apostrofanìa

piccolo bastardo racconta 3

io ho nove anni.
poi vivo a torino.
poi mia mamma mi chiama: piccolo bastardo. io di per me, per quel che ne so, mi piace, piccolo bastardo, solo come lo dice la mia mamma, però, tirando il fiato della sigaretta ms. la mia mamma è sempre senza fiato, però. e ha i capelli lunghi fino al sedere. lisci. neri. dice che ci campa con quei capelli. dice campa, proprio. finchè non tornerà quel bastardo di tuo padre, dice mia mamma. ma qui bastardo lo dice in maniera diversa. ma di spiegare come, diversa, poi vediamo.

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staff

pure il piccolo bastardo novenne ch’è in me ha capito che il dentro la testa il buon bush ha sì e no due neuroni, che se non gli scrivono per filo e per segno quel che deve dire e fare, combina casini che la metà basta (tipo il nostro bandana, che tutte le volte ch’ha improvvisato un’uscita delle sue ha piantato un guaio internazionale barra figura di merdaiuolo, che ci vergogniamo ormai da tempo pure io e il novenne ch’è in me, ‘ esser italiani).

quindi: è no bush a farmi paura. è no kerry a farmi paura. è no bandanapelata a farmi paura. sono i loro staff, i loro staff, che mi fan venire le fitte nella pancia e poi via le sgommate nelle mutande.

arte e soldi

in questi giorni riflettevo sul fatto di incamerare moneta grazie alla produzione artistica, di qualunque genere sia.
e visto che è una delle poche cose su cui ho una posizione precisa, voglio qui ribadirla ai miei venticinque lettori, compreso quello del Morocco che mi fa 7 hits al mese (così dicono le mie web-statistiche).

dunque: l’arte non ha prezzo, perchè non è un prodotto. una canzone, un racconto, non sono prodotti, nel senso commerciale del termine. non si consumano, sono qualcosa di più del loro contenitore (il cd o il libro). quindi cosa compro quando compro un cd o un libro? teoricamente la possibilità di ascoltarlo o di leggerlo. già, ma i soldi a chi vanno? in minimissima parte agli autori, per la maggior parte alla catena intermedia.

poi: l’arte deve essere libera e fruibile da tutti, ancorchè tutti, ma propio tutti tuttissimi, ne possano trarre giovamento, intellettuale, fisico o spirituale.

allora: l’arte deve essere accessibile, quindi in prima istanza liberamente distribuibile. quindi ascoltabile e leggibile.

allora allora: il denaro se deve c’entrare, deve c’entrare ma dopo la fruizione (per dirla con un parolone), e non con il significato di una transazione commerciale.

in pratica: ascolto una canzone e solo dopo, se io credo di aver percepito il talento, se credo di aver partecipato ad un’opera d’arte, solo allora mi vien voglia di mandare dei soldi all’autore, e sottolineo all’autore. ma perché gli do dei soldi? per dargli supporto! non perchè mi ha venduto un prodotto! perchè mi fa piacere dargli dei soldi, offrirgli una birra, mandargli una torta, MI-FA-PIA-CE-RE.

insomma: mandatemi pure dei soldi, offritemi una birra, portatemi una torta.
ma solo s’è arte, la mia e se vi fa piacere.

muliere coinquiline

- senti, tesoruccio, ti dispiace se ti chiedo una cosa, se ti interrompo dal tuo scricchiolare sulla tastiera?
- senti tu, invece: per intanto te mi potrai chiamare tesoruccio solo quando avrai imparato a volare e girerai per casa con un mini-bikini tigrato, e secondariamente: dimmi pure.
- volevo sapere se ti dà fastidio che adesso prendo e mi metto a passar l’aspirapolvere per tutta casa, per più di un’ora e un quarto credo, visto lo strato di gomitoli di polvere sul pavimento.
- ah, ecco, pensavo avessi installato una orrenda moquette grigiastra a mia insaputa…
- … io attacco, neh.
- fa’ pure, tanto ce l’ho sempre un ronzio fisso nella testa…

di certe corazzate editoriali

mi piace no questa cosa dell’einaudi che prende i talenti della rete e li usa per far i soldi. io il libro “la notte dei blogger” non lo compro.
ho però già dato una monetina di un euro a proserpina, dato che l’ho vista, chè io i soldi, nel caso, li voglio dare agli autori, agli intermediari no. e sono pronto a farlo con tutti gli altri autori.

così sia.

(ah, e non ne posso più di ’sta cagata che in italia ci son no storyteller, sai chemme ne faccio delle storie, le storie l’ha già scritte tutte shakespeare, noi si scherza col copincolla e basta)