avevi gambe lunghe magre snelle belle
come femori di giraffa
e portavi occhiali di corno
di giraffa
avevi un manto tutto tuo
di giraffa matta e bella
se mi guardavi mi facevi dimenticare il mio nome
che tra l’altro non ti ho mai detto mai
e io che nella testa ti chiamavo numero 6
mi scrivevi di quanto volevi innamorarti di me
senza che potevi
ma andava bene
io avevo il cuore in pezzi cocci
alimentato a carbone
ed ero a posto dal lato del fammi un pieno d’amore
ero a posto dal lato olio e parabrezza
e tutto il resto che serve per bullarsi con gli amici
quel che mi mancava era un qualcuno
che mi amasse a modo di una canzone
che dicevo io
che dice, la canzone,
l’amore è una parola di cinque lettere
e bón
mi dicevi
amami a cuore aperto, manco fossi un’operazione
invece io volevo solo che una canzone si innamorasse di me
e non viceversa
per una volta
volevo che una canzone
prendesse su e mi corteggiasse
e ti dicevo
tu non è che, putacaso,
potresti dalla costola di giraffa
trasformarti in canzone?
mi dicevi cose belle
come è bella la mattina presto col freddo col sole
e io invece volevo esser amato con la forza
che ci mette un cantautore a conquistare un pubblico ostile
in meno d’un quarto d’ora
anzi no
se ci ripenso io volevo esser amato no
mi fregava un cazzo esser amato
mi bastava l’idea che,
mi bastava saperlo solo da me
perchè
ero solo un pennivendolo
la primavera citofonava
il mondo era bello
il mondo era una ragazza
col vestitino lungo a manto di giraffa
il sorriso ampio e buono
pazza
senza casa
completamente sconosciuta
senza il mio numero di telefono
in un crescendo di
strofa ritornello strofa ritornello
strofa bridge ritornello