quel che ti perdi

quel che ti perdi
 è la vita a tarda notte
i testi di certi cantori d’avventure
 e americane
gli urli tribali delle note in festa
 certe rime pericolose e
lo stare nel precario mondo di cert’ artistici morti di fame

quel che ti perdi
 è la signora tette rifatte
  che guarda attonita il poeta
  denudarsi di davanti al pubblico
a parole, dico, metaforicamente
 ma di denudarsi è sempre denudarsi, di

ha pantaloni neri di pelle e rossetto rosso
la signora, dico, mica il poeta denudàntesi,
 e un baldacchino ricamato nero in evidenza
  a sostener il grosso finto seno
 beve il vino rosso
le gambe ‘ccavallate negli stivali neri di pelle
  ha unghie rosse, pittate di rosso
  e mi sa che la vorrebbe la pelle nera

la signora, si vede, è stata una delle belle
 si tocca il mento
  si sposta i capelli ramati dietro l’orecchio
ma non ride mai
  non so, magari le si crepa il trucco

quel che ti perdi
 è la magia
  che non viene dagli oroscopi
ma fa accadere le cose

quel che ti perdi
 son le occhiaie tutto il giorno
 nere di bevute e poche ore
di sonno breve
e la sigaretta delle cinque del mattino fumata in faccia all’alba
  come un cretino

eppoi
  ora
le mie maniche son zuppe di macchie di cibo immangiato e immangiabile
fuori piove ma spiraglia uno spicchio di sole e rende il tutto surreale
  o cinematografico
smarmellato di luce di taglio di traverso
 e io salto il pranzo e non mi lavo
  son solo un debole e uno sbandato
la pioggia aumenta e noto
 dei funghi che stan crescendomi di su del braccio
  e nello interno coscia

un cane con la faccia da topo
 mi molesta verbalmente
proprio nel mentre che sto cagando fuori
 uno dei miei pensieri migliori
  sulla dualità dell’uomo
e cioé che l’uomo non è duale per niente
 è trino

infine guardo l’epsilon cadere capendo che,
per lei come che per me,
 l’ultimo dell’anno è solo un fottuto giorno
uguale a ogn’ altro
 difatti di tra un secondo lei tenterà di tirarsi su di in piedi
  e all’indietro sul culo pannolinato
ricadrà

Pubblicato da

arsenio

m'han nomato bravuomo un giorno e da quel giorno io me lo tengo, quel nome. arsenio mi son nomato da solo. eccetera.

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