è nella sera quasi morta
invernale e boriosa e noiosa
con il giacomino in tra di una mano
(a grattarmelo pulcioso
peloso penoso mollo)
ch’ho voglia di fumarmene una
ma in mutande e reggipancia
non mi va di uscire sul balcone
e allora metto su i 30 seconds to mars
tanto per sentire quel
seppelliscimi
seppelliscimi
e l’assolo di chitarra elettrica e tutto il resto
così poi mi sembra di aver potuto gridare anch’ io
ché gridare, griderei,
altroché se griderei
griderei quel tuo nome lontano
a tutto spiano
ai quattro venti
ai sette mari
a tutti gli stati indipendenti
della comunità di stati indipendenti
non mangio
no che non mangio
già da qualche giorno
come al solito
nello stomaco ho in dote solo qualche avanzo
di campari e vino bianco
ma buono
dolce amaro buono
gli occhi mi si chiudono a palletta
ho voglia anche di piangere pure
oppure vorrei solo dormire
per non pensare a quelli tuoi occhi
che non capìvoli
con dentro quelle tue cose che non capisco
che mi tramortiscono
al solo di guardare li
leggo leggiucchio l’originale di laura
di un certo nabokov, vladimir,
che meravigliosa prosa liscia e intima,
come un interno coscia depilato fresco caldo,
ché invece sillabari di parise mi fa cagare
(o cagari)
l’ho mollato lì a metà
borioso noioso arrogante schifoso
poi domani passo in biblioteca e chiedo se mi posson prestare
il manuale delle istruzioni per l’uso di te
(anche solo la versione for dummies
o la guida marrazzo per autostoppisti trannies
lo so che non c’entra
ma)
magari non ti rivedrò mai più
e forse è un bene
forse è la cosa più buona che mi ti ci possa capitare
come quella volta che la mollai all’apice della reciproca felicità
applicando abbestia un mio ragionamento
ovvero che tutte le storie finiscono
dopo un più o meno lungo periodo di logoramento
e io invece, bastràdo, volevo avere solo ricordi ottimi di lei
e di come guardavami e di come prendevami
e di come mi diceva guarda te mi, prendi te mi
lo so che molti mi diranno che è stata una stronzata,
che le cose bisogna viverle fino al fondo,
ma io rispondo a questi ficcanaso d’andare a ficcanasare
nei fattacci altrui qualunque
meno i miei
ettanto l’ho poi fatto solo una volta, solo quella volta,
un po’ come per mettere un punto su quella mia teoria
su cui poi però ci ho preso, altroché se ci ho preso,
essendo tuttora innamorato di quella lei
e ancora ricordo tutti i dettagli della breve storia
pure quelli sordidi
eh eh
(rido)
anche se lo ammetto
se ho dei lividi sul giacomino
son per tutte le volte che me lo son preso
a martellate forte di rimpianto
per quel mio stronzo ragionamento
ma va ben’
il vino bianco col campari
n’è rimasto solo mezzo dito in nel bicchiere
perché non ti presenti qui e me ne porti due bottiglie nuove?
(due vino bianco, due campari)
perché non vieni giù da me?
anche senza vino bianco
perché non vieni?
(non senza campari)
perché non vieni su da me?
(ah già, sai no dove vivo)
ma va ben’
cosa credi no’ lo sappia
che son solo un sorridente cazzone
senza pazienza?
e per punire la mia stolta insolenza
stanotte magari dormo come un cane
sdraiato sul pavimento sudicio
del mio pazzo balcone
canticchiando drifting
dei pearl jam
anche tu convertito al culto di jared leto – che a non essere gay è un peccato propYo…