1.6
"se la vita fosse una lasagna,
le donne sarebbero la besciamella,
ovvero la parte che preferisco."
(Maximilien Roccam de Pasteur, Parolame)
io son scrittore.
e fin qui.
non son uno scrittore famoso, conosciuto e riconosciuto e tutto.
e fin qui. propio.
a volte ci penso e mi chiedo se poi mi va di diventare uno scrittore
di quelli lì, famosi eccetera. ché poi magari chiunque
si sente in diritto di chiedermi articoli e saggi e racconti, su commissione
si dice, credo, e io mica son capace, a scrivere su commissione, propio.
ma magari sì. daicheddài...
che scrivere si fa presto a dire scrivere. ma io devo fare anche
i lavori di casa. mica c'è più la mamma che mi scopa per
terra, mi toglie la polvere, mi fa la lavatrice, lava i piatti. be',
i piatti li ho sempre lavati io, anche quand'ero piccolo, quindi, magari,
potrebbe pure venire a lavarmeli i piatti ogni tanto, mia madre.
comunque, scrivere. io scriverei tutto il sacrosanto tempo. e ascolterei
musica. tutta la musica del sacrosanto mondo, tutta la musica che c'è.
che a volte mi sembra che scrivere sia anche un po' scrivere musica.
perché le parole suonano, e a saperle accostare come si
deve, suonano come una bella musica. per questo mi piacciono le allitterazioni.
per questo mi piace capossela, perché scrive della bella musica
e delle belle parole, però se uno anche legge solo le parole ci
sente lo stesso una musica.
suona il campanello ma io mica sto ad alzarmi per vedere chi è che suona il campanello. tanto, novantapercento, è un ragazzetto, poverino, che dice "postinbuca!". o un ragazzetto o un extracomunitario non più tanto ragazzino (si vede che gli extracomunitari rimangon giovani dentro).
poi io c'ho un problema con lo scrivere. anzi due: uno che è tutto
quello che scrivo non vorrei mai buttar via niente. l'altro è
che non scrivo mai quel che vorrei scrivere nel momento in cui lo
voglio scrivere. e sapete perché? perché son lì
a correggere quello che ho già buttato giù prima e non
voglio buttarlo via. come il maiale. così se mi vien da scrivere
qualcosa che mi piacerebbe propio star lì a scriverne, intanto
me lo appunto e continuo a correggere il resto. così alla fine
ho sempre una montagna di appunti da correggere, da infilare in questo
o quel pezzo, e se mi vien qualcosa di nuovo me l'appunto e poi si vedrà.
a volte mi vien propio voglia di buttarli via, tutti 'sti appunti, ma
non si può, perché scrivere è come il maiale, non
si butta via niente.
bòn, mi dico allora, pausa, che mi bevo una birra rossa.
(c'è un vecchio, propio, sulla sopraelevata dietro casa_coppino, che spinge a piedi la sua bicicletta e penso che una volta su quella bicicletta quel vecchio trasportava vetri e cristalli, era il vetraio di borgo vittoria, e la faceva senza alzarsi nemmeno dalla sella, la sopraelevata qua dietro, e si sentiva l'odore dello stucco, quando passava, il vetraio di borgo vittoria)