mostrami le gobbe dell'amore,
e mi scusi se ho buttato la cenere sull'albicocche,
facciamo così, mi dia uno di tutto, signo',
e di alcune me ne dia due
(poi meglio se fossero gobbe d'amore)
dai dai
voi vi credete
voi vi credete
che sia facile bere
(' sia facile bere)
viver col mal di testa
barcollar per la strada
vergognarsi la sera con gl'amici
ricordarsi mai niente
tirar fuori la rabbia e pestare a pugni il primo stronzo che ci si ritrova
a giusta distanza
insultare fidanzate, madri, sorelle, denti storti
'ver la faccia paralizzata
la pancia gonfia tirata
portar male la propria ballerina di tango
poter no chiuder gli occhi sennò si sbocca
e l'emorroidi incombono
voi
vi credete che sia facile
vederci doppio le due del pomeriggio
che 'l mond'è tutto sfocato
spiegare i journaled file-system con la bocca 'mpastata
con le parole ch'escon 'malgamate in una (giufffissem)
odiare la maggior parte degli scalini
che son talmente alti talmente tanti
(che van no a zig-zag)
perdere portafogli patenti chiavi_di_casa matite pegni_d'amore memorie giacche
soldi
monetine risparmiate
'ndar in giro a dire che bukowski è meglio leggerlo tradotto da un
coglione a caso che da un coglione conosciuto
voi vi credete che sia facile
tornarsene ' casa a scriverne
quando s'è scampato
(per caso o raccomandazione d'un buon diavolo)
il pagar il conto al bar
o il dormir sul pianerottolo
o il mandar affanculo una donna
o il cagar in testa al padrone
o il versar il bicchiere della staffa sopra la tastiera
o l'infornar la pizza surgelata a carbonizzar per ore
il combatter i mostri a sei zampe
voi vi credete che sia facile
pubblicar poesiole stridenti di rime non venute
d'allitterazioni stonate (e rileggerle mai)
di parole facili oppure
no
esser paralizzati e muti in fronte 'le difficoltà
credete che sia facile
voi
'sagerare in crudeltà
saper che il paradiso sa che son un miserabile adesso
rammentarsi d'improvviso che da giovane s'adorava prince
e 'n particolar modo jill jones mia boca
da giovane
vi credete
'n sacco di cose, voi
(credete che sia facile cibarsi no di canzoni famose
cibarsi solo di questa)
m' in verità vi dico
che mi credo d'esser un bevitore solitario
un che ci vuol poco ' esser invisibile
un che lasciatemi stare
(negl'angolini)
un che dimentica
perde
picchia ' sangue
odia forte
sputa nel piatto
(e 'n bibitoni malandrini)
m'ascolta buona musica
guarda 'pprossimativo certi divulgativi fotoromanzi
e scherza scherza
coi fuoricorso della letteratura
(quei arrivati ultimi sbilenchi con la bottigli'al seguito)
voi vi credete che bere sia facile
e 'nvece è un' stare al mondo carico
di vomito,
speranza grigia del mattino (dopo)
cuore commosso di sollucchero rammarico
e amicizia sparsa persa
o
ritrovata
(chiedendo alla polvere)
camere, bardolino, coppiette e capitani
la 114 è la mia stanza all'hotel
messico, la notte, soprattutto la notte, che divento lupo, ma manco
mannaro, perlaputtana, lupo solitario, divento, la notte, l'hotel
messico, il puzzo d'umanità lo tengo a bada, dietro la porta fintofrassino
con su le istruzioni antincendio, il piano d'evacuazione, l'uscita di sicurezza
consigliata è la finestra (lancia fuori il materasso, prega e salta
giù).
è una notte che i grilli l'hanno smessa di sgrilleggiare, gli sudan
pure gli organi riproduttivi. ogni essere umano si port'appresso la sua
scorta di rumori. i' mi leverò mai il ding del bicchiere
contro la bottiglia. la guardo negli occhi, la bottiglia di bardolino vecchio
e acido (chè sui liquori non mi frega il direttore, ma sul vino...)
e brindo, brindo alla pace, alla notte dei lupi solitari, mi gratto il pelo
giù fin dentro le mutande, e di oggi son ancora mica riuscito a levarmi
quel calzino sinistro. va tutto bene, per me, finché c'è solo
odor di piedi nella mia stanza. ma fuori la luna è piena e rossa
e questo può voler dire un paio di cose e niente più: uno,
vega attaccherà, due, un cuore a pezzi qui nei dintorni
sanguina fin lassù.
e katabang! polvere d'intonaco 'muffito, porta fintofrassino spalancata,
e io che ce l'ho saldato alla maniglia il cartellino "non disturbare".
mi si para innanzi uno stordito
munito di campari e cuore in subbuglio. sghignazza col suo naso d'arriccio,
guarda la scena e dice: "occheffai?"
ché? 'on si vede? "sto dando una festa..."
"bene!"
fa che entrare, sciacqua un bicchiere nel lavandino, si siede di sul letto
e versa 'l campari. non ha chiuso la porta, quindi mi sa che mi toccherà
di levarmi il calzino sinistro, giusto per ridarmi un tocco di simmetria,
infilarmi gli zoccoli e levare dal letto me e le lenzuola fradicie. tempo
di riempire il secondo bicchiere, 'nfatti, s'è sparsa la voce e qualcuno
ha già scritto 114 col gesso verde sulla lavagna nera alla
reception, sotto la scritta "stanotte baldoria permessa nella stanza...".
stracàzzo.
così gli ospiti gioviali di questo stupido stupido hotel recuperan
da cassettoni e frighetti le bottiglie, le lattine, le fiaschette, le sottomarche
in offerta al discount, ché da me si entra no, senza portar da bere,
e nel giro d'un ora o che, il tempo è relativamente poco importante
da queste parti, ho il pavimento tappezzato d'ubriachi che pontificano ognuno
su quel che vuole, meno la stràfiga
della 115 seduta sul davanzale della finestra. (guardo il segno chiaro sulla
tappezzeria lasciato da un crocifisso che deve aver abitato questa stanza
e prego che prima di mattina lei ci faccia il numero del televisore, quello
con su il tango di al pacino).
la festa comincia a piacermi da un certo indice in poi, da quando più
o meno le persone son raddoppiate nella mia vista, sarà stato il
bardolino, o saran le lacrime che mi scendono dagli occhi, e da dov'altro?,
per la bellezza serafica di arkangel che ormai ha tirato fuori le ali e
levita appena fuori dalla finestra, o per il sassofono
di gioco d'azzardo:
"c'era tra noi un gioco d'azzardo
ma niente ormai nel lungo sguardo
spiega qualcosa, forse soltanto
certe parole sembrano pianto
sono salate, sanno di mare
chissà tra noi si trattava d'amore"
in un angolo ci son quei due che
limonano come forsennati. nell'altro angolo ci son quest'altri
due che limonano come forsennati. nell'altro angolo ci son bottiglie
e lattine svuotate. nell'ultim'angolo c'è il nostro capitano
a terra, sguardo fermo accucciato con la birra in una mano e nell'altra
la sigaretta accesa e non fumata. il sassofono prosegue bastardo e sulle
labbra del capitano ci sono le parole di un certo paolo conte,
"c'era tra noi un gioco d'azzardo
gioco di vita
duro e bugiardo
perché volersi è desiderarsi
facendo finta di essersi persi
adesso è tardi e dico soltanto
che si trattava d'amore e non sai quanto"
strelnik e gli altri, tutti, mi guardano, ci guardiamo, la serial killer
alla finestra, annuisce e indica la luna rossa. stanotte vega non attaccherà.
bisogna farlo piangere, l'imbambolato. ok, dico, okkei, chiamo
il direttore.
e il direttore se n'arriva avvolto in un pastrano fin giù alle caviglie,
per non mostrar l'abbronzatura, sfumacchiando e le mani dietro la schiena,
e capisce tutto il direttore, è uno che se n'intende lui, ferma il
sassofono con un gesto di sopracciglio e tira fuori da sott'al pastrano
il bicchierone per il rito della luna purpurea. ogni invitato alla festa
versa un po' di quel che sta bevendo nel bicchierone, e ci sputa per buon
augurio. e allora tra gin puro, vodka e limonata, campari, negroni, bardolino,
spumante del 1991 (ma direttore!), saliva, una pillolina d'arkangel delle
sue, ci facciam tutt'intorno al capitano e intoniamo il ballo di sanvito
di capossela, quel vinicio ci vuole sempre nei riti della luna che sanguina.
il capitano non capisce, che forse già naviga in qualche oceano suo,
ma lo facciam bere, ché bisogna berlo tutto in una volta il bicchierone.
butta giù il bibitone, capitano dei miei zoccoli portati coi calzini,
uno sì e uno no,
butta giù
che il bibitone farà la magia
butta giù che siam qui per te
butterà fuori il pianto
butterà fuori tutto quel ch'hai mangiato negli ultimi tre giorni
magari niente
ma è un gioco che fan gli dei
che si divertono e ridono in fondo agli occhi di lei...
e danziamo, tutt'insieme, danziamo e beviamo e ci abbracciamo e siam tutt'insieme,
siamo alla festa, strappiam via il pastrano del direttore abbronzato fresco,
saltiamo e balliamo e la polvere d'intonaco è come nebbia, e i sentimenti
sparsi per il pavimento noi ci passiamo sopra con scarpe, tacchi a spillo,
piedi nudi, zoccoli e cenere di sigarette mai fumate.
ma la musica si deve fermare d'improvviso, lo vuole il rito. ché
prima si prende il bibitone, poi si deve shackerare, poi... poi parte triste
sera di luigi tenco, la mazzata finale:
"Qualcuno fischia giù nella strada
e non sa che ad ogni nota
il ricordo di te,
di ciò che non ho più torna a me:
chissà dove sarai...
M'appare il volto che ho tanto amato
e ritorno con il pensiero al passato
ed allora tutto intorno a me sembra grigio:
sento che vivrò un'altra triste sera
solo col ricordo di te."
e guardiamo il capitano gettarsi verso la finestra, scansare arkangel per
un pelo e vomitare giù, sui cani notturni, i bidoni da svuotare,
i papponi da pestare.
la luna è più sul rosa, 'desso.
e domani, come vuole il regolamento dell'hotel messico, toccherà
' me, pulire.
muliere
la guardo di straforo mentre so che sta leggendo quel che scrivo io dal
suo computer. e se godo per le su' facce compiaciute e belle, poi le urlo
agitand'il bicchiere:
- MA CE L'HAI MESS'IL GIN IN QUESTO COSO O HAI FATTO FINTA???
ehi bastardi
ma che cazzo ci fate qui? leggete questo.
(poi se v'avanza tempo, e vino, propio, ci sarebbe anche questo)
questo vecchio pazzo mondo
stranezze, assurdità, carabattole, dal luglio del sudore più
sudato del secolo nuovo:
1. un'assurda entità di questo mondo, un vigile donna, mi ha elevato
una multa perché leggevo survivor di palahniuk mentre guidavo.
ho cercato di spiegarle che in genere leggo solo mentre son ferm'al semaforo,
ma ero a un punto cruciale, il superbowl e tutto, e così, ho continuato
a leggere anche in seconda, in terza, in quarta marcia, fin a quando la
panda rally che m'ha prestato cinazza ha ululato "baaaasta!",
e ho rallentato che c'erano il semaforo e la vigile donna. al semaforo,
com'è di mia regola, ho continuato ' leggere, fin alla fine del capitolo,
ma mi s'è fatt'incontro la vigile donna e m'ha chiest'i documenti.
uh?
poi, siccome non sapeva che multa farmi, m'ha fatto quella per guida con
telefonino, e dalla patente m'ha levato un punto o due, credo, ché
io stavo leggendo il capitolo dopo.
UH!
2. ci son i saldi e son 'ndato all'auchan. tra una porcata e l'altra '
comprato un salame ungherese con incorporato un tagliere piccoletto. era
uno dei fantasmagorici "prodotti last minute" di auchan, prodotti
prossimi alla scadenza ma che ti vendiamo al 50% del costo.
UH-AU!
3. mai visti così tanti culi di tanga di donna di perizoma di chiappe
sode e lustre che durante questo luglio sudato di cartelloni pubblicitari,
video musicali, filmi 'nutili e frusti. UAH-UAU!
certe volte, leonardo,
è troppo buono, come scrive, a certa gente. io, certa gente, la
manderei a scriver sulla carta, dove son capaci, solo loro, certo, di scriver.
cosa volete che gli dica, ' certa gente: bravi.
e adesso mi autolinko, guarda'n po'!
vita di tango,
arsenio
bravuomo. ricordatelo. vita-di-tango. e via, sacada, e via, sacada
ancora, guardala, za za zaaaà, giro preso da destra, e via,
uuuh, gancio, fiocco, boleo e rigancio, e via caminada pora
dentro, e via, blocco, panino, struscio, ricordati l'abbraccio, arsenio
bravuomo, la donna è un vaso prezioso da non far cadere, e via, comunicazione,
arsenio, la marcacion, arsenio, pensa a lei, pensa al tango, pensa
alla musica, non pensare ai passi, arsenio, vai, via, caminada crusada,
continua, le caviglie soffrono di solitudine, ricorda, destra, cambio passo,
otto indietro, blocco, arrastrada, vai, lento, ma ora più
no, improvvisa, non ti fermare, usa lo spazio, bravuomo, usa il
pavimento, senti la terra ch'hai sott'ai piedi, usa la terra, e dissocia
il bacino e via, poi tieni il finale, guardala negli occhi, tieni il finale,
gusta tutti i passi a ritroso, gustali dal pavimento al cielo, dalla malinconia
al bandoneòn, ch'è vita di tango ch'hai
di tra le braccia, arsenio.
esercizio
prendete la parola "negroni" e associate ad ogni lettera una
fase della composizione del negroni (n=bicchiere, e=ghiaccio, g=1/3 gin,
r=1/3 campari, o=1/3 martini rosso, n=fetta d'arancia, i=mescolare bene).
allora, questo per dire, io siccome non seguo alla perfezione tutte le fasi
della preparazione, in realtà bevo quasi sempre un negroi,
cioé senza fetta d'arancio, ma spesso anche un negi, o quando
va propio male, propio, un neg.
tanto per dire.
riassunto dei caldi
caldo che scende (cacca)
caldo che sale (scrittura)
caldo che trasla (mancanza)
caldo che vortica (amore)
bon.
ai prossimi caldi ' mi verranno.
vai che
si mandan i soldi a granbaol
lo si supporta
si dà il supporto
il fottuto stronzissimo SUPPORTO
(non si paga
non è un servizio da pagare
è che ci si rende parte di qualcosa d'importante
quel che si sente
d'importante)
(quel ch'è importante deve vivere grazie a tutti quanti noi)
granbaol, metti il conto corrente
si fa 'l bonifico,
vai,
tutt'il bonifico.
(salute)
ode caratteristica
donna senza ciabatte
da' tacchi alti
senza gonne corte
all'ombelico
senza vestit'a fiori
senza rossetto mascara grilli
nel
reggipetto
avara di scollature
con latteria generosa
e palpebre colorate
donna coi ginocchi lisci
mutande basse
(verde chiaro)
ambizioni di rivoluzioni
sentimenti incancreniti
occhiali sopravvalutati
favole di bambini trascurati
donna piena di caratteristiche
parlami di più
ancora
(voglio saperti presa di me)
guardam'addosso
approssima 'l tuo corpo al mio
che sento il caldo che trasla
su per la schiena
(la mancanza di te)
c'è poca birra per mentecatti ratti
(nel senso di veloci)
e c'è troppa trippa qui nei dintorni della mia vita
ma m'arrivan citazioni di matti
scrittori non-pubblici
ma manco privati
(nel senso di senza)
così mi va di risponder
senza troppi puntini di sospensione d'applicare
con una frasetta di khayam
del tipo: "We are all dust, Saqi, so play the lute. We are all wind,
Saqi, so bring wine."
c'è poca birra, di oggi.
portate vino.
(di oggi ho scoperto d'esser finito in un libro con una frasetta delle
mie e un nome che volevo tener occulto, ma perlaputtana, chissenefrega)