cammino
sopraffatto dall’emozione
d’aver superato ancora indenne e indegno
questa notte di lotteria all’ultima bevuta
all’ultima sigaretta
un piede sempre dentro a quella staffa
e l’altro pestando un marciapiede di locale
ed esser tornato in casa a cavallo
di un velocipede
che ho maltrattato questa notte
oltraggiosamente buia
piena di luci artificiali ma buia per lo più
che ho maltrattato dicevo a colpi di pedalate
il velocipede,
così forti
le pedalate,
che dev’essermi partito il crociato del ginocchio sinistro
tanto mi fa male
e pure i quadricipeti femorali,
non ho mai toccato il sellino col culo
questa notte elettrica e vorace
mi ha inghiottito e io ora cammino sopraffatto dall’emozione
piango calde lacrime che subito si ghiacciano nel vento
e a guardare un signore con cappello attraversare
la strada del mattino
la strada del freddo mattino
del dieci di dicembre
lo guardo e ti penso
chissà che strada stai attraversando
avvolgitore dei sogni miei
chissà che marciapiedi stai calpestando
sarai grigio nei capelli?
nei cappelli?
che sono anni
e troppi
che non ci vediamo
ma io resisto nell’emozione testarda
di non vederti più da tutti questi anni
e oggi son i tuoi sessantadue
e son sopraffatto
indimenticato
padre mio
(non c’è nulla da commentare, solo dire che è bellissima)