apostrofanìa

i cavalli non scommettono sugli uomini

(e nemmanco io)

sì, lo so. è il titolo, arseni’ riveduto, dell’ultima volumetto di poesie uscito per minimum fax di charles bukowski. dico minimum fax forte e chiaro e lo ripeto minimum fax così spero mi passino qualche mazzetta, che di questi tempi.

bon.

intanto questo titolo mi ci calza su una roba ch’è successa alla cara monia. trovate la vicenda sul suo blog. mi fa così tristezza una roba così.
mi vien in mente quando paolo nori m’ha fregato una cosa su bologna che avevo scritto e gli avevo mandato e poi lui l’ha messa in gli scarti.
oppure quando m’ero inventato “adotta uno scrittore che beve” e avevo pubblicato le mie coordinate bancarie sul sito, e poi mi son ritrovato l’idea bella e sfruttata dalla panciona selvaggia lucarelli (panciona perchè incinta), nel suo libro mantienimi, or something like that.
ok, io non tengo il copyright sull’idea di pubblicare le coordinate bancarie, e anche il vecchio nori magari gli è rimast’in testa la frase e manco l’ha fatto apposta a metterla giù, però nel caso di monia le cose son di parecchio diverse.

m’accorgo che son il solito egocentrico dimmerda, perchè son riuscito a parlare di me, quindi la smetto qui, anche perchè c’ho da lavorare: il campari mi scruta impaziente dal tavolo della cucina. troverò un vino bianco adatto alla bisogna?

“una volta morti tutti gli scrittori, chi baderà più al superfluo del mondo?”
(maximilien roccam de pasteur)

vorrei credere nell’aldilà

a volte vorrei credere che esiste un aldilà, sapete, inferno purgatorio paradiso.
mi consolerebbe, sapere che bush 2, bush 1, clinton, reagan, nixon, kennedy e tutte le loro varie combriccole se ne andranno all’inferno a farsi inculare a sangue dalla mattina alla sera con i genitali elettrificati e i cani che si fottono le loro moglie e le loro figlie.

ci son pensieri che mi consolano, a volte.

piccolo bastardo racconta 1

io ho nove anni.
faccio la quarta elementare. mia mamma dice che dovrei fare la terza. dice anche che è la donna più bella del mondo. dice tante cose, la mia mamma.
la mia mamma dice che sono un bambino molto cattivo, a volte. che però sono anche buono. io questa cosa del bambino buono, bambino cattivo mica la capisco. magari se fossi in terza la capirei, ma io sono in quarta. elementare. a chi mi chiede dico che son un bambino medio.
il mio migliore amico di banco e compagno si chiama giachetti. lui invece dovrebbe fare la quinta, ma è stato bocciato da un maestro che s’era fissato di bocciarlo. diceva: io, quest’anno, giachetti lo boccio. si sentivano anche le virgole quando diceva, io, virgola, quest’anno, virgola, giachetti lo boccio. giachetti lo boccio lo diceva invece senza virgole in mezzo. la mia maestra dice che le virgole, è importante dove si mettono.
il mio migliore amico si chiama giachetti e ha una sorella gemella, che si chiama giachetti anche lei. non mi piace sua sorella perchè è una femmina. le femmine sono sporche e puzzano. hanno le mutandine. mentre noi maschi abbiamo le mutande. vorrà dire che loro hanno un pirillo piccolo piccolo.

la mia maestra si chiama barbara.
io amo la mia maestra, anche se è una femmina.
la mia maestra ama me.

mi piace anche un’altra maestra, che però mi piace di più perchè in realtà è un maestro. un maschio, uno di noi, uno con le mutande, mica le mutandine. si chiamava matteo. è stato un maestro supplente che è venuto nella mia classe quando la mia maestra barbara è rimasta incinta e aveva il pancione.
il maestro matteo mi piaceva perchè ci insegnava la matematica profonda. nessuna altra maestra mi ha mai insegnato la matematica profonda. mica le frazioni. le frazioni solo la sorella di giachetti non le sa fare. no, io parlo d’altro. teoremi. e poi che il punto non ha dimensioni. neanche il punto più piccoletto del mondo fatto con la penna stilo più sottile che ho. ho provato a chiedere, ma matteo mi ha detto che no, nemmeno con una matita funziona. mi ha detto che devo pensare a questa cosa, che il punto non ha dimensioni, in un altro modo. mi ha detto che è una definizione. che si deve prendere per buona. non è una cosa che ci devi credere, tipo gesù che sanguina nella messa. però mi ha detto che è una cosa che se dici che è giusta poi tutta una serie di altre cose sono giuste. se dici che non è giusta allora alcune cose sono giuste e altre no. insomma alla fine mi ha sorriso e mi ha detto pensaci. nessuno mi aveva mai detto pensaci.

giachetti è mio amico perchè ci scambiamo le figu e ci diciamo i segreti e abbiamo un diario, sempre segreto, nel quale scriviamo anche i nostri segreti e anche alcuni segreti che non ci diciamo a voce. di persona. segreti segretissimi.

giachetti ieri mi ha vinto lo scudetto della juve, quello argentato, così oggi devo cercare di barattarglielo con dieci figu che gli mancano, tanto lo scudetto ce l’ha doppio. poi io lo scambio con sua sorella per venti figu, tanto lei non solo è della juve, ma essendo una femmina è pure parecchio stupida.

la prossima volta vi racconto di quella volta che io e giachetti siamo andati al campo a giocare a calcio e ci hanno picchiati. forse.
finisco e vi dico che la mia maestra puzza sì, essendo femmina, ma in una maniera diversa dalle altre femmine della mia classe, in una maniera, però, che non vi so dire.
ah, oggi è il 1° maggio 1979.
allora ciao.

muliere

certo arrivo a casa, marcio di sudore, grondante fame e sbavazzante di vino, lei, gattesca, mi guarda attonita e innamorata, fragile sulla sua poltrona preferita e si stropiccia le braccia e sento, la sento, l’attrazione fisica che mi sale e m’arpiona verso il suo corpicino latteo.
poi mi strappo di dosso la maglietta lercia, la guardo intenso, gliela getto contro, la maglietta, fradicia, le dico, fascinoso:
- tiè, rifatti il naso.