pbr pinokkio

io ho nove anni.
io ho letto quasi tutti i libri di giulio verne. soprattutto dalla terra alla luna, che l’ho letto due volte, quello con la copertina blu, rigida. anche soprattutto intorno alla luna, che però è molto più complicato come libro, già verso la fantascienza. a me, la fantascienza, no.
poi ho letto pinocchio. ma poco, solo un pezzo. vedo i cartoni animati. piuttosto. naso di legno, cuore di stagno, burattino. pan di mollica, scansafatica, dove vai? sono un burattino e non mi fermo mai. con le mie scarpe zuppa e pan bagnato… mi piace infatti, però, soprattutto, la canzone.
io di questo libro, giallo, molto vecchio, tutto sbrindellato, che ho letto, di pinocchio, forse era di mio padre, forse era di mio nonno, e ho visto anche che c’era un disegno di pinocchio sul sussidiario vecchio di mio nonno, che mio nonno l’ha fatta tutta la scuola, fino alla quinta elementare. sul sussidiario di mio nonno, comunque, i disegni sono tristi e grigi, o molto gialli, piuttosto. ma sarà il tempo. dice mio nonno. sarà il tempo che passa.
comunque, io di pinocchio mi è piaciuto più di tutto, ecco, quello che mi ha colpito di più sono: il gatto e la volpe. io me ne andrei in giro con il gatto e la volpe. ma il gatto e la volpe vorrei che fossero rino gaetano e giulio verne. rino gaetano che canta le canzoni tipo mio fratello è figlio unico con la chitarrina. giulio verne che mi racconta dalla terra alla luna e mi spiega un poco di quei calcoli molto complicati per andare sulla luna con un proiettilone. e poi mi spiega, mentre che c’è, anche perchè i numeri li deve scrivere in lettere invece di usare i numeri. 15367. perchè, giulio, non mi scrivi 15367, se vuoi dire 15367? perchè mi scrivi quindicimilatrecentosessantasette? (fiuuu) eh, giulio?
piuttosto.
poi però devo smetterla di pensare di essere dentro il libro di pinocchio con i personaggi che voglio, altrimenti giachetti, il mio compagno di banco che probabilmente quest’anno lo bocciano e addio giachetti, poi insiste fammi fare una parte anche a me. e fammi fare una parte anche a me, a forza di fammi fare una parte anche a me finisce che mi tocca far fare una parte anche alla sorella di giachetti, che, ricordo, in quanto femmina, è una gran puzzona.
tantomeno la fatina. la fatina buona, no. la parte è già presa dalla mia maestra barbara. che di lei poi un giorno vi racconto i giochi nuovi che facciamo adesso.
mangiafuoco, posso farti fare mangiafuoco, dico a giachetti. lui tira il calcio al pallone e dice che si va a nascondere. stiamo giocando a barattolo. io mentre recupero il pallone in questo gioco truffaldino, che quando sei sotto resti sotto tutto il pomeriggio, quindi tantovale mettersi l’anima in pace, come dice mio nonno, dice un sacco di cose mio nonno, lo recupero con il mio ritmo, il pallone, che son sotto. anima in pace. così recupero il pallone e lo metto a posto e mi metto a cercare gli altri. parto guardando sotto le macchine, che spesso ci si sdraia sotto le macchine, piuttosto. mi sdraio sul marciapiede e guardo sotto le macchine, sono alla caccia di un minimo movimento. e penso. io se fossi dentro il libro di pinocchio, quello giallo sbrindellato, mi piacerebbe essere il grillo parlante. ma più che altro perchè ho visto il film, e il grillo aveva una giacca con le code e da grande io credo andrò sempre in giro con la giacca con le code. così penso. e poi il grillo è saggio. giachetti viene sempre da me a chiedermi i consigli. io gli dico: te fai il compito più veloce che puoi, ma non dire alla maestra che hai finito, sennò ti dà dell’altro da fare. che secondo i grandi se non ti danno qualcosa da fare te non sei capace di trovarti un’occupazione. tu fai finta che devi finire, invece pensi ai fatti tuoi. io faccio così. me la trovo da me, un’occupazione. gli adulti, bisogna accontentarli, son contenti, ti lasciano in pace.
gli dico così a giachetti, quando faccio il grillo. gli do questi consigli, e gli chiedo: si vede che ho la giacca con le code? eh, si vede? ma giachetti mi fa tanto d’occhi e non capisce. mica l’ha visto, il film. mi sa che gli conviene di vederlo. che si crede, che avrà sempre uno come me appresso a dargli i consigli? piuttosto.
ah. una volta che avevo finito i compiti ho pensato: ma pinocchio, poi, lui, a chi lo faccio fare? non è che mi stia molto simpatico. quello del film per niente. quello del cartone animato con la sigla che mi piace, un po’ di più. questa storia delle bugie, però, il naso che s’allunga, non lo so. mi sembra fantascienza. io, ricordo, la fantascienza, no. piuttosto, leggendo il libro sbrindellato, giallo, mi sembra che non sia la cosa, come dire, centrale. la cosa importante del libro. e invece mio nonno dice sempre che le bugie hanno le gambe corte. mi sembra che c’entri qualcosa, ma non ho ancora capito come. mi sa che devo chiedere al maestro matteo. lui mi risponderà “pensaci”. così ho un’altra cosa da pensare.
comunque a forza di pensarci ho capito a chi lo faccio fare pinocchio. c’è un politico brutto brutto che vedo sempre al telegiornale. ha la gobba, è molto vecchio ma mia mamma dice che non muore mai. mia mamma, lisciandosi i capelli una sera che rimaneva a casa, ha detto: “piccolo bastardo, vedi quello lì, vestito di nero, con la gobba? ecco quello meno male che non è di legno, sennò sai che naso lungo gli veniva!” usa sempre delle parolacce quando parla di quello lì, mia mamma, soprattutto dall’anno scorso, quando hanno ammazzato aldo moro. mi ricordo il telegiornale. mi ricordo mario pastore. mia mamma quella sera mi ha fatto lavare i piatti anche se non era il mio turno.
così ho pensato che se questa cosa delle bugie non era centrale, in fondo, nella storia proprio personale di pinocchio, piuttosto, per il politico gobbo, invece, mi sa di sì.
dopo questa pensata vado a lavare i piatti, anche se non è il mio turno.
(e forse alla puzzona le faccio fare lo squalo gigante, ma ci penso meglio)
(piuttosto)

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arsenio

m'han nomato bravuomo un giorno e da quel giorno io me lo tengo, quel nome. arsenio mi son nomato da solo. eccetera.