1.7

"Forse non siamo capaci di amare perché desideriamo essere amati; vale a dire vogliamo qualcosa (l'amore) dall'altro, invece di avvicinarci a lui senza pretese e volere la sua semplice presenza"
(Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere)

per me un romanzo è come un posto e i romanzi che amo sono solo dei posti dove mi piacerebbe stare. allora, scrivere un romanzo vorrebbe sol dire far su un posto dove mi piacerebbe stare. un posto come voglio io.

e fin qui.

ma poi?

propio.

eh.

giaggià.

checcazzo.

eh eh.

macché.

bòn, mi dico. pausa.

chiamo anna e le chiedo: "senti, donna allo stato brado ché non sei altro, pensavo di chiederti se secondo te io son uno attaccato alle cose..."
"te sei uno proprio andato a male" mi dice, e attacca il telefono, la campionessa della conversazione.
bello però, 'sto andato a male. mo' che me l'appunto.

allora, 'sto coso, d'ora in poi lo chiamo coso, 'sto cazzo di romanzo che è un bel po' che ci penso di scriverlo, allora, 'sto coso, mi chiedo, procede o no?

bòn. qualcuno mi offrirebbe un birrozzo?

dovrei starmene qui a scrivere,
ditemi,
oppure darmi da fare per uscire, muovere il culo e tutto il resto
per incontrare gente, mangiare bere ballare
ammirare sulla musica assoli di sedere?
cosa dovrei fare, eh, secondo voi?

è che devo già essere mezzo ubriaco di un vermentino che mi hanno regalato e ho imbottigliato io, grazie a mio cognato anche, certo, ma i tappi ce li ho infilati con le mie manine sante nei colli delle bottiglie, grazie alla macchinetta certo, ma in qualche modo avrò partecipato, no?

mi son procurato una biografia di gödel, l'ho letta tutta in 4 ore filate, 4. mi lasciano senza fiato, i matematici pazzoidi, e senza energia, mi lasciano, e dev'essere per questo che il solito sito porno non mi delizia come dovrebbe...

(nel cielo, arranca una scia d'aereo)

 

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