il freddo

il freddo dell’inverno
 mi rovina i neuroni
o fors’è il vino bianco
  mischiato ai bibitoni
 che mi faccio per andare avanti nello schifo
e quando il vino è sol un dito
 invariabilmente
penso a loro
 ai miei amici scrittori in erba
che non è una battuta
 è un modo sbilenco per dirli sempre giovani
per dirli direttori e strikninici
 barbuti e maniaci
ed è che fumare a la finestra
 è patire un freddo ingiusto
calcareo e nelle ossa

ho la paura che le parole poi non saltino più fuori
  ho bisogno di una coperta e di qualcuno che mi citofoni
e su 9,33 giga di musica
 perlopiù comperata
 perlopiù creative commons
 perlopiù scaricata
(nel senso buono)
c’è no una canzone che mi calmi

che tra l’altro m’accorgo che man mano che bevo
divento più sordo
 e appallo il volume
 poi m’invento vagabondo di tra milano e roma
e m’immagino vagare e dormire su i treni e puzzare
 quello molto
e andare ai barcampi e stare in disparte e salutare e non baccagliare
 per la puzza
e farmi accudire da qualche anima pia
 e benvolere
e maledire
e farmi maledire per l’ubriachezza molesta del mattino primo sole

son agitato come un martini
 no’ shekerato
e sento puzza di gas da tutto il pomeriggio (si sarà rotta la bombola?)

(la poesia è verità.
se leggete queste parole è che la bombola era no rotta)

no’ mi va di ridere, ‘desso, ma anche sì,
mentre van potenti i The Psychedelic Furs
  vorrei un poco di energia sentirla fluire
una nottata di industrial base music e psico-tekno-lesbo
 vorrei
col cervello sui pavimenti di cemento dei murazzi spruzzato
poi forse ora riprendo in mano il mio vecchio romanzo zizzania e
cerco di ricordarmi di com’ero
  anni fa
   ‘ncazzato

Pubblicato da

arsenio

m'han nomato bravuomo un giorno e da quel giorno io me lo tengo, quel nome. arsenio mi son nomato da solo. eccetera.

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