propio come pollicino polliciò

(questo pezzo è un’arsenizzazione del testo di bob dylan “just like tom thumb’s blues“, quindi si capisce leggendo il testo originale e vivendo nei pressi di dove vivo io)

quando sei perso nella pioggia ironica di santo salvario
 senza briciole a guidarti
 ed è pure pasqua e sei fuori orario
e la gravità ti sembra aumentata
come pure la negatività no’ s’è ancora data
datti meno arie se finisci a bere davanti al diwan cafè
ci son femmine affamate su tacchi di laggiù
che ne fan polpette piccole dell’erotico che c’è in tu

poi dopo adesso dopo poi al terzo negroni
 prendi e vai al ciadello dello sbarco a fare scherzoni
e per favore ringrazialo molto il locale
pure se non riesci a muoverle le dita
 tutte annodate in un nodo e con la gola lolita
 ch’ ha bevuto un tot
e ce la fa quasi no a prendere su un altro shot

poi incroci il tuo amico, il dottore
che ti parla in un orecchio e ti dice
te l’avevo detto di non bere
  cocktail di puro suino
cammina corri non fare l’asìno
che proprio adesso lesta sta passando la dolce melinda
 paesana mia e divina e vestita da autoblinda
lei che parla un quartierese buono
la fermi con un gesto avventuroso
 e lei t’invita su in camera tua
e sei così gentile e premuroso
che mica ci vai subito e che coglione che sono
cosicché mi prende e mi mette da parte
manco fossi un gelido portafortua
  posato in un angolo ad abbaiare rauco a la luna

e su per i vicoli dell’imbarchino valentino
chissà come finirà, in gloria, in fama, in vino
ma devi prenderne un po’ di ognuno, fratello
sebbene nessuno di loro sia quel che credi
 a livello di fardello

così passi giù a prender la beatrice
 (la bella che credi a tutto quel che dice)
e ti fa
 meglio tornare in vanchiglia
che lì i vigili fan meno multe
 o li puoi addirittura multare tu
fino al settimo grado di famiglia

ma resisti poco e torni in qua
 e vedi fuori tutte le autorità del barrio
  (san salvàrrio)
cantautori, fannulloni, musicisti, fanfaroni, attori, registi,
 poeti a carrettate
  poetesse con mutande ricamate
baristi dagli sguardi tristi
proprietari di locali e locatari
negri piccoli e bari
tutt’intenti a vantarsi d’esser ricattatori
  e pallini e meridionali
pronti a coprirti le spalle in caso di guai personali
ma come ingiurii e sfidi su quanti dopo te ne scolo
  ti giri e vedi che t’han lasciato solo
 nell’amaranto buio della notte dei pestaggi
dei bevuti e degli amori addobbati come ostaggi
degli sguardi rubati ai clown di strada
 pronti al prono darsi alla butàda
  dell’averne a basta, di sambuca
perché alla fine, caro luca luca,
  i’ non son altro che un prete rasta
che assolve risolve ulula e scongiura
risolto solo a finire i torsoli d’ una vita araba
 e sorbire la staffa al riparo da’ colpi proibiti sotto la cintura
in quel buco colmo di calma e amici
 meglio noto come
 al bazura

Pubblicato da

arsenio

m'han nomato bravuomo un giorno e da quel giorno io me lo tengo, quel nome. arsenio mi son nomato da solo. eccetera.