spostami il cuore

ti dici
 le dico
 spostami il cuore
  di un posto più a destra
con quel tuo sistema di guardarmi
maldestra e ti àmoti
nel giorno del richiamo all’ordine
  degli organi interni
ché ci ho il fegato che mi preme sulla coscia
l’ipofisi in vacanza
 nel senso che al suo posto c’è un vuoto proprio
così guardi i suoi occhi fissi non sulla tua di panza
ma di quello in cannottiera bianca
  e pantaloni in pelle a zampa

ma sai che il meglio è la musica
  e il meglio del meglio è ballarla
anche con le ginocchia in pezzi
anche in ginocchio sui cocci, che son i tuoi,
 degli amori rotti, pagati e mai dimenticati

e la notte
 la notte è la mia mamma preferita
m’allatta ancora a quarant’anni, suonata,
  di karma latte più energia infinita

lo so che la mia poesia è complicata
  ma in un qual senso semplice
nel senso che la capiamo ben’
  solo io e un’altra
ed è un problem’
 il discorso dovrebb’ esser universale
per arrivare diritto in ogni dove
ma io preferisco far l’originale
e poi m’ha sempre stuzzicato l’idea di dar un po’ da lavorare
 a’ filologi precari post universitari

è tardi tardi ma lo sai
ti piace dormir quel poco
 che ti promette un risveglio
  viaggiante immerso in un confuso caldo buono
 danzi come non avevi danzato mai
vuoi bene a tutti
 e molto

così finisce che ti siedi su di una panchina gelata
 ad aspettare quella lei
  a vestitini coi pallini
 anche se tanto sai di là no’ passerà
son le quattro della notte
ma sei sorridente uguale
con quest’enorme malinconia
 ch’ è come il viver nel poco sonno
  confusa calda e buona
infinita asintotica alla felicità

ti vien di pensare che
la vita è un’auto con l’aria condizionata e senza ruote
ci stai ben dentro
 ma vai da nessuna parte

la luna in cielo vaga
 tagliata da una nuvola
 hai la pipì che ti scapp’
e ti sovvengon certe femmine con dentro la mooncup

passa una coppietta
 di anime gemelle
  (tu che quelle
   le hai sempre usate tutt’al più
   per abbottonarti polsini di camicie che no’ hai)
 ed infatti loro manco si tengono per mano
e ti guardano strano
  scrivere e o
scarabocchiare il tuo taccuino tinta quattro della notte
 perché ti invidiano
  la precisione nell’esser al mondo pericolante
 coi pensieri alla finestra
e il cuore
di un qualche posto più a destra

Pubblicato da

arsenio

m'han nomato bravuomo un giorno e da quel giorno io me lo tengo, quel nome. arsenio mi son nomato da solo. eccetera.