attrezzi del mestiere

un frigorifero. tutto per voi, intendo. a questo non si può veramente rinunciare. mogli e altre persone del genere stanno sempre lì a riempire di irrilevanti cianfrusaglie, come il cibo, tutto i frigoriferi – e tutti i freezer – su cui riescono a mettere le mani. procuratevi un frigo solo per voi ed equipaggiatelo con ripiani distanti tra loro quanto basta per infilarci una bottiglia coricata. il tutto non sarà molto costoso e, se seguirete queste indicazioni, anche un piccolo frigorifero potrà ospitare un bel po’ di bottiglie e lattine sempre a portata di mano. [...] chiudere a chiave il frigo può sembrare un po’ eccessivo, ma è meglio dotare il vostro di una serratura.

da “taccuino di un vecchio bevitore” (orrendo e markettaro titolo (tradotto dal meraviglioso e significativo originale “everyday drinking”) di kingsley amis, un tascabile baldini e castoldi e dalai editore, che per protesta non linkerò profondamente, libro per cui devo dir grazie al sempre ottimo beppe che l’ha portato al suo banchetto per le 25 ore del grande fresco sicuro che non appena ci avessi messo gli occhi sopra l’avrei acquistato. così è stato.
  difatti.
e io te lo consiglio a mia volta. ier sera da beppe ce n’era ancora una copia. corri furioso e impossessatene di subito.

sera quasi morta

è nella sera quasi morta
 invernale e boriosa e noiosa
  con il giacomino in tra di una mano
(a grattarmelo pulcioso
  peloso penoso mollo)
 ch’ho voglia di fumarmene una
  ma in mutande e reggipancia
   non mi va di uscire sul balcone
e allora metto su i 30 seconds to mars
tanto per sentire quel
seppelliscimi
  seppelliscimi

e l’assolo di chitarra elettrica e tutto il resto
 così poi mi sembra di aver potuto gridare anch’ io
ché gridare, griderei,
 altroché se griderei
  griderei quel tuo nome lontano
a tutto spiano
  ai quattro venti
  ai sette mari
   a tutti gli stati indipendenti
    della comunità di stati indipendenti

non mangio
 no che non mangio
  già da qualche giorno
 come al solito
nello stomaco ho in dote solo qualche avanzo
 di campari e vino bianco
 ma buono
 dolce amaro buono
  gli occhi mi si chiudono a palletta
ho voglia anche di piangere pure
 oppure vorrei solo dormire
  per non pensare a quelli tuoi occhi
 che non capìvoli
  con dentro quelle tue cose che non capisco
 che mi tramortiscono
  al solo di guardare li

leggo leggiucchio l’originale di laura
  di un certo nabokov, vladimir,
che meravigliosa prosa liscia e intima,
  come un interno coscia depilato fresco caldo,
ché invece sillabari di parise mi fa cagare
 (o cagari)
 l’ho mollato lì a metà
  borioso noioso arrogante schifoso
poi domani passo in biblioteca e chiedo se mi posson prestare
il manuale delle istruzioni per l’uso di te
  (anche solo la versione for dummies
o la guida marrazzo per autostoppisti trannies
lo so che non c’entra
ma)
magari non ti rivedrò mai più
 e forse è un bene
  forse è la cosa più buona che mi ti ci possa capitare
come quella volta che la mollai all’apice della reciproca felicità
 applicando abbestia un mio ragionamento
 ovvero che tutte le storie finiscono
  dopo un più o meno lungo periodo di logoramento
e io invece, bastràdo, volevo avere solo ricordi ottimi di lei
  e di come guardavami e di come prendevami
e di come mi diceva guarda te mi, prendi te mi

lo so che molti mi diranno che è stata una stronzata,
che le cose bisogna viverle fino al fondo,
ma io rispondo a questi ficcanaso d’andare a ficcanasare
nei fattacci altrui qualunque
  meno i miei
ettanto l’ho poi fatto solo una volta, solo quella volta,
un po’ come per mettere un punto su quella mia teoria
su cui poi però ci ho preso, altroché se ci ho preso,
essendo tuttora innamorato di quella lei
e ancora ricordo tutti i dettagli della breve storia
 pure quelli sordidi
eh eh
(rido)
anche se lo ammetto
  se ho dei lividi sul giacomino
   son per tutte le volte che me lo son preso
  a martellate forte di rimpianto
 per quel mio stronzo ragionamento
ma va ben’

il vino bianco col campari
 n’è rimasto solo mezzo dito in nel bicchiere
perché non ti presenti qui e me ne porti due bottiglie nuove?
 (due vino bianco, due campari)
perché non vieni giù da me?
  anche senza vino bianco
perché non vieni?
  (non senza campari)
 perché non vieni su da me?
(ah già, sai no dove vivo)
ma va ben’
 cosa credi no’ lo sappia
che son solo un sorridente cazzone
  senza pazienza?
e per punire la mia stolta insolenza
 stanotte magari dormo come un cane
 sdraiato sul pavimento sudicio
 del mio pazzo balcone
  canticchiando drifting
dei pearl jam