2.1

"A map f:A->A is said to be chaotic on A if: 1. f has sensitive dependence on initial conditions; 2. f is topologically transitive; 3. The periodic points of f are dense in A."
(Mathematical definition of "chaos")

vi siete mai sentiti come se aveste un cucciolo di alien che vi cresce dentro al petto? o dentro la testa? o uno dentro al petto e uno dentro la testa? due mostriciattoli spaziali con il sangue acido che perfora gli scafi delle navi interstellari, ce li avete mai avuti dentro di voi? (sono sicuro di sì, ognuno intenda quel che vuole)
ecco, io mi sento così in questo preciso momento. e anche in questo preciso momento dopo. e anche in questo preciso momento dopo dopo. eccetera eccetera, eccetera.

dicesi doposbronza.

propio.

ripenso, tra una pulsazione della scatola cranica e l'altra, all'autoreggente destra di ieri sera. immagino le scene, non fossi inciampato, nel mio alcoolico catastrofismo. immagino gli eventi che avrebbero preso ritmo e consistenza, come fenomeni atmosferici. ci saremmo scontrati e dissolti come nuvole, avremmo pianto all'improvviso come all'improvviso si scatena la pioggia in certi climi continentali, e avremmo riso, lucenti come quel sole che brucia i campi di grano delle pubblicità, il tutto sullo sfondo del cielo di plastica delle nostre apparenti riservatezze, al di là delle quali c'è solo il buio più buio, ipnotico, e qualche stella, marmorizzata.

alla fine raggiungo una posizione ontologica distaccata. mi dico: "la realtà non è poi così essenziale. posso sempre sostenere di trovarmi dentro a un videogioco".

adesso, di per me, vado a fare la cacca molle (mi sento niente bene oggi).

vorrei stordirmi di quelle sigarette, sapete,
quelle sigarette ,
dai,
quelle che fan ridere,
e nel frattempo rileggermi un racconto che ho scritto io, e scoprire che mi piace quel che ho scritto, mill'anni fa mi pare.
cose tipo
"C'è brezza. Si sta bene qui. C'è gente che passa. La giovinezza è lontana. Sopravviverò."

ma non faccio altro che strisciare, stasera, per la casa, ho le mani che mi tremano, il resto del corpo è come paralizzato, mi muovo più lento di un bradipo, e credo che sia per colpa di tutti quei bicchieri di gin con l'aranciata di primo prezzo, che striscio, e tutto il resto, non fatemelo ripetere, ho solo paura, ho solo paura di non riuscire a svegliarmi giusto, domattina, ché devo portare a casa la pagnotta.

mi chiama una mai accantonata, vecchia, burbera amica mia e mi strapazza per telefono, tanto per cambiare, e tanto che mi viene un rigurgito dei bei vecchi tempi, di quando lei portava capelli lisci e lunghi fin giù alla fine della schiena, di quando prendeva a calci sotto il tavolo l'altro mio compagno di università, bonariamente (tanto che poi gli ha preso a calci il cuore), di quando era tra le mie braccia, una volta, e abbiamo sentito il tango salire su tra le nostre braccia, e poi non ci è capitato più.
mi chiama e mi chiede di portarla a ballare il tango, stasera. ma io non ce la faccio mica, stasera. mi gira tutto. le parlo dell'autoreggente, ma lei non vuole saperne, vuole ballare il tango. ciao ciao, vecchia burbera amica mia, io stasera non ce la faccio.

mtv passa su un video di britney spears, l'ennesimo, inutile come un film del calibro di "pearl harbor", e mentre la mia lavatrice con fuzzy logic centrifuga grembiuli e asciugamani penso all'autoreggente tremenda di ieri sera (ma che labbra aveva...)

(mattina presto, rugiada nei prati e aria frizzantina. nei giardinetti dietro casa_coppino un bambino biondo di cinque anni stacca di netto per la prima volta in vita sua la coda a una lucertola)

 

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