è un’attesa senza noia
sento un poco d’ansia
com’ una sottile logica paura
mi alzo, mi seggo, mi reggo a un corrimano
scendo tre piani di scale
cerco di non ascoltare
le conversazioni degli altri
cerco di fumare senza sbagliare
il lato della brace
l’ostetrica quando passa mi sorride sempre
le altre donne gravide
si lamentano con piccole grida
di una sola vocale
la a
(per la precisione)
a volte piangono
chiamano la mamma
invocano l’epidurale
parenti vari si aggirano
più spaesati più di me
facciamo il tracciato
gli orologi di qui dentro
se la prendono comoda
il sole non si muove
il mio cuore s’è ingrassato
e pesa ad ogni battito un kilo in più
è come un sanpietrino nel petto tiratomi da un poliziotto
tutto spigoli
(il sanpietrino)
mi ritrovo
tutto il tempo
a fissare quel suo corpo
piatto tondo piatto immobile
e quel suo viso
come paralizzato in una smorfia, in una vocale
di unico vero dolore
Partorire é un pò morire.
L’intitolarono così un articolo su di una nota rivista, qualche tempo fa.
Mi garbò assai.
Mimì