come un rotolante tram

il 16 è un tram che viaggi’ in circolo
infatti c’è il 16 CD
 e c’è il 16 CS
 circolare destra
circolare sinistra
per fortuna il tram non è come la politica
non c’è la circolare centro
 o peggio la circolare centrosinistra
ma comunque
(si dice, ma comunque?)
il 16 fa un giro circolo per la città
 un po’ come se la città fosse un corp’ umano
e all’andata tu viaggiassi nelle arterie,
 cittadine certo,
e al ritorno tu viaggiassi nelle vene
(arterie si dice, no?
arterie cittadine
si dice sì
ma vene no
  vene cittadine no
chissà com’è e come no’ è)

il 16 tram
sia in una circolare
 che nell’altra,
 che poi dire circolare mi vien in mente il ministero della pubblica istruzione
(chissà se esiste ancora?)
dicevo il 16 fa un giro
fa un tour
 che poi dire tour mi vien in mente il tour de france
che è come il giro d’italia ma
ma son cose risapute
 non è che ora io adesso debba mettermi qui
a forare in nel ciclismo

(pausa.
 che penso come dire)

la linea 16 fa una linea
 fa un giro
fa un gran giro
che si potrebbe poi anche chiamar girone
 che poi dire girone mi vien in mente la divina commedia
il girone infernale
 con tutti quei poveri derelitti e peccatori di varie ispecie
che poi il girone del 16 è anche un po’ infernale, in senso metaforico
 (che mi diceva, il mio istruttore di poesia,
  arsenio mettici una metafora, arsenio,
   mi diceva il mio istruttore di poesia,
  cos’è mai una poesia senza almeno una metafora?
il mio ppt, il mio personal poetry trainer
e un culo, certo, mettici un culo arsenio)

facciamo allora che questa è una metafora, il girone infernale,
così posso poi dire che questa è almeno una poesia
 posso vantarmi con gli amici,
  (si dice vantarsi con gli amici?
anche bullarsi a volte
si dice)

insomma, ’sto 16
 è un po’ un girone insomma,
  è un po’ infernale perché traghetta tutti i poveri
 i derelitti
i sottocani della società
(mi piace sottocani,
  è il modo più bello che ho trovato per tradurre underdog)
 ché i sottocani son meno dei cani
per la società
 che poi la società siamo noi
(tipo come la storia)
e i sottocani li consideriamo così anche se non ce lo diciamo nella coscienza
 e li trattiamo da sottocani
i sottocani
 (cosiddetti)

il 16 passa da porta palazzo e fa il carico di sottocani
fa il pieno di poveracci a cui tireresti volentieri un decino
  italiani mezzo sangue
 misto sangue
cinesi persiani cartaginesi palestinesi
 mezza vita
misto vita
misto vita di merda e vita di cani
  misto galera a cielo aperto

porta palazzo è il cuore pulsante
(si dice, cuore pulsante?)
 è un cuore infartuato
  pieno di vermi che strisciano sul bordo della società
sostanzialmente
  pelli veli pensioni minime
tutti invariabilmente con gli occhi arrossati
  con la luce da dentro che ha finito le pile
manco l’energia di piangere
e la stupefatta fatica del chiedersi
 ma che cazzo ci faccio qui?
circa ogni ora

son quelli che hanno casa in nessuna direzione
son quelli che non si arrendono mai
 che domani li ritroverai sullo stesso tram
alla stessa ora
con gli stessi occhi
e il fantasma alito di una trita sigaretta fumata alla fermata
e gettata in fretta via
e sempre quella domanda negli occhi a pile scariche
di non sonno
di non riposo
di pianto negato
e quella domanda che sembra diventata
ma che cazzo ci faccio ancora qui?

e sul 16 è una galleria di personaggi così
 vestiti sporchi di giornata che non inizia e non finisce
puzza di sudore e aglio e nicotina
 come completi inconosciuti
e una mamma con un braccio tatuato dal polso alla spalla
 e lo zaino in spalla del figlio seienne ripreso da scuola
e si vede, si capisce
 si vede che lei vorrebbe divorare la testa del bambino
 in un sol boccone
si dice, in un sol boccone,
  si capisce da come muove la mandibola
  è come se si fosse allenata sin quando è nata
a fare un figlio e poi morire di voglia di divorargli la testa
(in un sol boccone, come si suol dire)

il 16 è un’arca di noè
 ma mica tanto divertente
e le poche ragazze stritolano la borsetta sotto l’ascella

poi ci son i vecchi che ti attaccano bottone
si dice, attaccar bottone,
 non so se si sentono soli o cos’hanno
prendono il tram solo per attaccar bottone
si vede, non stanno andando da nessuna parte,
si vede da come muovono la mandibola
 è come se fossero nati per morire dalla voglia di attaccar bottone
ti dicono del tempo
 di quanto urla quel negro
si lamentano dei lamenti a voce alta
 e la maleducazione
e il giorno d’oggi e tutto il repertorio
 e le vecchine tutte sorrisi e sorrisini
puzzano di non lavato e di piscio
ma soprattutto il fatto è
che io ho no voglia di parlare
io ho no voglia di parlare con chiccessia
 figuriamoci sul 16
io so no fare conversazione
 ho no opinioni in generale
figuriamoci
 sul tempo
 sui rumeni
 sui pannolini lady
  extralarge

e glielo dico
invariabilmente glielo dico
mi tolgo dagli orecchi il bòb dylan
 e gli dico
ma c’era una volta che ti vestivi così fine?
e adesso cosa si prova? eh? cosa si prova?
 poi mi stia a sentre signora io so no fare conversazione
mi stia, me le sta arrotando, a sentire
 ma tanto loro continuano come se io non avessi parlato
 mi sa che non m’hanno manco sentito
muoiono solo dalla voglia di parlare
mica di ascoltare
e nella sera che prevedo senza stelle in cielo
  ma molti aerei
all’improvviso
 gli urlo
  stia attenta che questa è la sua fermata
e loro invaribilmente corron fuori
poverine, si fan sempre fregare

ma no, non è vero,
 io spiccico mai parola con nessuno
son lì sopra per un caso del caso
  più invisibile ma meno misterioso vagabondo
 no’ ho fatto patto col diavolo alcuno
e son no uso a ischerzar la gentaglia sopra il 16

poi come mi rimetto il dylan negli orecchi
  mi compare davanti un mister lonely d’annata
 che vede una ragazzetta ‘grappata all’obliteratrice
e tenta di poggiarle una mano sul popò
 così sorrido e sento d’esser nel mio
 e sento che sta per prudermi un dito del piede
ma non lo gratterò

bravuomo live at kalimba

ultima puntata della rassegna “non tutti i poeti vengono per nuocere”.
giovèdio 29 ottòbrio 2009, verso le 22.15 al kalimba di via san domenico 6B, a torino.

un giro turistico per bravuomoland, un solluchero di giostre e divertimenti varii, tra di un calcinculo di poesie e una montagna russa di raccontini, insieme all’amico michelozzo, detto “il belluomo”, che suona in sassofono come fosse in piedi sul tagadà.
se fosse il titolo di un libro sarebbe “due cialtroni con custodia di sax”.
le femmine entrano gratis. i maschi anche, ma non sono obbligati a lasciare il numero di telefono agli artisti.
se non puoi venire, manda pure la mamma!
è permesso fare fotografie. sì flash.

no’ speràte su il poeta è una produzione nero_passero.

(aderisci innumerevolmente)