ci metto il dito e poi l’annuso
e apprendo un po’ d’abuso
la tua cosa sa di tònno
o fors’è merluzzo
è che confondo sempre il puzzo
ma ci tonno e ci ritonno
(eh eh)
con il dito o con il cazzo
e dico mai
col cazzo che ci ritorno
nella tua cosa
bella
tonnosa
ché tu sei una ballerina
e in quanto tale tipo di donna mia preferia
ballerina
come certe scarpe
bella e secca
e bassa
come scarpa
media come altezza femmina
ma con molto seno
che fa meno ballerina
ma fa molto a me il fatto che
poi da te
ci torno e ci ritorno
i giorni pari
i giorni ìmpari
e anche i giorni che son tutti uguali
a quello che per la prima volta
ti misi il dito
zitto zìto
tutt’intento a ravanare
tutt’intento a far le rime
e claudicare con le dita
nella ‘cerca della piccola montagnola clita
tu che poi inventi me tanti soprannomi
tu che mi sopporti a me
anche per le mie ridondanze
grammaticali
poi no’ ditemi che questa poesia è porno
no’ mi importa niente
sia pure una poesia porno
così più di gusto alla faccia vostra puritana
io io ci torno
e ci ritorno
di da quelle parti della sua cosa fica mondana
poi un giorno magari pari magari ìmpari
ci metto su una cosa gialla
ci metto una cosa su, gialla
così è come la macchina del tempo dolce e caldo e soffice
è come quando ero giovane e solo
e vivevo solo
così è come che mi sento a casa
a casa mia
come quando mangiavo solo
solo
dallo inizio a fine mese
mesi pari mesi ìmpari
scatole e barattoli di
tonno e maionese
(così per piccina ballerina che tu sia
la tua cosa è casa mia)