piccolo bastardo racconta 2

io ho nove anni.
ieri oppure ieri l’altro o l’altro ancora, o un giorno prima, o boh, ho scritto una favola.
ho raccontato la mia favola a giachetti, che è il mio migliore amico compagno di banco. non so se sarà ancora compagno di banco mio l’anno prossimo perchè la maestra ha detto che lo boccia.
giachetti ha preso ed è andato a raccontarla a sua sorella, la favola, che essendo femmina ovviamente non so se ci ha capito qualcosa. io non so cosa ci aveva per la testa giachetti, ‘ andarla a raccontare a sua sorella, chè a volte spero che lo bocci veramente, la maestra, a giachetti quando fa queste cose qui.
io mica sono andato a raccontarla alla maestra barbara, in quanto femmina. mica faccio di queste cose qui.
alla maestra barbara invece ho chiesto chi era baader. sotto casa mia su un muro c’era un scritta con la vernice rossa, quella che sbava delle bombolette, a spray, che diceva, la scritta rossa “baader è vivo”. poi l’altro ieri o il giorno prima o quello prima ancora, o boh, qualcheduno ha fatto una piccola modifica con una bomboletta a spray nera. adesso la scritta dice: “baader era vivo”.
la maestra barbara comunque non mi ha saputo dire con precisione chi cavolo fosse questo baader. le ho detto che magari quello che ha scritto baader si è sbagliato, ha messo troppe a, che magari ha imparato l’italiano leggendo l’etichette delle merendine fiesta. ma no, la maestra barbara mi ha detto di non preoccuparmi della grammatica lungo i muri e di continuare a fare la pipì e che se avevo finito ci pensava lei a strizzarmi via le gocce di pipì dal pirillo.

ho chiesto anche alla mia mamma se sapeva chi era questo baader. e lei mi ha detto che era un gran bastardo. ah, tipo me. chè la mia mamma mi dice sempre che son un figlio bastardo, ma io ancora devo pensarci bene se è una cosa buona o una cosa cattiva o una cosa così così. su questa cosa il maestro matteo non mi ha ancora detto pensaci.

ah, poi la mia favola fa così:
“c’era una volta un bambino, un bambino che cadde in un lago, un grande, molto grande lago. un lago grandissimo. il problema era che il bambino non sapeva nuotare. ma più che non saper nuotare aveva una fifa tremenda di morire annegato. fu così che per non morir annegato si mise a bere e bevve, bevve, bevette tutta l’acqua del lago, fino a prosciugarlo. così tutto contento, che la paura gli era passata via, di acqua non ce n’era più, basta paura paura paura, allora prese e se ne uscì dal lago, a piedi, camminando sul fondo sabbioso, fondo sabbioso, fondo sabbioso, fondo sabbioso (ripeto “fondo sabbioso” perchè mi piace come suona. fondo sabbioso. a volte ci son delle parole che mi suonano bene e io le ripeto. il mio amico giachetti dice che sono matto perchè parlo da solo, ma io non sto mica parlando, sto sentendo il suono di una parola che suona molto bene).
insomma, il bambino camminava camminava uscendo dal lago ma gli successe una cosa: inciampò in un pesce senza fiato che saltava di qua e di là chiedendosi dove fosse finita casa sua, l’acqua del lago. appunto. così finì che il pesce fece un capitombolo, il bambino inciampò e fece un ruzzolone bellissimo (che è tipo un capitombolo ma la maestra dice che non si può ripetere una parola subito dopo vicina, che suona male, ma mi sa che la maestra ha imparato a scrivere leggendo le confezioni delle merendine fiesta) e dopo il ruzzolone, bellissimo, cadde sulla sua pancia gonfia d’acqua di lago, acqua molto pesante, anche da mandare giù, che alla fine scoppiò, la pancia, e lui morì. così il bambino imparò che a volte morire annegato non è la peggio cosa.”

la prossima volta vi racconto di quella volta che siamo andati a giocare nel cortile di giachetti e la signora del piano di sopra di giachetti ha gettato il marito giù dal balcone direttamente nel cortile. forse.

allora ciao.

Pubblicato da

arsenio

m'han nomato bravuomo un giorno e da quel giorno io me lo tengo, quel nome. arsenio mi son nomato da solo. eccetera.