“c'è un'evidente malafede nel tu'accusarmi di essere un uomo scollegato e in perfetto, perenne stato confusionale...” “ah sì?” “sì. per esempio, anche se 'desso non mi ricordo cosa volevo dire, però, ecco, a volte è meglio meno che più, a volte, meno è più di più, ecco, volevo dire, 'le volte”

non so mica s'è ben'o male

ma io a 'sto gioco ho totatlizzato la seguente frase: "Your soul is worth £12956. For your peace of mind, 67% of people have a purer soul than you.", e valgo, a quanto pare, più di strelnik. m'è ben'o male o che?

e se pur scopro or ora

tutta una serie di cose, sento lo stesso un bisogno impellente e 'mperativo di bermi una birra (o due o tre o quattro o cinque o sei o sette, basta) insieme a certi tipi storditi e 'ccattati per la strada, tipi che rispondono a nomi rutilanti (massi'strelnik), ad albergature devastanti (giann'hotel messico), a disegnatori scriteriateggianti (simon'aterra).
(balòrdi ' schifosi. mi mancate da morire. e lo dico trapparentesi no)

e avanzano le truppe mammellate

sulla tivì, belle, gonfie, ripiene, e via di masturbazione, e nel fazzoletto l'eiaculazione.
avanzano le truppe con le mammelle, per la strada, sopra 'i tram, attillate, sotto magliette strette, sopra gonnelle, e via, con la morbida masturbazione di tra le tasche dei jeans,
avanzano 'ste truppe e mi fanno piacere, debbo dire, meglio dei java beans (eh, fatemela voi l'assonanza co' jeans, dai!)
mi fanno il piacere d'avanzare con quel davanzale da copertina di magazine, underground,
e prendo la mia camicia bianca preferita e logora,
la tingo di rossetto nel colletto
e cerco un'altra maniera di farmi mollare di brutto,
di mettermi 'n un angolo distrutto
da' quei bidelli depravati della scuola della vita.

seduto sul cesso la cacca tarda a venire. spingo spingo, vado a tempo con i ritmi del mi' intestino, ma ho poca lubrificazione e lo stronzo duro tende a restare interno, peregrino.

nel frattempo, perlomeno, prend'appunti.

i' sono arsenio

bravuomo,
certo,
son quel' ch'ha mai niente da dire
il signore degli apostrofi,
son quel' del bibitone all'arancia+
quel' che 'le volte si dà del lei, si parla da solo, s'insulta e si ripiega, come un reggimento decimato,
son uno ch'ha mai capit'un cazzo, delle cose,
un'ingenuo e 'gnorante, perplesso e scostante,
rimast'al ventesimo, di secolo,
che crede che l'avvenire sia un giornale d'oroscopi
che mangia no la carne,
che beve come quando fuori piove (e ne piovesse un po' di più)
che molla lì di rispondere alle mail, le fa 'muffire nel cestino,
manco fosse un frigorifero,
son un po' un tipo così,
un bellimbusto della domenica, conciato,
un trucco venuto male, sbavato,
una pagliuzza nell'occhio, sparuto
un peto nell'ascensore, sparato.

ultimamente.

ho visto raiot a teatro

stasera. ho visto sabina guzzanti, paolo rossi, neri marcorè, david riondino, luttazzi, guzzanti corrado. ho sentito fiorella mannoia e beppe grillo. e tutto il grande resto, che la lista è lunga e io, memoria, poca.

ho fatto tutto questo vestendomi, mangiando alla veloce, prendendo e andando all'Espace, in via Mantova a Torino. mi son cercato una sedia di plastica e in un'atmosfera da cinegiornale, mi son sentito di fare un po' di resistenza, manco fossi sceso in cantina ' ascoltare radiolondra.

credo di aver vissuto una grande emozione.

la storia siamo noi. (sì, però, sveglia! mi sento dire)

è ora che spegniamo la fottuta tv e scendiamo e andiamo a vederci il cinegiornale, insieme ad altra gente, bisogna che ci guardiamo in faccia e ne parliamo. di cosa? di tutto. bisogna che ne parliamo, che ci spieghiamo a vicenda. bisogna che chi ne sa di più ne spieghi a chi ne sa di meno. ma vis-à-vis. guardandosi negli occhi, con una birra in mano.

finché ce ne restiamo chiusi in casa a bollire di televisione, le cose andranno sempre peggio. per tutti.

rivoglio il cinegiornale, rivoglio la rivolta popolare.

'desso mi faccio un giro sul sito del parlamento italiano e del governo, individuo qualche indirizzo email, e scrivo a chi di dovere, chiedendone rispettosamente ma velocecemente le dimissioni.

come ha suggerito paolo rossi nella serata, invece che mettere in galera i vari andreotti, berlusconi, previti, dellutri e compagnia brutta, facciamo che quelli se ne vanno e qualcuno che sta ora in galera esce. paolo rossi ha anche fatto il nome di un certo adriano.

un cosa ancora, poi vado a mischiarmi un negroni: se propio non siete diventati del tutto delle teste di cazzo, fate come ha suggerito il buon luttazzi, ovvero: cercate le parole "big spender" su google, e ottenete i nomi delle aziende che fanno pubblicità sulle reti mediaset. imparatene a memoria i nomi e dopodiché scrivete a quelle aziende dicendo che smettete di comprare i loro prodotti finché continueranno a comprare spazi pubblicitari sulle reti di berlusconi. dopodiché, comunque queste aziende reagiscano, non comprate comunque i loro prodotti.

[ah, ehm, appunto mentale: arsenio, ricordati di controllare di chi è la Martini&Rossi]

PS: s'era in tanti questa sera, a seguire lo spettacolo. si respirava bene. quasi odore di democrazia diretta. comunque di una certa partecipazione. ma continuo a pensare a tutti quelli che non c'erano, a tutti quelli che non hanno un accesso a internet, a tutti quelli che non SANNO COSA SIA, un accesso a internet (e niente battute facili su gasparri, per piacere). a tutti quelli che continueranno a bollirsi la testa e la vita con la defilippi, o come cazzo si chiama. a quelli che s'accorgeranno del regime solo quando gli toglieranno l'elettricità da casa.

PS2: e continuo a pensare che qualcuno dovrebbe sapere, e se lo sa potrebbe anche spiegarmelo, chi o cosa c'è dietro il fenomeno berlusconi, perché io non ci credo che quel' lì è tutta farina del suo sacco, dato che ogni volta che apre bocca di sua spontanea volontà dice una cazzata internazionale. ci deve essere qualcuno o qualcosa che trae vantaggio da tutta questa situazione e che vuole che permanga.
chi lo sa e volesse dirmelo (anche solo delle ipotesi...).

raiot a cena

oh! voi belli e 'naciditi ch'abitate nei pressi di Torino, se propio non avete un cazzo da fare, stasera fate che venire all'Espace di via Mantova, che ci vien proiettato lo spettacolo di sabina guzzanti e compagnia bella (ma lo si può vedere anche in altri posti). dalle 21.00.

qui tutte le informazioni (e già che ci siete, tiratelo anche fuori un soldino dalle tasche, bestie!)

nella vita

non ho fatto altro che prendere appunti. mi son segnato i giorni, mi son sognato i ritorni di gente ch'avevo dimenticato, di femmine ch'ho incontrato solo per qualche minuto minuto. piccolo. microscopico.

mi son segnato il gusto ch'ho sempr'avuto a 'rritar la gente. tipo 'ndare a una festa, prender il quarto negroni e dire cose tipo ma sì, 'mmazziamoli da piccoli, ebrei, mongoloidi, berlusconi, juventini, buttare giù in un solo sorso quel che resta del bicchiere e defilarmi via, cercando di toccare il culo a una signora, e ridendo e toccando, per irritare la gente.

mi sa che son mica buono, io. tengo il posto ' sedere occupato sul tram strapieno di vecchi, io.
scorreggio sotto le coperte, chiunque ci sia, lì sotto con me.

mi sa che, politicamente, son mica corretto, cioé, sarei pure corretto, se foss'un caffé, invece no.

mi sa che son stronzo. non voglio figli. son troppo vecchio, ho palle stanche, la schien'appezzi, non mi piace il mondo, mi sento inerte. o inerme, fate voi (son no preciso. scambio lettere, à la bartezzaghi).

poi salta fuori la mi' muliera, mi dice che mànco di poesia e io le improvviso, seduta stante, la seguente:

star con te, muliera, è un lusso
alla porta del tu' cuore mi fermo e busso
ma te apri quasi mai, come tutte le streghe,
e mi tocca tornar a casa, ' ammazzarmi di seghe.

(nella vita non faccio altro che prender appunti, con la mia grafia sgraziata e 'ncomprensibile. e mi sa che aveva ragione mia nonna. son un asino di natura. ché diceva, mia nonna "asino di natura chi non sa legger la sua scrittura").

voglio raiot a colazione pranzo e cena

(ok, a pranzo no)

ma tanto non c'è pericolo... per il tg5 è già bello che cancellato.

(ma quale comunità ebraica che protesta, ma quale messaggio politico camuffato da satira, m'andate a dar via il culo...)

a proposito di pippe

caro hotello messicano, ma ti ricordi, su postalmarket, il massimo della libidine pipposa, ovvero i reggiseni da allattamento, ritratti nel catalogo giusto con un capezzolo scoperto e uno no, eh, te li ricordi?... e pensare ch'hai nostri tempi il perizoma era merce di contrabbando... 'desso se spogli una e porta la mutanda normale la schifi, la sfotti e la saluti (vabbe', ok, prima la fotti uguale).

come fai, ' scrivere

che ti manca una muliera,
un'a caso, una qualunque di quelle ch'hai avuto
'scoltando sarà per te di francesco nuti,
suicida, tentato, non riuscito,
per fortuna,
e stevie nicks rauca come poche, che meglio di così,
come fai, scrittore delle mie mutande pisciate, zuppe di liquido giallo oro, piscione d'uno scrittore barboso, come fai a scriver d'una muliera a caso, che ti s'incazzano tutte le altre (non a caso) anzi tutte propio, propio, senza erre, lo sai, scrittore, che scrivi proprio senza erre, eh, lo sai?, ah già, quel che scrivi tu, propio, non vuole dire esattamente proprio, con la erre, vuol dire proprio ma non proprio, quindi ti senti migliore di tutti, scrittore, bravo, come sei bravo, sei l'ottava meraviglia della terra, anzi la nona, dopo le acciughe al verde, roba piemontese bastarda, anzi la decima, dopo l'acciuga verde e la muliera tua, dici, bavoso schifoso, ruffiano, ma vai a cagare, piuttosto ' scrivere.

ma la musica va e mi màcina i timpani, e dopo varie canzoni tipo thank you e here with me, mi vien da parafrasare vasco, e dire "PORTATEMI DIDO"!

poi mi manchi per davvero, cazzo volete, muliera mia, e ti chiamo e t'attacco la cornetta del telefono al buon nuti, francesco, interpretante "puppe a pera", e come fai a non amarmi?

più s'invecchia e più si diventa buoni

ho cambiato la mia richiesta standard di un favore da
"quando hai tempo e voglia"
in
"quando hai voglia e tempo".

a me piace

l'hotel messico.

cazzo volete che vi dica? mi piace. basta.

capodanno

ho già certe idee napoletane per passar il capodanno...

(presto dettagli su questa pagina. burp)

muliere

- certo che sei propio fatta in una maniera, muliera mia, propio, che da te non si ricava un ragno dal buco!
- ah, già, certo, perché invece, da te che si ricava? ché comunque, io, pensaci, in quanto a buchi, son meglio fornita di te...

ce ne fosse sempr'ancora, ' gentaglia così

di Pace, Bigazzi, Savio,
ecco a voi "USA for Italy",
cantano gli Squallor.

"Caro Micheal Jackson tu che mandi i soldi in Africa,
perché la speranza torni a vivere,
ricordati di noi che stiamo a Napoli,
e un disco faccelo, anche per noi,
e poi mandaci i danari, tanti danari, e siamo pari,
e se tu vuoi mandali anche a Bari
e a tutti i meridionali,
for Italy.

Facci una canzone con compare Stevie Wonder
e poi mandala a Sanremo o al Festivalbar,
però però, mandaci i danari,
che vanno male gli affari,
for Italy.

Caro Bob Dylan, tu che canti in casa Reagan
quando c'è Gromiko oppure Gorbacvo,
i soldi di quattro teste nucleari falli mandare qui,
for Italy...

Appena puoi mandaci i danari,
perché senza i danari
son cazzi amari
e allora allora e allora tu, mandaci i danari,
anche i tuoi personali e di Diana Ross...

Concludendo Mike, dillo pure a Berlusconi,
facci fare dei milioni come a J.R.
e in riva al mar dollari contanti
perché l'Africa canti
for Italy

E poi mandaci i danari,
ma proprio tanti danari
e siamo pari
e se tu vuoi mandali anche a Bari
e a tutti i meridionali
for Italy

Appena puoi mandaci i danari
perché senza i danari son cazzi amari..."

ah, e sergio caputo, n'ha fatta una strumentale delle sue.

lettera al mi' amore

la letter'al mi'amore è passar tutt'il pomeriggio per farle un discorso con le canzoni che passo a raffica e ad alto volume, e lei ch'é lì a guardarmi scrivere ed è piena d'emozioni, e piangiamo a vicenda d'emozioni e non sappiamo manco noi e ci cuociamo a fuoco lento, con le mie dita che non ce la fanno a fermarsi dallo scrivere cose 'mpossibili da dimenticar, per noi, e mi guardi, muliera, e sento 'l tuo sguardo e lo so che sto facendo lo spettacolo per te, seduto a scrivere, ma ti prometto che andrò di molto più a capo, muliera, femmina ch'hai occupato tutta la mia vita, femmina che sei tutto il mio ballare a vanvera e anche no, femmina che sei la poesia dei miei giorni che non riesco a scrivere, che sei il vino che mi verso nel bicchiere, rosso, bello e duraturo, inebriante, portatore di felicità, che sei tutto quel che ho bisogno, che sei lì, sepolta dalle coperte nel letto che mi guardi mentre scrivo e ho solo nella testa la prossima canzone da dedicarti, e lo so che son un uomo stupido, bevitore e miracolato, amante della musica e dell'alto volume, ma posso, lo so che posso, passar il tempo a pensare alle canzoni da dedicarti, posso, sempre, altroché no.

io son qui che scrivo e lacrimo di lato dalla guancia e ti metto le canzoni mentre tu soffri nei tuoi pensieri che son così grandi e complicati che mi sento piccolo e non so come fare, non so come fare, propio (vorrei saper superare le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare, e scorreggiare di meno per non fart'incazzare) ma son solo qui a metterti canzoni come molti nostri pomeriggi, e'nfine è 'ndata via la luce e quel ch'ho scritto dopo l'avevo salvato no e il pezzo che è rimasto è questo.

rivoluzionari siamo,

noi del club che si va in bicicletta a lavorare, che si guarda più no la televisione, che si bev'il vino in solitaria, che s'ascolta musica ad alto volume, che ci si parla a raffica di proletari e fottuti, di sopra un pulmann o sott'una macchina, coi sentimenti sparati nel telefono, che no li si tiene più e una certa rabbia tenut'a bada per miracolo, noi senz'illusioni di sorta o da sortita. noi che si fan i giochi con le parole.

noi scrittori.

noi.

vi punteremo le parole addosso.

alzerete le mani.

la piscia scenderà lungo ' vostri pantaloni e gonne.

vi cagherete 'ddosso.

metteremo bombe nei vostri piccoli cervelli.

e scoppieranno.

e ' vostri piccoli cervelli resteranno della pasta misera di cui son fatti ora. ma noi siam mica scemi, noi si punta ' i vostri cuori, sulla capacità vostra d'amare, anche piccola e miserrima, ché noi si parl'al mondo, mica al vicino di casa, anche al vicino di casa, ma noi si parla estesi, si estende il parlare via dal vicino di casa vers'il vicino di palazzo, il vicino di quartiere, il vicino di città, il vicino di regione, di stato, di continente, di pianeta. poi basta.

poi basta.

ché solo un pianeta abbiam da vivere, per quel che ne sappiamo.

e siam onorati d'esser a questo mondo, zoppicanti di spergiuri e bestemmie, 'nsieme una certa risma di fratelli.

vogli'una camicia rossa

come il dottor dorian in una puntata di scrubs, e saper metter canzoni come il dottor dorian di una puntata di scrubs, voglio esser giovan'e brillante come il dottor dorian di una puntata di scrubs, vogli'i capelli che mi stan su davanti come il dottor dorian di una puntata di scrubs. ma soprattutto voglio scoparmi la bionda barbie che si scopa il dottor dorian di una puntata di scrubs (cosa vi credevate, che fossi cresciuto?)

voglio esser a un concerto degl'r.e.m. voglio esser dentr'il film elephant. di gus van sant. voglio un cappello come dico io.

e ne voglio ancora. dell'altro. che non vi sto a dire.
(meno che vorrei sapere perché la mia fottuta lavatrice, o lavatrice su cui fottere, meglio, lavatrice con la fuzzy logic, lavatrice a cui ho aggiornato il firmware via internet, continua a dirmi che il lavaggio finisce tra 15 minuti da circa un'ora e venti)

voglio che i piccioni delle città muoiano tutti. voglio che il direttore dell'hotel messico scriva più volte al giorno i suoi cazzosi pezzi fantastici. voglio fare come robbie williams che canta e tira su femmine dal pubblico, e si lascia toccare il culo, e canta, e tira su, e probabilmente quelle ch'ha tirato su dal pubblico son amiche sue che voleva palpeggiare da tempo, o anche no, insomma, palpeggiare l'ha palpeggiate, dopo che s'è lasciato palpeggiare lui, sai che fatica.

(e da venti minuti la mia lavatrice fottusangola mi dice sul display lcd che mancano meno 5 minuti alla fine del rompimento di cazzo della centrifuga a millecento giri per minuto)

voglio che la piantiamo con 'sta cazzata di allouin, che noi siam 'taliani, mica cazzoni 'mericani. ma si sa, esser 'taliani vuol mica dire niente. vuol dir esser quel che pare a chiunque di straniero. magari spaghettaro, magari mafioso, magari mandolinatore, magari coglione. sempr'italiano.

voglio marco paolini presidente della repubblica. ma anche no. voglio gabriele vacis a lavare i piatti qui a casa mia, che ce n'è una montagna franante e mentre me li lava inserisce intermezzi comico-teatrali allungando vocali sul finir delle frasi. voglio certi autori di pubblicità grosse e grasse, appesi per i peli del pube (così va bene sia che son maschi, sia che son femmine, meno quelle depilate lolite passerose) in cima a' cartelloni all'imbocco della tangenziale.

voglio il prossimo mio panino pomodoro-maionese che sia buono. ma buono, propio.

voglio una certa femmina che sia qui quando son in certi stati estatici e di morte prematura e rinascita, e rimorte e di grazia, scribacchina, e c'è qui quel certo concerto che c'ha fatto sognare e ballare e scatenare e riballare e risognare, voglio che sia qui, quella femmina da ballare e commuoversi, cacciare la lacrimuccia, anche perché la lavatrice ha finito per davvero e c'è la roba da stendere. ma, 'nsomma, voglio che sia qui, lei, quella lì, quella femmina bastarda, propio, qui, per davvero.